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L'iniziativa Paulson/Bush sui pignoramenti, una scusa per evitare iniziative reali

10 dicembre 2007 – Il piano sui pignoramenti annunciato dal presidente George Bush e dal segretario al Tesoro Henry Paulson il 6 dicembre mira sostanzialmente a prevenire qualsiasi azione efficace da parte del Congresso per arginare l'ondata di pignoramenti che avviene come conseguenza della crisi dei mutui. In particolare è mirata a sottrarre i sostegni alla Homeowner and Bank Protection Act (HBPA) proposta da Lyndon LaRouche, ormai ben conosciuta e dibattuta nel mondo politico USA. La HBPA è l'unica proposta che chiede una moratoria nazionale sui pignoramenti e la protezione per le banche ordinarie minacciate dallo scoppio della bolla dei mutui. Come abbiamo riferito (vedi qui), diversi stati hanno ufficialmente sostenuto l'iniziativa, specialmente la Pennsylvania, a cui si è poi aggiunto anche il Maryland, ed è proprio questa ondata di sostegni alla HBPA che Bush/Paulson contano di bloccare.
Il 3 dicembre Paulson ha spiegato il suo “piano”, che prevede di dividere i mutuatari in difficoltà in quattro categorie, ed ha proposto di aiutarne solo due: 1. Chi può dimostrare che avrebbe meritato mutui a tassi fissi ma è stato malconsigliato ad accettare mutui subprime con un tasso d'interesse maggiorato; 2. Chi può dimostrare di non poter far fronte ai tassi variabili subprime ma di poter continuare a pagare i ratei più bassi del primo periodo di grazia, a patto che non sia già moroso, e che corre il rischio per un mutuo soltanto, quello dell'abitazione in cui vive. A queste due categorie si accorda il congelamento dei tassi d'interesse fino a quando non potranno sostenere un mutuo a condizioni favorevoli. Un'intera categoria, sostiene Paulson “tornerà a pagare l'affitto”. La quarta categoria può pagare e non ha bisogno di assistenza.
Il piano non prevede neanche un dollaro per proteggere e mantenere aperte le banche ordinarie e scarica tutto i costi dell'assistenza ai mutuatari sulle amministrazioni statali. Inoltre ignora completamente il crollo dei prezzi delle abitazioni che interessa l'intera nazione come conseguenza dello sgonfiamento della bolla dei mutui. La caduta dei prezzi fa scomparire una buona parte del “patrimonio” dei mutuatari, mentre al tempo stesso alimenta la locomotiva dei pignoramenti.
La senatrice Hillary Clinton ha contestato l'approccio di Paulson, in occasione di un forum a Wall Street il 5 dicembre, quando ha proposto una moratoria sui pignoramenti “almeno per 90 giorni” e un congelamento quinquennale per chi è caduto in mora e per coloro che attualmente non sono in nessuna delle “categorie” di Paulson. “Niente moratoria”, ha subito risposto la Mortgage Bankers Association, il cui rappresentante figurava a fianco di Paulson quando questi ha annunciato il suo piano il 6 dicembre. L'episodio fa capire come la Clinton abbia “superato la linea proibita” non appena ha utilizzato almeno un po' della proposta di LaRouche. D'altra pasta, ovviamente, si è rivelata la Pelosi.

