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La Clinton affossa l’opzione Bloomberg

10 marzo 2008 – Nel congratularsi con Hillary Clinton per i risultati delle primarie dell’Ohio e del Texas il 4 marzo, Lyndon LaRouche ha sottolineato che il “coraggio da lei dimostrato sotto il fuoco nemico” rappresenta la “qualità di leadership” che il prossimo presidente deve avere per affrontare la disintegrazione crescente del sistema finanziario mondiale.

Le vittorie decisive che Hillary Clinton ha riportato negli stati di Rhode Island, Ohio e Texas rappresentano una svolta della sua campagna, in cui il movimento di LaRouche ha avuto un ruolo importante con interventi diretti sul campo e grandi volantinaggi. La Clinton ha vinto nonostante l’ostilità dei mezzi d’informazione che si sono sbracciati a raccomandarle di ritirarsi per “il bene del partito”. Mentre la svolta rappresenta un colpo significativo al gruppo che sta preparando la volata a sorpresa del “Mussolini Americano” Michael Bloomberg, quest’ultima opzione resta ancora aperta, soprattutto grazie a traditori interni al partito collegati a Felix Rohatyn.

Come riferito in precedenza, la Clinton ha insistito sulla necessità di fare i conti con un sistema finanziario allo sfascio. Ha dedicato attenzione alla disperazione in cui versano i disoccupati e al rapido declino del reddito delle “classi medie”, alle paure di milioni di persone che rischiano di perdere il lavoro, la casa, l’assistenza sanitaria. La Clinton ha spiegato che “speranza” significa essere pronti a combattere contro i grandi gruppi monopolistici che hanno saccheggiato il paese. Ha invocato l’eredità di F.D. Roosevelt, che fece propria la causa dei “dimenticati”, promettendo di dare una voce forte ai tanti che nessuno vuole ascoltare.

Tra gli altri fattori che hanno determinato il suo successo elettorale del 4 marzo occorre ricordare che il senatore Obama ha dato una risposta confusa alle imbarazzanti domande sui suoi legami con Tony Rezko, l’immobiliarista di Chicago il cui processo per corruzione è iniziato il 3 marzo.

Per quanto riguarda Bloomberg, i suoi sostenitori ne spingono la candidatura come vicepresidente possibili per ambedue i partiti. Non sorprenderà che gli stessi giornalisti che invitavano la Clinton a farsi da parte facevano il tifo per Bloomberg.

Il successo della Clinton nell’infrangere gli schemi ha irritato personaggi come Robert Novak, del Washington Post, che con tutto il garbo degli ambienti reazionari che rappresenta ha titolato il 6 marzo “Perché la Clinton non è morta”. Prima del voto del 4 marzo, spiega Novak, i vertici democratici volevano sbarazzarsi di Hillary e “sono stati fatti preparativi complessi ... per la sua rapida tumulazione”. Questi dirigenti democratici “stavano organizzando un grande intervento privato. Una squadra d’intervento di leader di partito che la convincesse a riconoscere in Obama il campione democratico”. Per il momento il piano di questa “squadra della morte”, che probabilmente contava personaggi come Felix Rohatyn, Al Gore e Nancy Pelosi, è rientrato.

Il prossimo appuntamento importante è in Pennsylvania, il 22 aprile. Poi occorre un chiarimento per Florida e Michigan dove le primarie democratiche sono state invalidate.

La storia dentro la storia in Texas

Grazie alle vittorie in Texas, Ohio e Rhode Island Hillary Clinton resta in lizza. Ma c’è un retroscena poco pubblicizzato che riguarda le primarie del Texas. Per incoraggiare gli elettori, i seggi elettorali hanno aperto due settimane prima del giorno effettivo del voto, per cui risulta che il “voto anticipato” è stato dato da un numero di elettori che è maggiore di quello di tutti coloro che votarono nelle primarie del 2004!  La cosa insospettisce alquanto, tanto che qualche democratico fa notare che Karl Rove, lo stratega elettorale di Bush dimissionato lo scorso agosto, recentemente ha trascorso molto tempo in compagnia dei repubblicani texani, facendo contemporaneamente propaganda per Barack Obama, presumendo forse che per un candidato repubblicano Obama sarebbe stato il rivale più facile da battere nel voto di novembre. In Texas, così come in altri stati, è permesso il voto “crossover”: ovvero, l’elettore che si registra in un partito può poi scegliere di votare nelle primarie del partito rivale.

Stando ad un sondaggio di Ralph Bordie, citato dallo Houston Chronicle il 28 febbraio, il 15% dei repubblicani texani, che a novembre voteranno sicuramente repubblicano, avevano deciso di andare alle urne per votare Obama nelle primarie democratiche. Il motivo generalmente dato da questi repubblicani: “Vogliamo liberarci dei Clinton una volta per tutte”. Sembra però che nelle file dei repubblicani regni tanta confusione per cui, agli exit poll risulta che circa il 9% dei voti delle primarie democratiche erano dei repubblicani “crossover”, ma di questi solo il 52% ha votato per Obama. In effetti Clinton ha riportato nello stato una netta vittoria nonostante gli affanni di Rove.

Rhode Island approva la HBPA

La Camera dei rappresentanti dello stato di Rhode Island ha adottato ufficialmente la proposta di LaRouche, Homeowners and Bank Protection Act (HBPA) lo scorso 4 marzo, dopo che la proposta era stata approvata il 27 febbraio dal senato dello stato. Il Rhode Island è così il primo stato ad approvare ufficialmente la HBPA. Lo stesso giorno, nello stesso stato è stata registrata un’affluenza record di democratici alle urne che hanno dato una chiara vittoria ad Hillary Clinton.


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