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Obama, un candidato anglofilo?

2 giugno 2008 – Durante un banchetto per la raccolta di fondi elettorali tenutosi a Londra il 28 aprile, proprio quando gli inglesi stavano rilanciando le provocazioni contro la Russia e la Cina, alcune esternazioni che sarebbero state fatte da Barack Obama e dai suoi collaboratori tendono a confermare i timori di Lyndon LaRouche per una alleanza tra Stati Uniti e Inghilterra contro l’Eurasia. Questo è lo scopo dell’idea del “Concerto delle democrazie” promossa dai consiglieri di Obama, di cui abbiamo riferito nell’ultimo numero di questa newsletter. L’idea prevede che le “democrazie liberali” costituiscano al di fuori dell’ONU un nuovo organismo di consenso che autorizzi con una  maggioranza qualificata il ricorso alla forza. LaRouche esorta Obama a prendere le distanze dall’iniziativa, prima che essa lo conduca al disastro.

A Londra, sia il Guardian che il Daily Telegraph hanno pubblicato il 27 maggio ciò che le loro fonti hanno riferito sul discorso pronunciato da Obama in teleconferenza. Il banchetto per l’high society londinese e per i 200 ricchi americani espatriati era infatti a porte chiuse, nell’abitazione di Elisabeth Murdoch, figlia del magnate dell’informazione e proprietario di Myspace Rupert Murdoch. Il Guardian ha scritto sul conto di Obama “che i politici britannici lo considerano da tempo come il più anglofilo dei tre candidati presidenziali rimasti; ma con questi ultimi commenti egli suggerisce per la prima volta pubblicamente che il rapporto è impari ed è maturo per un cambiamento”. In effetti, nel collegamento transatlantico Obama ha detto: “Abbiamo l’opportunità di ricalibrare i rapporti e fare in modo che il Regno Unito operi insieme all’America come un partner a pieno titolo”. Ha anche detto: “Sono stato allevato da un espatriato e so che cosa significa guardare al mondo in maniera diversa”.

Il Telegraph ha riferito che i consiglieri di Obama hanno in tale occasione sottolineato che l’America deve ascoltare l’Inghilterra “ed in certi casi, seguire le indicazioni di Londra piuttosto che di Washington sulle questioni di cooperazione nella politica estera”. Un consigliere di politica estera del senatore ha spiegato al Guardian il progetto della nuova partnership USA-Regno Unito: “Non sarà più che noi stiamo in testa e tutti gli altri ci seguono. Dei partner a pieno titolo non solo si ascoltano a vicenda, ma spesso si seguono anche a vicenda”. Le esternazioni filobritanniche hanno fruttato ad Obama contributi elettorali per 400 mila dollari.

L’anglofilia di Obama ha probabilmente qualcosa a che vedere con il fatto che il megaspeculatore George Soros lo ha finanziato fin dalla sua prima campagna per diventare Senatore, nel 2004, rilanciando poi i sostegni diretti suoi e dei suoi ambienti per queste presidenziali.


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