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Valutazione strategica di LaRouche sui candidati presidenziali USA

18 marzo 2008 – Nella teleconferenza del 12 marzo Lyndon LaRouche ha elencato gli elementi essenziali dell’operazione gestita da Londra per far deragliare la candidatura di Hillary Clinton, pompando a tale scopo Barack Obama come candidato populista. Quest’ultimo dovrebbe poi essere rovinato dagli scandali, secondo gli stessi piani. Questa valutazione di LaRouche ha suscitato interventi sconcertati da parte di sostenitori del senatore dell’Illinois. Un esponente dell’associazione dei parlamentari neri ha chiesto a LaRouche se ritiene Obama un fascista o uno strumentalizzato e lo statista americano ha risposto: “Lo usano, e tutto sta ad indicare che versa in uno stato di confusione. Sa che c’è qualcosa che non quadra, ma non riesce a capire che cosa sia, perché non vuol rendersi conto che la sua campagna non va da nessuna parte. Alla prova dei fatti non ha le carte in regola per essere presidente degli Stati Uniti”.

Però, ha spiegato LaRouche, pompare un candidato populista per poi demolirlo, serve a demoralizzare una gran parte della popolazione, in particolare i giovani, proprio quando la loro partecipazione elettorale diventa molto significativa. Questa demoralizzazione indurrà molti americani a capitolare al programma fascista del banchiere di Wall Street Felix Rohatyn, e di colui che egli vorrebbe portare alla presidenza come “indipendente”, il sindaco di New York Michael Bloomberg.

Sull’altro versante, LaRouche ha notato anche che il candidato repubblicano John McCain, che proviene da una certa tradizione della marina militare, grazie all’influsso di LaRouche, “potrebbe fare qualcosa di buono, come abrogare gli indirizzi politici di George Bush”. Egli presenta però diversi punti vulnerabili, per cui, se la Clinton e Obama finiscono fuori gioco, molta gente finirà per concludere che “non abbiamo candidati presidenziali capaci di durare” e si aprirà uno spiraglio per l’opzione Bloomberg.

Per quanto riguarda Hillary Clinton, un esponente democratico della Commissione istruzione e lavoro della Camera ha chiesto a LaRouche in che modo Hillary potrebbe contrastare l’ascesa del fascismo. LaRouche ha risposto che Hillary Clinton avrebbe tutto il suo sostegno e assistenza di fronte alla minaccia del fascismo negli USA. Ha spiegato che si tratta di una persona fondamentalmente onesta ma che commette l’errore di cercare di adattarsi ad una società in cui l’opportunismo viene premiato. “Sono poche le persone, specialmente in politica, che non sono vittime dell’opportunismo, perché credono che questo sia l’unico modo di andare avanti”. Si pensi alla campagna che ha fatto ad un certo punto sul femminismo: era opportunismo. Un presidente o leader competente deve pensare a migliorare la situazione di tutti, donne comprese, rendendo la vita di ciascuno più significativa per le generazioni future. Queste sono le qualità di leadership che occorrono per rispondere ad una crisi come quella attuale, “e credo che Hillary le abbia”, e lo stesso dicasi di Bill Clinton, nonostante il suo opportunismo.

La truffa del programma di Felix Rohatyn per le infrastrutture

Il noto “banchiere di sinistra” Felix Rohatyn (autore dell’implosione di New York negli anni Settanta, con il BigMAC, e uno degli istigatori del golpe di Pinochet in Cile, in combutta con George P. Shultz) è stato ascoltato l’11 marzo dalla Commissione banche del Senato USA sul tema “Situazione delle infrastrutture nazionali e proposte di miglioramento”. Non sorprenderà che ha mentito per nascondere le sue intenzioni reali, tanto che è poi toccato a Tracy Wolstencroft di Goldman Sachs, banca in cui dirige la sezione infrastrutture e settore pubblico, spiegare che cosa si intenda per davvero con “partnership pubblico-privato”: il corporativismo, ovvero garantire il flusso di denaro per il settore privato attraverso le strutture pubbliche.

