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Le banche centrali nella realtà virtuale

19 novembre 2007 – Le iniezioni di liquidità delle banche centrali assumono dimensioni sempre maggiori, alimentando il meccanismo iperinflazionistico e la caduta del dollaro. Ciò provoca la fuga dalla valuta USA e ne aggrava ulteriormente la caduta.
Benché la fuga di capitali dagli USA in settembre fosse "solo" di 14,1 miliardi, quasi minuscola se paragonata ai 150 miliardi persi in agosto, è confermata la tendenza a liquidare titoli USA da parte di Cina, Giappone e dei centri dei Caraibi a giurisdizione britannica. Il deficit è avvenuto nonostante il fatto che le banche centrali in genere abbiano tentato di arginare il crollo del dollaro.
La CNBC ha riferito il 16 novembre che un programma televisivo statale di Pechino consigliava i cinesi di uscire dagli investimenti in dollari e rifugiarsi in altre valute. Inoltre, i media cinesi riportano previsioni non ufficiali su un futuro apprezzamento della valuta cinese rispetto al dollaro del 4-5% annuo. Questa sarebbe un'impennata rispetto al normale, se si tiene conto del fatto che lo Yuan si è finora rivalutato sul dollaro al ritmo del 2.5% annuo.
Invece di fronteggiare la realtà, che comporterebbe il congelamento della bolla e la riorganizzazione del sistema, le banche centrali continuano a immettere liquidità nel sistema. Il 15 novembre, la Federal Reserve ha pompato 47,25 miliardi di dollari in prestiti a breve termine, la più alta somma dal 19 settembre 2001. Come abbiamo già ripetutamente spiegato, queste iniezioni di denaro suppliscono al fatto che il mercato interbancario è in coma dallo scorso agosto, ma invece di risolvere il problema lo aggravano perché aumentano l'indebitamento e accelerano la caduta del dollaro. La valuta americana è scesa del 9% contro un paniere di 16 altre monete solo nel 2007. Inoltre, le banche girano i prestiti agli hedge funds che li utilizzano per speculare sulle materie prime, alimentando il processo iperinflazionistico.
Nel frattempo, gli sviluppi sul fronte della crisi dei mutui e dei pignoramenti negli USA aprono un'altra crisi di implicazioni potenzialmente devastanti. Il 31 ottobre il giudice federale Christopher A. Boyko di Cleveland (Ohio) ha respinto 14 istanze di pignoramento richieste dalla Deutsche Bank National Trust Co., perché questa non disponeva dei documenti del catasto che dimostrassero l'esistenza e l'intestazione delle ipoteche sulle abitazioni. In effetti, sembra che la non iscrizione al catasto sia comune nelle procedure di cartolarizzazione dei mutui, cioè nella ulteriore vendita di questi ultimi sui mercati finanziari.
Lyndon LaRouche ha commentato che, se le banche registrano i mutui agli attivi, senza gli atti del catasto, sorge il sospetto non dimostrato che potrebbero usare gli stessi attivi più volte. Il "legittimo sospetto" che le banche abbiano moltiplicato titoli ipotecari senza proprietario potrebbe di per sé far crollare il sistema.
Il 14 e 15 novembre altri due giudici federali hanno respinto rispettivamente 32 e 27 altre istanze di pignoramento a Cleveland e Dayton, sempre per lo stesso motivo.


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