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La mobilitazione dell’Istituto Schiller per raddoppiare la produzione alimentare

18 maggio 2008 – In un nuovo appello sulla crisi alimentare Helga Zepp-LaRouche, presidente dell’Istituto Schiller, afferma: “In una mobilitazione di portata mondiale, le cui conseguenze sono proprio di vita o di morte, sono sempre più numerosi i governi che prendono misure d’emergenza per aumentare la produzione agricola in modo da recuperare il più rapidamente possibile la sicurezza alimentare di cui sono stati privati da anni di politica liberista. Quando centinaia di milioni di individui, forse fino a 2 miliardi, lottano semplicemente per restare in vita, e si trovano ad affrontare rischi di rivolte, guerre, carestie e rivoluzioni, qualsiasi governo che vuole restare in carica non ha altra scelta che provvedere al bene comune della propria popolazione”.

Nonostante l'emergenza, il direttore generale della WTO Pascal Lamy e il commissario UE per il commercio, il britannico Peter Mandelson, “stanno cercando di concludere a fine maggio o inizio giugno il Doha Round con l'eliminazione delle ultime vestigia della Politica agricola comunitaria (PAC). Se ci riescono, questo comporterà l’eliminazione fino al 20% degli agricoltori europei”.

Dopo aver fatto riferimento ai segni di resistenza in Europa (vedi oltre), Helga Zepp-LaRouche menziona anche il sostegno che il presidente della Commissione agricola della camera in Argentina ha dato, in una intervista all’EIR, all’appello che l’Istituto Schiller ha rivolto alla FAO affinché il raddoppio della produzione agricola mondiale sia all’ordine del giorno della conferenza del 3-4 giugno a Roma. Anche Hillary Clinton, rispondendo ad una domanda sull’iniziativa di LaRouche, ha detto che occorre aumentare massicciamente la produzione alimentare e che gli agricoltori americani debbono essere messi in grado di fare la propria parte nella sfida per sconfiggere la fame nel mondo.

La crisi è tale per cui il Programma Alimentare Mondiale (WFP) dell’ONU ha dovuto decidere chi lasciare a secco tra gli 82 paesi più poveri di cibo (LIFDN). Altri paesi affrontano la radice del problema:

Il presidente del Senegal ha avviato un programma per coprire il consumo degli alimentari di base. Il presidente del Malawi, ignorando “le leggi liberoscambiste”, ha garantito buoni per ottenere sementi e sussidi per i fertilizzanti in previsione di un aumento del 283% della produzione di grano. Le Filippine, che in passato vantavano l’autosufficienza per la produzione di riso, ma poi sotto il giogo del FMI e della WTO sono diventate il più grande importatore di riso, stanno per varare un vasto piano di ritorno alla coltura locale. Anche la Malesia ha dichiarato la propria intenzione di garantirsi l’autosufficienza alimentare.

In conclusione del suo documento la presidente dello Schiller lancia una sfida all’Europa: “O ci schieriamo ideologicamente con la fallimentare politica di globalizzazione seguita dalla WTO, dal FMI e dalla Banca Mondiale, e diventiamo così i nemici della partnership strategica che si sta sviluppando attorno a Russia, Cina e India ed i paesi in via di sviluppo, oppure dobbiamo diventare veri amici e partner di queste nazioni. Questo nuovo indirizzo però esige che entrino in vigore delle serie leggi contro la speculazione e per la promozione della produzione fisica, nell’agricoltura e nell’industria, e che l’essere umano torni ad essere il centro di interesse della nostra politica economica.

“In ogni caso il movimento di LaRouche definisce l’agenda per il futuro: raddoppio della produzione alimentare, nuovo sistema di Bretton Woods e New Deal per il mondo intero!”

 

La battaglia per il cibo in Europa contro il cartello Anglo-Olandese

Il governo britannico e la Commissione UE hanno manifestato le proprie intenzioni genocide nell’assalto condotto contro la politica agricola comunitaria (PAC), guidato dal cancelliere dello scacchiere Alistair Darling e incitato dal Financial Times. Interpretando lo stesso copione, il Commissario UE Mariann Fischer-Boel ha proposto il completo sganciamento dei sussidi dalla produzione. Ma in Francia, Germania e Italia si sta costituendo una energica opposizione e i rispettivi governi chiedono non solo il mantenimento della PAC ma la sua espansione.