In apertura Rohatyn ha proposto un budget degli investimenti ed ha sostenuto che occorre ripristinare la fiducia nel governo. La gente, insomma, “deve aver fede nel fatto che il governo opera in società con il settore privato”. Cosa strana però è che quando nel 2005 fu chiesto a Rohatyn se con le sue politiche lui volesse rilanciare la politica economica di Franklin Delano Roosevelt, urlò che la politica rooseveltiana non sarà più ammessa. Evidentemente intende qualcosa di ben diverso.

Su questo punto si è espresso Wolstencroft, che ha presentato un articolato argomento che si può così ricapitolare: gli investitori privati non metteranno il loro denaro nelle infrastrutture pubbliche se non hanno la garanzia che i profitti sono tanti e tali da giustificare l’investimento. L’investimento dev’essere dunque a prova di inflazione, cosa che ovviamente esige bollette e pedaggi in costante aumento, come ha proposto ad esempio il governatore del New Jersey Jon Corzine per l’autostrada Turnpike, che attraversa verticalmente tutto lo stato. Il profitto che si estrae da una data infrastruttura è l’unico metro di misura per l’investimento.

 I politici della Commissione si sono prodigati negli ossequi. Chris Dodd, il democratico che presiede l’organismo, ha presentato Rohatyn come “un mio caro amico” e lo ha sempre chiamato “Felix”. Il senatore repubblicano Chuck Hagel lo ha chiamato “la coscienza fiscale” di New York, in riferimento all’operazione BigMAC. Ha fatto apertamente il parallelo tra il BigMAC e la banca pubblica per le infrastrutture che egli propone di istituire insieme a Dodd. Ha spiegato che sono “entità pubbliche simili”, perché hanno la stessa capacità di “fare leva” sul capitale privato per alimentare la spesa pubblica per le infrastrutture.

Le dimissioni del governatore Spitzer

Elliot Spitzer, governatore di New York, è stato costretto a dimettersi a seguito di una campagna sui suoi rapporti con una prostituta. Il motivo reale dello scandalo, invece, è il suo ostinato rifiuto di ritirare il sostegno ad Hillary Clinton, già dichiarato nel maggio 2007. Osservatori che non sono politicamente vicini al governatore ritengono che si sia trattato di un classico intrappolamento.

Il Boston Globe (di proprietà del New York Times) ha pubblicato il 6 marzo una sua indagine tra i superdelegati sugli effetti delle vittorie della Clinton in Ohio e Texas. Dall’indagine risulta che i superdelegati sono contrari a passare da Clinton a Obama, nonostante le pressioni in tal senso. Spitzer in particolare aveva dichiarato di restare con la Clinton, così come avevano fatto 42 superdelegati di New York, mentre uno solo era disposto a sostenere Obama.

Il giorno seguente la FBI notificava a Spitzer che c’erano guai in vista. L’8 marzo alla redazione del New York Times sono arrivate le veline sulla storia da pubblicare, apparsa due giorni dopo. Lo stesso giornale ha poi chiesto le dimissioni in due editoriali pubblicati l’11 e 12 marzo.

Il sindaco di New York Michael Bloomberg ovviamente è rimasto estasiato: “Penso che ora dobbiamo andare avanti ... non c’è motivo per cui il bilancio non debba essere approvato in tempo e perché non possiamo introdurre pedaggi per le ore di punta, e fare tutto il resto di cui lo stato ha bisogno”.

Rispondendo ad una domanda sulla vicenda, LaRouche ha risposto: “Non credo che siano tanti i politici in posizioni di potere, che non abbiano scheletri nell’armadio. Non credo che il crimine organizzato consenta a chiunque la propria protezione senza prima fargli commettere qualcosa che si può usare contro di lui se serve in futuro. E’ così che funziona”. Allora, com’è che è stato deciso di far scoppiare lo scandalo proprio adesso? “Spitzer aveva ribadito il suo sostegno per Hillary Clinton dopo che gli avevano chiesto di ritirarlo. E siccome si è rifiutato di farlo, dopo qualche giorno è arrivata la botta. ... Così la lezione serve a tutti gli altri che non vorrebbero obbedire agli ordini”.

Per spezzare ricatti di questo tipo, spiega LaRouche, è arrivato il momento di “aprire tutti gli armadi”.


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