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Nuovi allarmi sulle smanie guerrafondaie di Cheney

29 ottobre 2007 – Le sanzioni unilaterali degli USA contro la Guardia Rivoluzionaria iraniana e la propaganda di guerra di cui si è fatto promotore il vice presidente Cheney sono le nuove provocazioni miranti ad indurre l'Iran ad offrire un pretesto per un attacco militare.
D'altro canto, altre forze contrarie alla guerra, come il presidente russo Putin e fazioni nella stessa amministrazione Bush, hanno preso misure straordinare miranti a stornare il pericolo di un conflitto che assumerebbe ben presto dimensioni di portata mondiale.
Merita molta attenzione la denuncia di Cheney fatta il 17 ottobre da Wesley Clark, ex generale a cinque stelle ed ex precandidato presidenziale USA. Clark ha parlato all'incontro annuale NCUSAR, associazione che si occupa dei rapporti tra USA e mondo arabo. Ha lanciato un appello affinché si presti massima attenzione alla questione iraniana e si sviluppi quindi un nuovo dialogo diplomatico con Teheran, ed ha denunciato la politica guerrafondaia seguita dall'amministrazione Bush come la continuazione del “colpo di stato politico” che è stato condotto dalla Casa Bianca a seguito delle vicende dell'11 settembre 2001.
Altrettanto decisa la presa di posizione del presidente russo Vladimir Putin a conclusione del vertice di Lisbona tra Russia e UE. Putin ha chiaramente risposto alla tirata a favore di un attacco militare contro l'Iran in cui si è esibito Cheney il 21 ottobre. Putin ha definito un parallelo tra le nuove basi missilistiche USA in Europa Centrale e la crisi missilistica di Cuba del 1962, prima di parlare dell'Iran.
Rivolgendosi ai giornalisti Putin ha poi detto: “A proposito dell'Iran e della questione nucleare noi siamo categoricamente contrari ad ogni violazione delle regole fondamentali della legge internazionale sulla non proliferazione di armi nucleari e altre armi di distruzione di massa”. Ha aggiunto di aver chiarito questo ai suoi interlocutori di Teheran e il punto è contenuto nel documento sottoscritto da tutte le nazioni del Caspio, Iran compreso.
“Perché allora esasperare la situazione? Arrivare ai ferri corti e minacciare sanzioni e azioni militari? Fino a poco tempo fa sembrava impossibile risolvere la questione nucleare con la Corea del Nord mentre invece sono poi stati trovati i mezzi pacifici, ed ora siamo sulla strada giusta verso la risoluzione di questo problema. Non credo che muoversi come un pazzo, agitando un rasoio in tutte le direzioni, sia il modo più opportuno di risolvere problemi di questo tipo”.
A proposito di rasoio, Cheney aveva detto: “Vista la natura dei dirigenti iraniani, le dichiarazioni del loro presidente e i guai che quel regime provoca nella regione - comprese responsabilità dirette nell'uccisione di americani - il nostro paese e l'intera comunità internazionale non possono stare alla finestra mentre uno stato che sostiene il terrorismo realizza le proprie ambizioni di grandezza ... Non consentiremo all'Iran di disporre di armi nucleari”. Il ritornello è quello collaudato contro Saddam: Il regime iraniano “continua nei ritardi e imbrogli nell'ovvio tentativo di guadagnare tempo” (conferenza del WINEP, gruppo nell'orbita dell'AIPAC - American Israel Political Action Committee - Leesburg 21 ottobre).

Una nuova legge sul diritto di dichiarare guerra

Walter Jones, parlamentare repubblicano chiaramente schierato fin dall'inizio contro l'avventura bellica in Iraq, ha annunciato il 25 ottobre che presenterà insieme ad alcuni colleghi una “Risoluzione sui poteri costituzionali di guerra” con cui si dovrebbe stabilire una volta per tutte che la dichiarazione di guerra è prerogativa esclusiva del Congresso USA. Si cerca insomma di contrastare la prassi di costringere il legislativo a sottoscrivere le decisioni prese dall'esecutivo, che rischia di ripetersi ora nei confronti dell'Iran dove Cheney vuole intervenire con la forza.
Insieme a Walter Jones hanno parlato l'onorevole Ron Paul del Texas, anch'egli impegnato contro la guerra e aspirante alla candidatura presidenziale, e poi Wayne Gilcherst, altro repubblicano contrario alla guerra, e infine i democratici Bill Delahunt, Bob Brady e Neil Abercombie.
Ron Paul ha denunciato il pericolo “di una guerra imminente contro l'Iran” che potrebbe scoppiare se il Congresso non si assume le sue responsabilità, nel contesto della divisione dei poteri sancita dalla Costituzione. “Ritengo questo urgente perché stiamo per avere un'altra guerra. Nuove sanzioni sono state imposte all'Iran oggi - sanzioni, blocchi e boicottaggi sono tutti atti di guerra", ha detto Paul. Le tensioni tra USA ed Iran aumentano e senza una legge come quella proposta nella risoluzione il Congresso non potrà fare niente per fermare la guerra. Bill Delahunt ha sottolineato la necessità “di promuovere la discussione ... di fronte al suono attutito dei tamburi di guerra contro l'Iran proveniente dall'ufficio del vice presidente”.
Secondo la proposta, che Jones ha messo a punto consultando costituzionalisti militari ed altri esperti, la dichiarazione di guerra deve essere un atto legislativo del Congresso, al quale il presidente deve presentare un rapporto dettagliato su circostanze, motivi, stime del dispiegamento, durata e costo delle ostilità, e dettagliati scenari possibili per il periodo successivo alle ostilità.
La cordata di Cheney sta intanto organizzando la rappresaglia finanziando candidati alternativi nei seggi di coloro che hanno cercato di contrastare le smanie di guerra.

Iniziativa di Kucinich per l'impeachment di Cheney

Il 23 ottobre il parlamentare democratico USA Dennis Kucinich ha annunciato un'iniziativa straordinaria per dibattere in parlamento, prima del 22 novembre, l'impeachment del vice presidente Dick Cheney. La prassi ordinaria, attraverso le commissioni, era stata affossata da Nancy Pelosi secondo la quale “l'impeachment è fuori programma”.
“Quest'aula non può sottrarsi alle responsabilità costituzionali di limitare gli abusi dell'esecutivo” ha affermato Kucinich; “l'impeachment potrebbe essere l'unico mezzo disponibile a questo punto per fermare la guerra d'aggressione contro l'Iran”.


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