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Rohatyn, un Big Mac su scala globale

10 marzo 2008 – Felix Rohatyn, attualmente vice presidente di Lehman Brothers, ha concesso una lunga intervista al quotidiano economico francese Les Echos, pubblicata l’11 febbraio, in cui espone il suo piano per un nuovo ordine economico mondiale fascista, nel quale, ci fa inoltre capire, lui sarebbe il perfetto dittatore economico. Rohatyn propone “un nuovo regolatore globale, capace di imporre regolamentazioni e di parlare con una sola voce”. A questo regolatore spetta il compito di affrontare quella che, lo ammette, non è “soltanto un’altra crisi”, perché non riguarda solo il sistema finanziario, ma comprende “una crisi del settore abitativo, che avrà gravi conseguenze sociali”. Ha poi fatto ricorso ai suoi soliti espedienti demagogici, cercando di spacciarsi per un fautore del rooseveltismo: “Oggi abbiamo bisogno di un nuovo New Deal”, ha detto.

La situazione attuale, ha spiegato, ricorda quella della metà degli anni Settanta, quando l’amministrazione comunale di New York rischiò il fallimento. “Helmut Schmidt e Valery Giscard d’Estaing ci ammonirono: un fallimento di New York avrebbe provocato un crollo del dollaro. La crisi attuale è molto più globale. E’ qualcosa di terrificante”. Occorre qui ricordare che a Rohatyn allora fu affidato il “salvataggio” di New York, al vertice della Municipal Assistance Corporation, più nota come Big MAC, che accantonò la Costituzione e sottrasse il controllo della città ai politici eletti per consegnarlo nelle mani dei banchieri privati. In tal modo furono pagati i debiti a spese dei salari, dei servizi ed eliminando le attività industriali della città.

L’intervistatore gli ha chiesto se intende riabilitare Keynes o se vuole un New Deal alla Roosevelt. Rohatyn ha ignorato bellamente che tra i due c’è una grande differenza ed ha continuato a suonare la solfa demagogica definendosi “un capitalista fervente, ma non ho mai nascosto il fatto di essere un keynesiano”. Poi è arrivato persino a sostenere che Roosevelt salvò il capitalismo non dal fascismo ma dal socialismo!

Rohatyn, l’uomo che per poco fece fallire la Fiat, ha deprecato il fatto che “le nostre industrie tradizionali stanno crollando simultaneamente”, ma non ha menzionato le sue responsabilità di primo piano in questo. Ha inoltre notato che “la finanza è globalizzata .... ma non sono state adottate strutture di controllo. Prese separatamente, ogni banca centrale è troppo isolata e segue una politica propria. L’America riduce i tassi. L’Europa non lo fa. Ci sarebbe bisogno di un regolatore più globale”. In pratica, quello che suggerisce è di ripetere su scala globale l’esperienza del Big MAC, con lui di nuovo alla regia, nei panni di “regolatore globale” (un ruolo che però potrebbe pubblicamente affidare a Michael Bloomberg, suo grande amico).

Rohatyn, che è stato a lungo al vertice della banca Lazard, ha parlato anche del suo progetto corporativistico per le infrastrutture, rendendo molto trasparente il fatto che il settore privato si impadronirebbe dei gioielli pubblici delle infrastrutture facendo leva sui capitali pubblici. A proposito dei 1600 miliardi di deficit infrastrutturale degli USA, Rohatyn ha detto che occorre “una Banca Mondiale interna” agli USA, che disponga di 60 miliardi di dollari di fondi federali, “che ha facoltà di raccogliere fondi e poi prestare il denaro per finanziare i grandi progetti. La banca non presterebbe mai più del 50% dell’investimento, in maniera da mantenere un forte rapporto con il settore privato”. Ma è noto che nei loro piani corporativistici questi avvoltoi hanno già un rapporto d’indebitamento di gran lunga superiore all’1-1.

C’è anche l’angolo comico: il padrino delle fusioni e acquisizioni, e della speculazione degli hedge funds in generale, ha deprecato il fatto che “la nostra immagine non è quella di un paese [gli USA] di investitori seri, ma quella di un paese di giocatori d’azzardo allettati dal profitto. Va proprio male”.

“Ali Bloomberg e i quaranta ladroni”

La RL-TV ha chiesto a Michael Bloomberg se si candida alla vicepresidenza. Ha risposto: “Il posto di vice presidente è per lo più onorario, un ruolo di sostegno”, facendo capire di non essere interessato. Ma si noterà che negli ultimi otto anni Cheney non si è certo limitato a presenziare le cerimonie.

Commentando le difficoltà crescenti di Londra nel piazzare il suo candidato, Lyndon LaRouche ha commentato: “Le nostre iniziative nelle primarie in Texas, Ohio e Rhode Island, che hanno respinto il tentativo di eliminare Hillary Clinton dalla competizione, hanno gettato lo scompiglio nelle file avversarie. Adesso cresceranno le pressioni su John McCain affinché accetti Bloomberg come vice presidente. I soldi che verranno puntati su questa scommessa sono molto di più dell’1-2 miliardi che Bloomberg si dice disposto a spendere. A scommettere c’è tutta la banda fascista, da Felix Rohatyn (impegnato a gettare i bastoni tra le ruote ad Hillary nel suo stesso partito) a George Shultz e a tutto il mondo della grande finanza della City di Londra che sta dietro di loro”. Tutta questa pletora di personaggi è chiamata da LaRouche “Ali Bloomberg e i quaranta ladroni”. 

  


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