Mappa del sito

Newsletter

Il CD di Solidarietà

© Copyright

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà
MoviSol.org
Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

   

Cresce la resistenza europea contro il trattato di Lisbona

2 giugno 2008 – Si acuiscono, in seno al mondo oligarchico, i timori che al referendum sul Trattato di Lisbona del 12 giugno gli irlandesi voteranno “No”. I sondaggi danno al “Sì” ancora un vantaggio, ma i “No” sono aumentati di 5 punti rispetto ai 3 punti del “Sì”, mentre gli indecisi sono ancora il 47%. Se gli irlandesi bocceranno il Trattato di Lisbona, coleranno a picco il progetto di imporre un governo europeo sovrannazionale con poteri semidittatoriali.

Mentre Dublino è nell’occhio del ciclone, altrove in Europa prende forza l’opposizione al trattato, anche laddove i governi sono riusciti ad aggirare gli elettori negando loro il diritto al referendum. La resistenza è guidata dal movimento di LaRouche e da pochi politici e giuristi, comitati di cittadini e alcuni strati sindacali.

Irlanda. La potente organizzazione dei coltivatori diretti ha emesso il 27 maggio una dichiarazione che elenca i “10 motivi” per cui gli agricoltori voteranno “No”. Viene particolarmente criticata la politica della Commissione dell’UE, che comporta tra l’altro “l’abolizione della Politica Agricola Comunitaria” e “conduce alla distruzione del modello dell’agricoltura europea che si fonda sulla azienda a conduzione familiare”.

Il 31 maggio si è schierato per il No anche il più grande sindacato industriale, il SIFTU. Formalmente il sindacato non è contrario al trattato ma si schiera contro l’intenzione del governo di impedire una legge che consenta la contrattazione collettiva.

Sostegni per il “No” sono giunti anche dall’estero. L’Examiner del 22 maggio ha pubblicato una lettera sottoscritta da cinque parlamentari di Olanda, Francia, Germania, Svezia e Inghilterra. I cinque sostengono che il trattato di Lisbona è la riedizione del Trattato Costituzionale che è stato bocciato da Francia e Olanda nei rispettivi referendum del 2005, e fanno appello alla popolazione irlandese affinché voti per liberare tutti i popoli dell’Europa.

Italia. Il 30 maggio il ministro Roberto Calderoli si è dichiarato, a nome della Lega,  a favore di un referendum perché con il Trattato di Lisbona “c'è una perdita di sovranità notevole. Pensiamo – ha proseguito – che la consultazione popolare, su questo punto, non possa e non debba essere evitata." La strada per un referendum è in salita: occorre una legge costituzionale ad hoc, e quindi una maggioranza di 2/3 in entrambe le camere. L'iniziativa leghista ha avuto il merito di far discutere.

Secondo il Corriere della Sera del 31 maggio, “in ambienti dell' economia, tra giuristi avrà eco un libro del decano del diritto amministrativo Giuseppe Guarino, tutt'altro che leghista, in uscita per l'editore Passigli: «Ratificare Lisbona?». Spiega Guarino: «Con il Trattato a comandare l' Ue non sarebbe né il Parlamento né il Consiglio, bensì la Commissione. Lì il voto di Malta ha il valore di quello della Germania. Una regione come la Lombardia, che precede 14 Stati dell' Ue per popolazione, non conta».

Repubblica Ceca: Il 30 maggio il Primo ministro ha confermato quanto riferito nell’ultimo numero di questa newsletter sul fatto che il governo, che assumerà la presidenza del Consiglio dei ministri dell’UE il 1 gennaio 2009, ha preparato due scenari nel caso in cui la scadenza della ratifica per tutti i paesi membri, fissata al 31 dicembre 2008, non sia rispettata dal governo di Praga.

Il 30 maggio il presidente Vaclav Klaus ha lasciato tutti di stucco quando ha notato che il Trattato di Lisbona potrebbe invalidare i famosi Decreti Benes, la decisione del 1945 di espellere tutta la popolazione tedesca (residenti nei territori Sudeti) e di confiscarne le proprietà. Questo significa che gli eredi oggi potrebbero reclamare le proprietà e questo costituisce un incubo per milioni di Cechi.

Francia. Il 29 maggio i patrioti francesi hanno commemorato il terzo anniversario della sconfitta da essi inflitta alla Costituzione Europea, nel referendum del 29 maggio 2005. Il parlamentare Paul Marie Couteaux ha tenuto un discorso nella sede parigina del Parlamento Europeo e subito dopo ha partecipato ad una manifestazione di fronte all’ambasciata irlandese per sostenere il “No” nel prossimo referendum. La manifestazione è stata organizzata dal MOCRIE, un movimento decentralizzato contro il trattato di Lisbona animato da Etienne Chouard. Principale organizzatore della manifestazione è stato Christophe Beaudoin, direttore del sito Osservatorio Europeo (http://www.observatoiredeleurope.com) che pubblica regolarmente materiale di Jacques Cheminade e di Lyndon ed Helga LaRouche.

Altre commemorazioni del 29 maggio 2005 si sono tenute in diverse altre cittadine francesi, soprattutto a Strasburgo, sede del Parlamento Europeo.

L’organizzazione anti-globalista ATTAC ha pubblicato un documento economico in cui oltre a proporre una Nuova Bretton Woods, chiede anche l’abrogazione dell’Articolo 63 del Trattato di Lisbona perché “proibisce ogni restrizione ai flussi di capitale e crea in tal modo le condizioni ideali perché la finanza prenda il controllo della società”. Attac chiede inoltre una riforma dello statuto della Banca Centrale Europea, un atto per il quale occorre un cambiamento del Trattato di Lisbona.

Intanto è sempre più evidente che la politica dell’UE di consegnare l’economia europea alla grande finanza sta provocando ondate di protesta sempre più accese, a cominciare dalla rivolta per il prezzo del latte in Germania, la protesta dei pescatori in Francia, e le proteste dei camionisti in Austria e Inghilterra.


[inizio pagina]