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L'assassinio della Bhutto è parte della operazione caos globale

2 gennaio 2008 – Commentando a caldo l'assassinio di Benazir Bhutto, il 27 dicembre, Lyndon LaRouche lo ha inquadrato nella “operazione caos” portata avanti dall'oligarchia britannica. Lo statista americano ha detto di vedere ovunque indizi di tale paternità, che passano però attraverso operazioni di gruppi e fazioni diverse, su tutti i fronti del conflitto. Si tratta di operazioni che operano simultaneamente verso obiettivi paralleli e contradittori.
I motivi dell'attentato sono di natura globale e non regionale. Nell'oligarchia britannica vi sono fazioni pronte a far precipitare tutti gli assetti mondiali in un caos indescrivibile. Questi motivi sono da attribuire al crac finanziario mondiale più che ai fattori della politica interna delle regioni dell'Asia sudoccidentale o meridionale. Nella City di Londra vi sono forze che, insieme ai propri addentellati nelle altre fazioni oligarchiche della finanza, si rendono conto che il sistema finanziario attuale sta crollando sempre più rapidamente. Si rendono conto che i nodi stanno arrivando al pettine e ritengono di doversi arrogare il diritto di decidere chi sopravviverà e chi no. Usano il terrorismo come un'arma per garantirsi la propria sopravvivenza mentre tutto il resto sprofonda.
Nelle discussioni successive, LaRouche ha tracciato un paragone tra l'assassinio della Bhutto e quello del presidente John F. Kennedy nel 1963, in quanto si tratta di un avvenimento che riflette una svolta strategica globale, che promette solo nuovi bagni di sangue se non si provvede tempestivamente a risolvere la crisi finanziaria globale.
LaRouche ha spiegato che il riferimento ai “britannici” non significa la Casa di Windsor, ma piuttosto l'oligarchia anglo-olandese che ha per centro la City di Londra ed è attualmente impegnata a consolidare la presa imperiale sul mondo nelle condizioni di sfascio globale.
Per arrivare ai veri mandanti dietro l'assassinio della Bhutto la domanda giusta è: quali sono gli interessi britannici nella regione dell'Asia Meridionale che vogliono assolutamente evitare sbocchi razionali della situazione che si è determinata? Questo è un punto di partenza. I cosiddetti “fatti” sul luogo non possono fornire una risposta alla domanda sul chi ha lanciato questa operazione, che ovviamente ha colto di sorpresa molti dei sostenitori americani e britannici della Bhutto. Piuttosto, un razionale pensiero strategico deve partire tenendo nel dovuto conto la radice della crisi globale che interessa il sistema finanziario ed economico, che sta sospingendo nel caos ogni parte del mondo.


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