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Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà
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Anche Vittorio Zucconi gioca all’interno del sistema in bancarotta

15 aprile 2008 (MoviSol) - Intervistato su Repubblica TV, il talentuoso Vittorio Zucconi, dopo aver constatato l’anomalia che si è venuta a creare con queste elezioni (non ci sono più rappresentanti che si dicano comunisti o socialisti, cioè appartenenti a due tra le forze che formarono la nostra Costituzione), si lancia in un sommesso attacco a Tremonti: “Come potrà un ministro dell’economia come Tremonti, che improvvisamente s’è convertito un po’ al localismo, alla vecchia maniera di fare economica, ad andare a un G8, in un mondo che sempre più si globalizza, e dire per esempio ai Cinesi, dai quali l’economia americana dipende per mille miliardi per finanziarsi e per i consumi, ‘in questo momento basta con le ciabattine cinesi, mettiamo dei dazi’? Cioè, credo che in America non lo accoglieranno molto bene… “

La descrizione è fallace. Tremonti non ha parlato soltanto di dazi. Sostiene la Nuova Bretton Woods da almeno un anno. La sua posizione si inserisce tra le risposte, più o meno ponderate o consapevoli, a certe iniziative di alcuni Paesi, come la Cina e la Russia, che stanno chiedendo agli Stati Uniti e agli altri Paesi del mondo di adottare un approccio rooseveltiano alla crisi attuale. Chi ci segue, lo sa (vedi Cina1, Cina2, Russia1, Russia2, Russia3, approccio alla Roosevelt) . Ma non possiamo stupirci se Zucconi, vivendo forse troppo vicino alla “Washington che conta”, non sia in grado di rappresentare la realtà meglio di così. Nelle passate elezioni presidenziali americane, per esempio, parlò – come tanti altri giornalisti – di tutti i candidati democratici, ad esclusione di LaRouche.

In chiusura dell’intervista (riascoltabile qui), Zucconi riesce tuttavia ad inserire un elemento di verità:  “Al di là di ogni battuta… io lo dico e lo ripeto, e lo sapete anche voi, qui sono arrivati i primi schizzi di quella bufera economica-finanziaria che in America sta montando.”

Peccato. LaRouche alla Casa Bianca avrebbe condotto l’unica e sensata guerra preventiva, quella alla crisi finanziaria ed economica, e le omissioni del reporter Zucconi non hanno giovato.


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