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Catastrofe alimentare mondiale: basta biocarburanti!

14 aprile 2008 – “Ciò che sta ora accadendo era pienamente prevedibile: in Africa, Asia e America Latina, 33 (!) paesi sono colpiti dalla fame, che ha scatenato sommosse popolari”. Così inizia un appello dell’11 aprile di Helga Zepp-LaRouche, presidente dell’Istituto Schiller. “Non c’è dubbio che la fame si stia abbattendo sul mondo come uno tsunami. Questo è il risultato diretto del tentativo delle banche centrali di posticipare il tracollo di un sistema finanziario mondiale irrimediabilmente fallito inondando il sistema di liquidità, della speculazione che si è riversata nel settore alimentare, e della distruzione di derrate alimentari per produrre biocarburanti”.

Per molti paesi e per circa due miliardi di persone, continua Helga Zepp-LaRouche “che da decenni soffrono di malnutrizione, l’attuale esplosione iperinflativa dei prezzi diventa una questione di vita o di morte”.

Ma invece di affrontare le cause della catastrofe, giornali come Economist, Financial Times e Wall Street Journal hanno riscaldato le vecchie teorie malthusiane secondo cui vi sarebbero troppe bocche da sfamare. In realtà “questa crisi è la dichiarazione di fallimento della globalizzazione che per decenni, con il motto «comprare a buon mercato per rivendere caro», ha imposto alle nazioni a basso reddito di esportare la produzione alimentare sebbene la popolazione locale non sia adeguatamente nutrita. A provocare l’esplosione dei costi però è stata soprattutto la trasformazione dei grani alimentari in biocarburanti — trasformare un prodotto più ricco in uno più povero. Per una volta tanto, Fidel Castro ha ragione quando afferma che cercare di colmare il deficit energetico con i biocarburanti può costare la vita a tre miliardi di persone”.

Zepp-LaRouche ha inoltre fatto riferimento al presidente ceco Vlaclav Klaus che ha bollato l’ecologismo come la più grave minaccia contro l’umanità, a motivo dall’attuale catastrofe alimentare.

Un approccio ragionevole è emerso al vertice dell’Unione Indo-Africana dell’8-9 aprile. Il direttore dell’Organizzazione per lo Sviluppo Industriale dell’ONU (UNIDO) Kadenh K. Yumekella ha sottolineato che una solida cooperazione tra India e Africa nelle attività agricole potrebbe portare a soddisfare tutto il fabbisogno alimentare mondiale giacché l’India dispone delle capacità tecnologiche mentre l’Africa ha i terreni e la forza lavoro necessarie. Zepp-LaRouche scrive che Yumkella “ha fatto riferimento alla rivoluzione verde in India negli anni Settanta e Ottanta, che dimostrò come la tecnologia può aumentare molto rapidamente la produttività e dunque il volume dei raccolti”.

E’ stato fatto notare che solo negli USA, dal 2006, 8 milioni di ettari di terreni in cui si producevano mais, grano e soia, per l’industria alimentare e per l’allevamento, sono stati riconvertiti alla produzione per i biocarburanti. Nel 2008 il 18% delle granaglie prodotte negli Stati Uniti sarà sprecato per produrre i biocarburanti, e percentuali analoghe saranno sprecate allo stesso scopo in Brasile, Argentina, Canada ed Europa Orientale.

Allo stesso vertice il primo ministro indiano Manmohan Singh ha promesso all’Africa l’aiuto del suo paese per scampare la catastrofe della scarsità alimentare. Dal canto suo invece l’Unione Europea ha promesso aiuti molto limitati, solo 2 miliardi di euro.

Che cosa fare? Zepp-LaRouche propone iniziative di emergenza coordinate a livello globale con i seguenti obiettivi: raddoppio della produzione alimentare il più rapidamente possibile; sospendere la trasformazione di cibo in biocarburanti; sviluppo di infrastrutture in Africa, Asia e America Latina; realizzare ovunque centrali nucleari con reattori ad alta temperatura per dissalare l’acqua necessaria all’agricoltura; il tutto nel contesto degli accordi di una nuova Bretton Woods secondo le proposte formulate da Lyndon LaRouche.


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