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La nuova Bretton Woods si internazionalizza mentre Londra sbraita

1 aprile 2008 – Il dibattito sulla globalizzazione e sulla nuova Bretton Woods lanciato da Giulio Tremonti si è internazionalizzato, mentre in Italia l'ex ministro dell'Economia riceve apprezzamenti da sinistra e attacchi da destra. Il 19 marzo, il quotidiano francese Le Monde ha dedicato ampio spazio al dibattito suscitato dal libro di Tremonti, e alle sue argomentazioni contro "gli eccessi della globalizzazione", citando anche dall'intervista del 17 marzo su La Repubblica, in cui egli afferma: "Serve una discontinuità concreta e simbolica: una nuova Bretton Woods. Nel ’44 si fondò un nuovo ordine economico mondiale, è arrivato il tempo per sostituire al disordine globale un nuovo ordine globale, Prima si convoca una Bretton Woods, prima finisce la crisi”.

L'idea, ovviamente, non piace all'Impero Britannico, che ha lanciato le sue bordate e le sue non troppo velate minacce. Il 18 marzo l'Acton Institute, uno dei templi del liberismo inglese, ha attaccato Tremonti in un prominente articolo di Bernd Bergmann,  sotto il titolo "Prendersela con la globalizzazione in nome dei valori europei". Bergmann informa i suoi lettori che "Tremonti imputa alla globalizzazione il recente aumento dei prezzi al consumo e dice che questo è solo l'inizio ... egli propone un nuovo sistema tipo Bretton Woods, per  affrontare le multiple crisi causate da ciò che egli chiama 'mercatismo'". Poi l'attacco: la cura di Tremonti sarebbe "vaga" e "l'idea che un ritorno ai valori dovrebbe affiancare una maggiore politicizzazione dell'economia mondiale cozza contro l'esperienza". "Alcuni commentatori italiani orientati al mercato hanno fatto notare che le sue idee sembrano pericolosamente vicine al protezionismo vecchio stile. E' chiaro che se l'Europa seguisse le sue analisi, sarebbe condotta su un sentiero di irrilevanza futura come modello sia economico che culturale".

Il 27 marzo, quindi, l'ex ministro della Difesa Antonio Martino, che all'Acton è di casa, ha chiesto praticamente la testa di Tremonti in un'intervista a La Stampa. "Non sono affatto entusiasta che il PdL vada al governo con un superministro all'Economia così", ha detto Martino, chiedendosi sprezzantemente "Cos'è il mercatismo? Nessun economista ne parla". "Secondo me – ha continuato Martino – non può essere una sola persona il responsabile della politica economica complessiva. Tutt'al più si può cancellare il Bilancio, ma bisogna dividere il dicastero delle entrate da quello delle uscite". Martino, che probabilmente non crede alla crisi perché non c'è sui libri di testo che ha studiato, conclude difendendo i salvataggi illegali della Fed, affermando che Bernanke "fa qualcosa che è nei suoi compiti istituzionali".

Gli italiani faranno bene ad ascoltare altre voci, come ad esempio quelle raccolte dall'EIR e consultabili sul sito www.movisol.org. Due sottosegretari del governo Prodi, Mario Lettieri e Alfonso Gianni, la senatrice Lidia Menapace e il senatore Oskar Peterlini intervengono nel dibattito con osservazioni costruttive, appoggiando la nuova Bretton Woods e rilanciando anche la proposta del "Firewall". Lettieri, ad esempio, che fu il primo firmatario della risoluzione per la nuova Bretton Woods votata alla Camera nel 2005, osserva che "è positivo che anche Tremonti  condivida e sostenga la necessità di dar luogo ad una nuova architettura economico finanziaria a livello mondiale", e considera "molto saggia" la proposta di LaRouche per una muraglia che divida le banche ordinarie dai veicoli speculativi. Giudizio condiviso da Gianni, che in nome del "principio che lo Stato si deve preoccupare non tanto e non principalmente di soccorrere la mancanza di liquidità delle banche ma in primo luogo si deve preoccupare di soccorrere la impossibilità di solvenza dei cittadini", auspica che il prossimo parlamento possa varare iniziative "bipartisan" in questo senso.


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