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Si rafforza la campagna per portare Bloomberg al potere negli USA

19 febbraio 2008 – Il 7 febbraio Lyndon LaRouche ha denunciato, con un appello diffuso in una mobilitazione straordinaria, l'intenzione degli ambienti finanziari associati a Felix Rohatyn e George Shultz di instaurare un regime fascista in America attraverso il sindaco di New York Mike Bloomberg. In tal modo si vorrebbe impedire l'emergere di una risposta rooseveltiana alla disintegrazione del sistema finanziario internazionale.
Successivamente LaRouche ha aggiunto che contestualmente a questa manovra negli USA c'è anche una strategia volta a instaurare regimi fascistoidi nell'Europa occidentale e centrale, che passa per la ratifica del Trattato di Lisbona e l'eliminazione delle ultime vestigia di sovranità nazionale.
Le possibili strategie per portare Bloomberg alla Casa Bianca secondo LaRouche sono: a) un'accoppiata repubblicana McCain-Bloomberg, dove il secondo subentrerebbe al primo, costretto a lasciare per motivi di salute; b) una candidatura indipendente, a seguito dell'eliminazione di Hillary Clinton e del danneggiamento della candidatura di Barack Obama attraverso degli scandali.
Questa analisi è stata confermata da alcuni episodi. All'inizio di febbraio Doug Schoen, un dirigente delle passate campagne elettorali di Bloomberg, ha pubblicato un libro per sostenere la possibilità di successo di un candidato “indipendente” in questa stagione elettorale (vedi oltre). Nel retro di copertina, il libro riporta l'elogio che gli dedica Robert Shrum, manager della fallita campagna presidenziale del sen. John Kerry, nel 2004, ed esponente di vecchia data della scuderia politica di Ted Kennedy,
Dopo il lancio del libro, Shrum ha annunciato l'eleggibilità del sindaco di New York direttamente dagli studi televisivi dell'interessato, la NY1: “Ho sempre pensato che nelle giuste circostanze, in una corsa a tre, egli ovviamente può vincere”. Shrum fece anche campagna per Arnold Schwarzenegger, che si dichiara “soul mate”, anima gemella di Bloomberg.
Il libro ovviamente si sbraccia a sostenere Bloomberg, il quale ha scritto che “il sistema bipartitico in America si sta frantumando”.
Un'altra opzione è quella descritta da Armstrong Williams, afro-americano della destra, attivo su Newsmax.com, il sito di Richard Mellon Scaife. Quest'ultimo fu per tutti gli anni Novanta il principale finanziatore delle campagne denigratorie contro Bill Clinton e il numero uno nella “vasta cospirazione della destra” allora denunciata pubblicamente da Hillary Clinton. In un commento del 14 febbraio Williams propone l'accoppiata Barack Obama-Michael Bloomberg come indipendenti per le presidenziali di novembre. Egli riferisce che i collaboratori di Obama e del sindaco di New York “si sono già incontrati mettendo a punto un progetto incredibile se la Clinton dovesse aggiudicarsi la nomination. Bloomberg darebbe quasi un miliardo alla campagna di Obama, dopodiché questi abbandonerebbe il partito democratico e si presenterebbe come indipendente, insieme al king-maker Bloomberg”.
Intanto chi sta dietro a Bloomberg sa benissimo che Obama è usato come testa d'ariete contro la Clinton, ma sarebbe poi silurato dagli scandali. Il 15 febbraio, sul sito Bloomberg.com del sindaco di New York, è apparso un servizio sulla vulnerabilità di Obama di fronte ai noti cacciatori di scalpi repubblicani. Già sono venuti alla luce i suoi rapporti ambigui con Antoin Rezko e con Alexi Giannoulias. La banca di famiglia di quest'ultimo avrebbe fatto prestiti discutibili ad un pregiudicato di Chicago, certo Michael Giorango. Nel 2006 Giannoulias fu nominato tesoriere dell'Illinois grazie all'aperto sostegno di Obama. Il senatore dell'Illinois inoltre potrebbe essere chiamato a rendere conto dei suoi rapporti con William Ayers, ex membro dei Weather Underground che finanziò la sua campagna per diventare senatore nel 2001 e che figura insieme a lui al vertice di un ente caritativo.

