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Fallimento dei liberoscambisti alla conferenza FAO di Roma

9 giugno 2008 – La conferenza FAO di Roma si è conclusa in modo deludente per quanto riguarda le decisioni prese (8 miliardi di dollari promessi per l'emergenza cibo senza specificare come spenderli), ma è stata una mezza vittoria perché i sostenitori del sistema liberoscambista hanno subito una decisa sconfitta.

Il risultato più interessante è stato sicuramente il chiodo finale sulla bara dei negoziati WTO, i cui negoziati sono stati successivamente sospesi. "Si tratta di una notizia eccellente", ha commentato Helga Zepp LaRouche, prendendo positivamente atto che "un numero crescente di nazioni stanno compiendo passi indipendenti per aumentare la produzione domestica di cibo, assicurare la sicurezza alimentare, restringere le esportazioni e investire in settori gestiti in modo opposto alle regole commerciali della WTO e alle ricette del FMI".

In tal modo, esse stanno facendo ciò che Friedrich List, il padre dell'Unione Doganale tedesca, prescrisse nel suo trattato sull'Economia Nazionale: le nazioni meno sviluppate devono proteggersi con i dazi per avere la possibilità di costruire un forte mercato interno e aumentare il potere d'acquisto dei propri cittadini. List, che si trasferì in America nel 1825 e studiò quello che chiamò il 'Sistema Americano', sostenne la stessa teoria che, più tardi, difesero Henry Carey e l'italiano Alessandro Rossi: la fonte della ricchezza sociale non è il liberismo manchesteriano, ma l'aumento della produttività come frutto del progresso scientifico e tecnologico. Solo se una nazione aumenta la produttività della sua intera forza lavoro può ottenere una crescita reale.

Helga Zepp LaRouche ha ricordato la critica di List al sistema britannico di Adam Smith, e cioè che il liberismo serviva solo per le esportazioni, per impedire alle economie sottosviluppate di costruire le proprie forze produttive, mentre le manifatture britanniche rimanevano protette dalla competizione straniera.  Questa critica vale ancora oggi, che la Gran Bretagna è riuscita a vendere all'Europa continentale una politica made in Britain al 100%, e cioè il corsetto di Maastricht dal quale Londra si tiene libera.

Il libero scambio non è affatto libero, dato che il 90% dei prodotti agricoli scambiati nel mondo è controllato da cinque mega-cartelli. Il sottosviluppo permanente del terzo mondo è garantito dalle "tecnologie appropriate" e dalle politiche di "sviluppo sostenibile".

Il sistema imperiale di libero scambio e la sua massima espressione, la WTO, sono diventati obsoleti e vanno eliminati per dare spazio a nuove istituzioni che favoriscano lo sviluppo e il progresso pacifico per il mondo intero, ha affermato Zepp LaRouche. Ciò significa tre cose: un "Nuovo e giusto Ordine Economico Mondiale", un nuovo "Sistema di Bretton Woods" e un New Deal per l'economia mondiale.

 

L'EIR catalizza il dibattito alla conferenza FAO

La presenza di una squadra di giornalisti dell'EIR alla conferenza della FAO ha incoraggiato la resistenza dei delegati delle nazioni in via di sviluppo alle tattiche intimidatorie del paesi ricchi che in genere sostenevano la politica della WTO. Numerose copie di un promemoria sono state fatte circolare tra le varie delegazioni, e in molte conferenze stampa, le domande dell'EIR hanno stabilito il livello della discussione. Alla conferenza stampa del segretario dell'ONU Ban Ki-moon e del direttore della FAO Jacques Diouf, l'EIR ha chiesto se non fosse meglio che sia i paesi in via di sviluppo che l'Europa lavorassero assieme contro il FMI e a favore della Politica Agricola Comunitaria, per garantire gli investimenti e la sicurezza alimentare. In risposta, Diouf si è lanciato in una appassionata esposizione dei problemi dei paesi poveri.  Ad un'altra conferenza stampa, l'EIR ha chiesto a Kofi Annan se al centro della discussione non dovesse esserci una politica rooseveltiana e la stabilità del sistema finanziario internazionale. Annan ha concordato con le premesse ma si è trincerato dietro formule diplomatiche per quanto riguarda la soluzione.

La resistenza dei paesi in via di sviluppo è stata espressa da interventi come quello del Presidente egiziano Mubarak, che ha condannato i biocarburanti con grande decisione, e si è concretizzata nel braccio di ferro sul comunicato finale, dove soprattutto l'Argentina ha combattuto l'inserimento della condanna di "misure commerciali restrittive".


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