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In quale mondo vive Francesco Giavazzi?

Movisol interviene alla webcast del Corriere sulla crisi finanziaria

22 gennaio 2008 – Due rappresentanti del Movimento Solidarietà sono intervenuti all'incontro organizzato dal Corriere della Sera il 21 gennaio a Milano sul “terremoto dei 'subprime'”. I relatori erano l'economista ed ex-consigliere della Casa Bianca Nouriel Roubini, e il bocconiano Francesco Giavazzi. Mentre Roubini non ha avuto paura di ammettere che l'attuale crisi finanziaria è sistemica, e che la politica di creare bolle speculative non potrà più funzionare, Giavazzi ha dato l'impressione di vivere su un altro pianeta. Il noto professore e editorialista del Corriere ha suggerito di guardare la crisi in una prospettiva storica, paragonandola a quelle innescate dagli eccessi di inizio secolo o degli anni Venti. Il punto chiave, secondo Giavazzi, è che l'ottimismo di quei periodi nasceva da una grande innovazione, ad esempio nelle ferrovie o nelle comunicazioni. E dopo una crisi il mondo va sempre avanti e sta comunque meglio di prima. Insomma, per Giavazzi la crisi non ha a che fare con la vita delle persone, è solo un riassestamento virtuale dei valori finanziari. Anche qui Roubini si è differenziato, facendo notare che la bolla degli ultimi anni non è nata affatto da alcuna innovazione. Era semplicemente il risultato della volontà di fare più soldi in fretta.
I rappresentanti di Movisol avevano già distribuito numerosi volantini ai partecipanti chiedendo l'immediata adozione della proposta di LaRouche per salvare i mutuatari e le banche (HBPA - Homeowners and Bank Protection Act). Tale proposta, che è sotto considerazione anche da parte di alcuni settori politici italiani, mira a fermare gli effetti sociali catastrofici di questa ultima fase della crisi finanziaria mondiale. Infatti, milioni di persone rischiano di perdere la casa grazie agli aumenti delle rate dei mutui, provocati sia dalle condizioni predatorie delle tipologie subprime, sia dall'aumento vertiginoso dei mutui a tasso variabile dovuta alla crisi del credito sui mercati finanziari. Ma soprattutto occorre impostare delle muraglie (firewalls) tra l'attività produttiva e quella speculativa, per garantire la solvibilità del sistema bancario, che ora si trova davanti a perdite che potrebbero anche superare mille miliardi di dollari. Senza azioni immediate, gli effetti saranno devastanti per l'economia reale.
Visto che a Giavazzi tutto questo sembrava sfuggire, come se fosse uscito dal racconto di Edgar Allan Poe “La maschera della morte rossa”, il segretario generale di Movisol Andrew Spannaus è intervenuto durante la discussione, per ricordargli quei 'piccoli' cambiamenti reali che hanno seguito i periodi di crac finanziario. Si tratta di quei dettagli che Giavazzi preferisce ignorare: la povertà di massa, le derive totalitarie, le guerre. Spannaus ha poi sfidato i relatori ad affrontare l'effetto principale della finanziarizzazione dell'economia negli ultimi decenni: il crollo dell'economia reale. Giavazzi ha di nuovo sfoggiato tutto il suo 'ottimismo”, lodando come una grande innovazione la diversificazione del rischio nell'economia dei servizi. “Sarebbe assurdo far fare le manifatture a paesi che devono produrre i servizi” ha detto. E la proposta di incanalare gli investimenti verso le attività produttive? “Non saprei come…”
Per fortuna, pare che non tutti i membri dell'élite finanziaria milanese siano pronti a seguire Giavazzi nel mondo (molto povero) dei sogni. Il successivo intervento dal pubblico ha colto la palla al balzo, rendendo esplicite le conseguenze della politica della globalizzazione finanziaria che avrebbe portato così tanto progresso. “Vorrei sapere - ha chiesto - come il Professor Giavazzi pensa di fare sopravvivere 400 milioni di europei solo con i servizi?”



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