Il 12 maggio il Financial Times ha pubblicato una lettera di Darling ai colleghi ministri economici dell’UE raccomandando loro di “sostenere lo smantellamento della PAC, affermando che costa ai consumatori dell’UE miliardi di sterline ogni anno in prezzi alimentari maggiorati mentre colpisce gli agricoltori del mondo in via di sviluppo”. Darling si è spinto ad affermare che la politica agricola dell'UE è “inaccettabile” ed ha proposto l’eliminazione di tariffe e sussidi agricoli. “Il cancelliere dice che ‘gli efficienti mercati internazionali’ — non il protezionismo — sono il modo migliore di mantenere la sicurezza alimentare globale ed europea, e che è vitale una buona riuscita del Doha Round della WTO". Darling avrebbe proposto la riforma al vertice dell'Ecofin a Bruxelles questa settimana, riferiva il Financial Times.

A Darling ha immediatamente risposto il ministro dell’agricoltura tedesco Horst Seehofer, che ha definito la proposta di abolire i sussidi “una completa sciocchezza”, perché non aiuterebbe affatto i paesi più poveri a vendere i propri prodotti. “I paesi in via di sviluppo hanno bisogno di produrre più cibo per il proprio consumo. Hanno inoltre bisogno di riforme politiche e di meno corruzione. Sono inoltre necessarie misure contro i grandi proprietari terrieri che pensano solo a massimizzare i profitti e non a sfamare la popolazione locale”.

Al vertice Ecofin, il cancelliere di sua maestà britannica ha ascoltato simili toni da Giulio Tremonti, che si è scagliato contro le misure che hanno favorito l'abbandono delle campagne, come il set aside, per cui i proprietari erano pagati per non coltivare. Occorre, ha detto Tremonti, "il ritorno alla produzione che rappresenta un cambiamento di straordinario valore… una di quelle svolte che cambiano un'epoca". La PAC, dunque, "non va attaccata ma difesa".

Tremonti ha anche criticato il documento dell’UE sull’energia, che raccomanda una quota per i biocarburanti: “E' un fatto positivo come dice il documento sull'energia che gli riserva una quota di produzione rilevante o un crimine contro l'umanità come dicono i no-global? Non vorrei fare il no-global, ma personalmente credo non sia la via giusta".

Il 19 maggio il ministro dell’agricoltura francese Michel Barnier ha notato come l’abolizione di sussidi legati alla produzione significherebbe la fine della PAC in Europa. In precedenza, il 12 maggio, il ministro aveva chiesto un “New Deal” internazionale per la produzione alimentare in una intervista a Le Figaro in cui sottolineava che “senza la PAC sul continente si ridurrebbe la nostra sicurezza e diversità alimentare”. La liberalizzazione del commercio non offre una soluzione alla crisi alimentare, ha osservato Barnier: “Coloro che credono che il futuro della nazioni più povere dipende essenzialmente dalla loro capacità di esportare ai paesi ricchi non si rendono conto della realtà. La selezione di colture che si possono vendere meglio ha distrutto le colture di sussistenza andando contro uno sviluppo sostenibile. La risposta all’insicurezza alimentare non è né la brutale liberalizzazione del commercio, che significa la competizione tra agricoltori con un dislivello competitivo tra 1 e 1000, né il protezionismo. La risposta sta nello sviluppo dell’agricoltura in tutto il mondo e non solo laddove essa produce profitti. L’ultimo rapporto della Banca Mondiale non lascia dubbi. Gli investimenti nell’agricoltura sono la leva più efficiente per combattere la povertà ed eliminare la fame”.

Barnier ha concluso: “Il cibo non è semplicemente una questione commerciale” e “per nutrire un pianeta con 9 milioni di abitanti nel 2050, occorre dar fondo a tutto il potenziale… la nostra politica agricola in Europa non è un retaggio del passato; è strategica perché offre la sicurezza alimentare e perciò può rappresentare una via per lo sviluppo dell'agricoltura in tutto il mondo”.


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