Mappa del sito

Newsletter

Il CD di Solidarietà

© Copyright

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà
MoviSol.org
Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

   

La missione di pace di Carter in Medio Oriente

29 aprile 2008 – La visita in Medio Oriente compiuta dall’ex presidente USA Jimmy Carter può essere considerata una delle più importanti missioni di pace degli ultimi otto anni. Lyndon LaRouche si è congratulato con Carter per il coraggio dimostrato nel promuovere la pace nella regione in un momento in cui i funzionari del governo americano, istigati da Londra e sotto l’influsso di Dick Cheney, stanno cercando di creare le condizioni per indurre il presidente Bush ad autorizzare il bombardamento dell’Iran.

Secondo fonti mediorientali, il presidente egiziano Hosni Mubarak, il re saudita Abdullah e il re giordano Abdullah II hanno accolto con molto favore Carter, cercando in tal modo di mandare un chiaro segnale a Washington: il mondo arabo desidera e sostiene un indirizzo politico americano opposto a quello seguito dall’amministrazione Bush.

L’incontro di Carter con i leader di Hamas, compreso Khalid Meshal, ha infranto il tabù imposto dall’amministrazione Bush, che ha condotto ad un boicottaggio della formazione palestinese da parte di Stati Uniti, Europa e Israele. Si spera che tra Hamas ed Israele si raggiunga presto un cessate il fuoco a Gaza, come anche un avvicinamento tra Hamas e il partito Fatah del presidente palestinese Mahmoud Abbas, anch’egli incontrato da Carter, e ad uno scambio di prigionieri. Da Hamas Carter ha ottenuto la promessa di rispettare ogni accordo di pace negoziato da Abbas, se sarà approvato da un referendum.

Carter non ha invece potuto incontrare il primo ministro israeliano Ehud Olmert a motivo delle pressioni provenienti dall’amministrazione Bush e dalla destra ebraica americana. Ha invece incontrato il presidente Shimon Peres e il vice primo ministro Eli Yishai.

Al centro della missione c’è stata la visita in Siria, dove il presidente Bashar Assad ha meravigliato il suo interlocutore per “il forte desiderio” di concludere un accordo di pace con Israele mediato dagli USA. A conclusione del viaggio, rivolgendosi al Consiglio per le Relazioni Estere israeliano, Carter ha affermato il 21 aprile che un accordo di pace nella regione deve comprendere la Siria e deve essere “comprensiva”. Ha notato che “la Siria ha influenza su quattro dei conflitti che stiamo discutendo: Siria-Israele, Israele-Palestina, interpalestinese, e Libano”. Pertanto “gli Stati Uniti hanno tre opzioni. Possono essere contrari a tali colloqui e così sarà impossibile raggiungere la pace. Possono svolgere un ruolo neutrale, ma questo non basterebbe. Gli Stati Uniti potrebbero svolgere un ruolo positivo finanziariamente, come ha proposto il governo siriano, e noi speriamo che lo faccia”. L’unica cosa che ostacola i colloqui tra Siria e Israele, ha affermato Carter, è l’opposizione dell’amministrazione Bush.

Il viaggio di Carter ha avviato un “dialogo a mezzo stampa” tra Assad e Olmert che è stato definito dal quotidiano israeliano Ha’aretz come una possibile apertura ai colloqui di pace. In una serie di interviste e dichiarazioni pubbliche, Olmert e Assad hanno ambedue sostenuto di essere interessati al raggiungimento della pace, il cui prezzo dovrebbe essere la restituzione delle Alture del Golan, da parte di Israele, e hanno rivelato che da un anno il premier turco Recep Tayyip Erdogan si prodiga a mediare tra i due leader.

 

La frattura sulla politica iraniana negli USA

Per sabotare i risultati positivi della visita di Carter in Medio Oriente, l’amministrazione Bush ha sparato una bordata di accuse contro Siria e Corea del Nord. Alla Commissione Forze Armate è stata presentata il 23 aprile una videoregistrazione per dimostrare che gli impianti che Israele ha bombardato in Siria lo scorso settembre erano davvero reattori per la produzione di plutonio, segretamente costruiti con l’aiuto della Corea del Nord. Il video è stato girato alla stampa. Siriani e Nordcoreani hanno negato, e anche informate fonti americane hanno detto all’EIR che di una tale cooperazione non ci sono prove.

Dopo un’intervista di Hillary Clinton a Good Morning America, i massmedia hanno lanciato una campagna su presunte dichiarazioni della Clinton, che avrebbe minacciato di “obliterare completamente” l’Iran.

“Chi presenta la dichiarazione della Clinton come una minaccia è un’ignorante o un bugiardo perché nella sua risposta lei ha descritto la politica presidenziale USA da metà degli anni Novanta, sia dei democratici che dei repubblicani” ha spiegato Lyndon LaRouche. “La politica fu adottata quando il Pakistan sviluppò armi nucleari, perché gli USA non vogliono che Israele risponda con un proprio attacco nucleare. Una tale mossa di Israele si studia da tempo nei war games, ed è indicata come lo scenario dell’«alleato scalmanato» che condurrebbe immediatamente ad una guerra globale”.

Quello che i massmedia si sono ben guardati dal riferire è che la signora Clinton stava rispondendo ad una domanda sullo scenario peggiore “impensabile” in cui l’Iran lanciasse un attacco nucleare contro Israele. Hillary ha risposto: “Nei prossimi 10 anni, in cui l'Iran potrebbe considerare la follia di un attacco contro Israele, noi siamo in grado di obliterarlo completamente. E’ una cosa terribile da dire, ma coloro che comandano in Iran debbono capirla, perché ciò dovrebbe dissuaderli dal compiere qualcosa che sarebbe insensato, folle e tragico”.

In realtà, se Hillary andrà alla Casa Bianca, la politica USA verso l’Iran si aprirà al dialogo ed alla rinuncia alle belligeranze. Questo ad esempio è l’indirizzo riflesso nella proposta dell’ex ambasciatore Thomas Pickering, che prevede di consentire all’Iran di disporre della capacità di arricchimento dell’uranio sul proprio territorio, ma sotto gestione di un consorzio multinazionale.

La proposta è stata presentata il 23 aprile ad una commissione del Senato dallo scienziato del MIT Jim Walsh, che ne è coautore. Walsh ha spiegato di aver discusso il programma nucleare iraniano con un centinaio di esperti di Teheran e con lo stesso presidente Ahmadinejad in un incontro di cinque ore. In commissione la proposta di Pickering è stata sostenuta da Diane Feinstein, senatrice democratica californiana.


[inizio pagina]