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Alfonso Gianni (Sinistra Arcobaleno) sostiene la Nuova Bretton Woods di LaRouche

 

Intervista al Alfonso Gianni, sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico, e tra i firmatari nel 2005 della mozione per una Nuova Bretton Woods presentata alla Camera dei Deputati. Gianni rappresenta la Sinistra Arcobaleno. L’intervista è stata concessa a Liliana Gorini.

D: Nel suo articolo apparso il 20 marzo su Liberazione (www.liberazione.it) lei commenta le dichiarazioni di Giulio Tremonti sulla Nuova Bretton Woods. Come vede questa discussione nel nostro paese?

Gianni: E’ una discussione che si sta facendo molto interessante. Il motivo di fondo è che questa discussione parte dalla consapevolezza più o meno forte, ma ormai molto diffusa che l’ordine mondiale determinato dalla globalizzazione capitalistica è entrato largamente in crisi, che c’è quindi un problema economico e politico e che se si va avanti così si può arrivare ad una crisi di proporzioni finora mai viste, con pericolo di soluzione bellica o di sviluppo di aggressività tra gli stati. Io penso che sostanzialmente noi viviamo in un periodo di transizione. Il baricentro del sistema capitalistico e produttivo mondiale si sta spostando dagli Stati Uniti ai paesi dell’est asiatico e molti trambusti derivano da questo. Ora se noi vogliamo evitare che questo provochi una nuova guerra, sia nel senso stretto del termine sia nel senso economico del termine, di una aspra guerra commerciale con effetti disastrosi su tutti, bisogna individuare nuovi strumenti di “governance”.

Da qui trae forza la proposta avanzata da Lyndon LaRouche e che noi abbiamo sempre concepito come valida e appoggiato di una nuova conferenza mondiale sulle monete possibilmente arrivando a una moneta di dimensioni non statuali come era nel sogno dei grandi Keynes e che tolga alla radice la possibilità di speculazioni selvagge di tipo squisitamente monetario. Non sarebbe l’unico problema naturalmente ma questo aiuterebbe molto alla soluzione dei problemi mondiali.

D: Il ddl HBPA che negli ultlimi mesi LaRouche ha presentato al Congresso, che parte da una moratoria dei pignoramenti per arrivare alla Nuova Bretton Woods, è in discussione in queste settimane in vari comuni e parlamenti statali tra cui la Pennsylvania, e alcuni aspetti sono stati ripresi da Hillary Clinton (la moratoria sui pignoramenti). Che ne pensa di questo ddl e ritiene che un ddl simile sia possibile anche nel nostro paese?

Gianni: Premettendo che a differenza di LaRouche io tifo per Obama e non per la Clinton, a parte questo, che volevo sottolineare, la proposta di LaRouche (gliel’ho anche detto quando è venuto in Italia) a me piace molto perché contiene un principio in controtendenza rispetto a quello che è stato fatto fino a adesso: contiene il principio che lo Stato si deve preoccupare non tanto e non principalmente di soccorrere la mancanza di liquidità delle banche ma in primo luogo si deve preoccupare di soccorrere la impossibilità di solvenza dei cittadini, e quindi è un rovesciamento di prospettiva che mette il cittadino al centro, e questo piace molto a me naturalmente. Poi come ebbi già a dire a LaRouche a una conferenza italiana applicare la legge nel nostro paese non è possibile in termini identici: bisogna che ci sforziamo, e abbiamo la prossima legislatura davanti (sarebbe bello se fosse possibile farlo in modo bipartisan) di lavorare a una proposta di legge che tenendo conto delle caratteristiche italiane, e cioè essenzialmente la quasi assoluta privatizzazione del sistema bancario italiano, riesca a trasferire quello stesso principio, cioè il cittadino è al primo poposto e l’insolvenza del cittadino è un problema sociale e non un problema individuale del cittadino, e quindi stabilisca delle moratorie, delle modalità di abbassamento dei mutui, delle sospensioni per certi periodi, insomma tutto quello che è utile per fare in modo che un cittadino che ha contratto un mutuo che subisce un innalzamento non per colpa sua, magari per il rialzo dei tassi della BCE, organo che purtroppo il cittadino non può controllare, sia poi ridotto al lastrico o perda il bene che è la casa. In Italia questo dovrebbe essre accompagnato da un incremento dell’edilizia per fasce sociali che hanno scarsa capacità di reddito, quella si diceva una volta edilizia popolare e un rilancio della casa in affitto, perché non è logico che ci si muova solo sulla casa di proprietà, questo limita molto spesso i movimenti dei cittadini perché o non hanno soldi per acquistarsi nel nuovo luogo do ve vanno a lavorare o gli affitti sono talmente proibitivi che gli conviene starsene a casa loro senza lavorare piuttosto che spendere quelle cifre, che è un assurdo che fa del male al complesso del sistema economico italiano.

 

 

 


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