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La nota dei servizi americani sull'Iran mette i bastoni tra le ruote a Cheney

10 dicembre 2007 – Il 3 dicembre l'attesissima valutazione dei servizi americani (National Intelligence Estimate) sul programma nucleare dell'Iran, in preparazione da 18 mesi, è stata resa pubblica dal direttore della National Intelligence, con la notizia sorprendente che l'Iran aveva cessato ogni tentativo di costruire una bomba atomica nell'autunno 2003, e non li aveva ripresi, almeno fino all'estate 2007.
Fonti di Washington hanno confermato all'EIR che la decisione della Casa Bianca di rendere pubblico il rapporto del NIE sul programma nucleare iraniano, compresa la versione pubblica di cinque pagine sulle scoperte chiave, è stata motivata dal fatto che se l'amministrazione Bush avesse continuato a nasconderlo, il rapporto sarebbe comunque finito per trapelare ai media nazionali, provocando uno scandalo più dannoso per la Casa Bianca dei Pentagon Papers che portarono al Watergate di Nixon. La pubblicazione delle scoperte fatte dai servizi getta un bastone tra le ruote ai piani del vicepresidente Cheney per bombardare l'Iran prima che l'amministrazione Bush lasci la Casa Bianca.
Cheney ha quasi ammesso che la Casa Bianca sia stata costretta a rendere pubblico il rapporto dei servizi sotto le pressioni della comunità di intelligence. In un'intervista del 5 dicembre a Politico, una rivista online neoconservatrice di Capitol Hill, Cheney ha spiegato: “Era diffusa la convinzione tra tutti noi che fosse importante renderlo pubblico, perché non sarebbe rimasto segreto a lungo in ogni caso”. Alla domanda diretta se, in caso contrario, il rapporto sarebbe stato fatto trapelare alla stampa, Cheney ha risposto: “Tutto trapela alla stampa”.
Stando alle stesse fonti di Washington, funzionari ad alto livello nella comunità di intelligence avevano messo in chiaro che c'erano persone pronte a rischiare il carcere per rivelare il rapporto del NIE ed evitare così un bombardamento dell'Iran del tutto ingiustificato; e che se l'amministrazione avesse continuato a bloccarne la pubblicazione, avrebbe dato il via ad un'altra guerra fredda interna, con la CIA e altri servizi contro la Casa Bianca. “Sarebbe stata una guerra peggiore di quella provocata dallo scandalo Valerie Plame” ha riferito un ex funzionario dei servizi, riferendosi allo scandalo sulla moglie dell'ex ambasciatore Wilson, la cui copertura come agente della CIA era stata fatta saltare da Cheney come vendetta per le rivelazioni di Wilson sull'inesistenza di impianti di arricchimento dell'uranio nel Niger.
Il nuovo rapporto dei servizi americani non significa, tuttavia, che Cheney abbia rinunciato ai suoi piani per bombardare l'Iran. Stando alle nostre fonti, il vicepresidente dedicherà ora maggiore attenzione alle attività iraniane in Iraq, per cercare (o fabbricare) un'argomentazione alternativa che giustifichi un intervento militare contro la Repubblica Islamica. Nel giugno 2007, il Gen. Kevin Bergner, ex assistente militare di Elliott Abrams al National Security Council, è stato inviato a Baghdad per assumere il comando dell'intelligence. Da allora continua a mandare informazioni allarmistiche e spesso non attendibili su presunte attività iraniane a sostegno dei ribelli in Iraq, nel tentativo di fomentare il "Piano B" di Cheney.

Un altro parlamentare chiede l'impeachment di Cheney
Raul Grijalva, democratico dell'Arizona, è il 23mo sostenitore della risoluzione di Dennis Kucinich che propone l'impeachment del vice presidente. La risoluzione è già al vaglio della Commissione Giustizia presieduta dall'on. John Conyers, che ha promesso “seria considerazione”.


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