I democratici della Pelosi che sostengono Paulson

La presidente della Camera Nancy Pelosi, accompagnata dal banchiere fascista Felix Rohatyn e dall'ex segretario del Tesoro e presidente di Harvard Larry Summers, il 9 dicembre ha dichiarato il suo appoggio al piano Paulson.
Felix Rohatyn e Nancy Pelosi hanno lasciato che fosse il presidente della Commissione servizi finanziari della Camera Barney Frank a spiegare ciò che avevano deciso a proposito del piano Paulson: il piano fa poco per poche persone, ma “Ciò che Paulson sta cercando di fare è concettualmente ragionevole”, e ha solo bisogno di essere ampliato per poter proteggere più persone.
Di contro, Lyndon LaRouche ha proposto che “Paulson lasci il governo per il bene del governo. Dovrebbe dimettersi”.
Si è fatto avanti poi Larry Summers, che ha caratterizzato la svendita decisa dai democratici come “pragmatica e riflettuta” ed ha parlato della necessità di “forti misure anticicliche”.
E' intervenuto un attivista del Movimento giovanile di LaRouche che ha chiesto come mai il Partito Democratico ascolti i consigli di un individuo che ha rovinato l'economia fisica degli USA, come è evidente nel ruolo che ha avuto nel fallimento di Delphi (Rohatyn fu assunto dal gigante dei componenti per auto nel maggio 2005 per “ristrutturare” l'impresa: tagliare i costi della manodopera e poi svendere e chiudere. In Italia ha tentato di fare lo stesso con la Fiat durante la gestione Fresco, e ha fatto i bagagli con quest'ultimo). Frank ha risposto un po' istericamente: “Lo so che Lyndon LaRouche è ossessionato da Felix Rohatyn da un po' di tempo” e non ha lasciato che il giovane finisse la sua domanda. Rohatyn è apparso vibilmente impacciato.
Frank non ha permesso un'altra domanda su un tema che lui aveva sollevato in apertura, la necessità di investimenti nelle infrastrutture.

Almeno cinque stati risultano SIV-Positivi

Il settore dei Veicoli di Investimento Strutturato, SIV nella sigla inglese, creati dalle banche che li tengono conti fuori dai propri bilanci, serve a rastrellare fondi a breve termine e a buon mercato e investirli in strumenti con tempi di maturazione più lunghi e con maggiore redditività. Questo è il settore andato a fondo per primo nel crac iniziato con la crisi dei mutui subprime. In questi SIV però è stata trasferita una crescente quantità di ricchezza reale, come ad esempio i fondi pensione o i fondi di cui le amministrazioni statali e locali hanno bisogno per le spese correnti.
Sono almeno cinque gli stati degli USA che hanno investito significativamente in questi SIV il denaro per le spese correnti delle città e adesso si ritrovano a secco: non ci sono i soldi con cui pagare lo stipendio agli insegnanti, ai vigili del fuoco, ecc. I fondi gestiti dagli stati in teoria potrebbero solo fare investimenti a breve, accertandosi sulla liquidità e affidabilità dell'operazione; proprio il contrario dei SIV, le cui basi sono così fragili che le banche si guardano bene dal tenerli sul proprio bilancio.
In California la Orange County, che è la quinta più grande degli USA, ha investito nei SIV 460 milioni di dollari, pari al 20% dei suoi investimenti totali. Evidentemente gli amministratori della Contea hanno già dimenticato che nel 1994 essa finì in bancarotta perché perse 1,6 miliardi di dollari investiti in derivati, e finì per dover sospendere persino alcune attività essenziali.
Altri esempi: Il Massachusetts Municipal Depository Trust, con un patrimonio di 5,6 miliardi, ha investito nei SIV 134 milioni. Il Short Term Investment Fund del Connecticut ha investito 100 milioni dei sui 5 miliardi nel Cheyne Fund, un fondo inglese fallito, e lo stato di Washington ha ammesso analoghi finanziamenti sballati.
Il Local Government Investment Pool della Florida ha perso la metà dei suoi 27 miliardi nella corsa al ritiro verificatasi quando i comuni hanno appreso che s'investiva il denaro nei SIV. Tutti hanno cercato di riprendersi i soldi prima che rimanessero solo i capitali dei SIV illiquidi. Di conseguenza lo stato ha deciso di bloccare i ritiri dal 29 novembre fino al 5 dicembre, costringendo i comuni a cercare fondi di emergenza per pagare gli insegnanti e altri dipendenti. Il 6 dicembre sono stati riaperti gli sportelli per il 15% del totale e in poche ore sono stati ritirati 1,4 miliardi di dollari.


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