Bloomberg, ovvero l'antipolitica

Doug Schoen, consigliere e sondaggista del sindaco di New York Michael Bloomberg, ha appena pubblicato un libro intitolato: “Dichiarare indipendenza: l'inizio della fine del sistema bipartitico” in cui espone indirizzi politici e tattiche di manipolazione dell'opinione pubblica per poter arrivare alla distruzione della presidenza, come istituzione, e fare posto a un debolissimo “governo di coalizione”.
Secondo Schoen, un presidente degli Stati Uniti eletto come indipendente sarebbe in grado di effettuare tagli dei livelli di vita di cui non sarebbe mai capace un democratico e nemmeno un repubblicano, perché costoro debbono appoggiarsi alle rispettive macchine politiche. Invece, un presidente “al di sopra dei partiti” avrebbe mano libera nelle questioni controverse, come ridurre drasticamente la sanità e le pensioni. E' noto che Bloomberg si dichiara “al di sopra dei partiti” perché può finanziarsi la campagna con le sue fortune personali.
Resta da risolvere il rompicapo di come piazzare agli americani questo candidato “indipendente” senza dover nemmeno vincere le elezioni presidenziali di novembre. Schoen espone diversi percorsi ammessi dal sistema elettorale. Qualche fatto è risaputo: l'elettorato non seleziona direttamente il presidente e il vice presidente, ma soltanto degli Elettori che a loro volta si sono impegnati ad eleggere un certo candidato. Il numero di questi Elettori, per ogni stato, corrisponde al numero dei Senatori e dei Rappresentanti (in California vengono eletti 55 elettori mentre negli stati meno popolosi solo 3). Solo questi Elettori poi decidono chi sarà il prossimo presidente e vice presidente.
“Se un candidato indipendente riscuote un certo numero di consensi, ma non la maggioranza di essi, egli può negoziare con uno dei due partiti maggiori per creare quello che in effetti sarebbe un governo di coalizione” spiega Schoen. Giacché vi saranno tre candidati alla presidenza, invece di due, un candidato indipendente potrebbe vincere un voto elettorale in uno stato con il 34% dei voti, invece del 51%. Per 47 stati c'è la regola dell'asso pigliatutto, chi vince prende tutti i voti elettorali dello stato.
Oppure, se un candidato indipendente si aggiudica solo alcuni stati, che siano però i maggiori, e si assicura così dai 60 ai 70 voti elettorali, egli si viene a trovare nella situazione di poter impedire ad ognuno dei due candidati dei partiti maggiori di ottenere i 270 voti elettorali che occorrono per conquistare la Casa Bianca. In tal caso, Schoen propone che l'indipendente “raggiunga un accordo in cui spartirsi le cariche di governo e miscelare gli indirizzi politici” con uno dei due partiti.
“L'indipendente potrebbe trattare con uno dei partiti per creare una coalizione ... Come nel primo scenario, si spartirebbero posizioni di governo e mescolerebbero le filosofie politiche. Ambedue gli scenari potrebbero condurre al primo governo di coalizione in America...” ed alla fine del regime repubblicano, come teme LaRouche.

PPP: Jesse Jackson passa dalla parte di Rohatyn-Bloomberg
Parlando alla CNN il 10 febbraio, Jesse Jackson Senior, sostenitore di Barack Obama, ha chiesto ai candidati presidenziali democratici di adottare i programmi economici di “qualcuno come Rohatyn, che contribuì alla ristrutturazione di New York quando era in crisi”, e “cercare possibilità reali di rimettere l'America al lavoro”. Nella stessa trasmissione è stato mandato in onda qualche momento della conferenza stampa congiunta che il sindaco di New York Michael Bloomberg, il governatore della Pennsylvania Ed Rendell e il governatore della California Arnold Schwarzenegger hanno tenuto insieme recentemente a New York per lanciare una grande iniziativa a favore delle infrastrutture private.
Stando a quando riferisce Rohatyn, Jesse Jackson gli fu presentato nel 1992, nell'ufficio di Ross Perot, e da allora collaborano. Quindi Jackson sa bene che cos'è Rohatyn e che cosa ha fatto. L'ex dirigente di Lazard Fréres fu tra i principali manovratori del golpe militare in Cile, nel 1973. Nel 1975 si occupò di “ristrutturare” l'amministrazione comunale di New York con un programma soprannominato BigMAC che eliminò posti di lavoro, liquidò i dipendenti con molti anni di servizio per far posto a nuove assunzioni a salario ridotto, tagliando ferocemente su pensioni, sanità e benefits. Allora si lasciò andare a commenti alla marchese De Sade: “Non si tratta di scegliere tra piacere e dolore, ma solo tra dolore e agonia. La cosa migliore è evitare l'agonia, ma non si può evitare il dolore”.
Oggi Rohatyn è il primo paladino della Partnership Pubblico-Privato (PPP), presentata come “soluzione” alla crisi economica. Ricordiamo che mentre le infrastrutture a finanziamento pubblico a lungo termine consentirono a Roosevelt di rilanciare l'economia dalla depressione, il modello PPP fa l'opposto: privatizza le infrastrutture per garantire nuove entrate al cartello dei poteri oligarchici che viene ad esercitare il monopolio completo sull'economia.
Tra coloro che stanno mobilitandosi contro la PPP spicca l'on. James Oberstar, di cui la rivista Land Line riferisce questa presa di posizione: “Dobbiamo stare attenti quando si privatizzano i patrimoni pubblici”; è stato detto fin troppo spesso che “i privati hanno obiettivi e motivazioni che forse non corrispondono all'interesse pubblico”.
Resta da rilevare che Barack Obama non ha commentato la proposta di Jackson di affidarsi a Rohatyn.


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