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Campagna per il raddoppio della produzione di cibo a livello mondiale

Il Movimento di LaRouche interviene al vertice della FAO a Roma

Il nostro intervento incontra l’imbarazzo delle personalità e dei funzionari presenti nel trattare con il conflitto tra la realtà dell’emergenza alimentare e il sovrapposto apparato ideologico del liberismo.

La nostra soluzione alla crisi alimentare, lo ricordiamo, non è di semplice buonismo, ma si inserisce in un rivoluzionario riordino dell’assetto finanziario, economico e politico mondiale, nel quale il potenziale industriale dell’Occidente e di altre zone del mondo possa tornare ad essere applicato a beneficio dei Paesi più poveri, con grande sollievo di entrambi i “mondi” che il liberismo britannico vuole e preferisce in bellicosa “concorrenza”.

  

3 giugno 2008

La televisione Zimbabwe Broadcasting Holdings ha intervistato Andrew Spannaus per circa cinque minuti. Durante l’intervista Spannaus ha attaccato le politiche liberiste dell’OMC e la politica di incentivi alla produzione di biocarburanti, contrapponendo l’importante campagna del movimento di Lyndon LaRouche per il raddoppio della produzione di cibo a livello mondiale e il raggiungimento dell’autosufficienza alimentare di ogni nazione. La prima metà dell’intervista riguardava la politica degli “ex” padroni coloniali nei confronti dello Zimbabwe stesso e di altre nazioni africane: la politica dell’OMC non è che una continuazione del colonialismo, poiché gli interessi dell’alta finanza mondiale sono decisi a privare le nazioni di ciò che rimane della loro già intaccata sovranità, oltre che dei loro mezzi di sussistenza.

L’intervistatore, dopo aver promesso che l’intervista sarà teletrasmessa, ha lodato l’iniziativa di Helga Zepp-LaRouche definendola “davvero potente”, ed augurandosi che simili voci siano udite ovunque.

Durante i lavori della FAO, Spannaus ha potuto domandare pubblicamente al Presidente del Senegal che cosa pensasse della cooperazione tra i governi rivolta al raggiungimento dell’autosufficienza alimentare, un’azione da incoraggiare in aperto contrasto con il “Doha round” dell’OMC che promuove ulteriore liberalizzazione dei mercati. In risposta, il presidente senegalese ha detto di essere in qualche modo in disaccordo con l’OMC, senza entrare nei dettagli.

  

4 giugno 2008

Durante questa giornata i membri del LYM sono intervenuti in quattro conferenze stampa.

Alla conferenza sul CFA (accordo quadro) tenuta dal diplomatico britannico John Holmes, portavoce della Task Force ad alto livello sulla crisi alimentare, Alexander Pusch del LYM tedesco ha ricordato come Jacques Diouf, rispondendo ad una domanda dell’EIR, avesse sostenuto il bisogno assoluto di tecnologia da parte dell’Africa, ma ha aggiunto che il punto 3 (ulteriore liberalizzazione dei commerci e penalizzazione delle restrizioni sulle esportazioni) e il punto 4 (rapida attuazione del “Doha Round” dell’OMC) sembrano contrastare completamente con l’interesse delle nazioni in via di sviluppo, considerate la concentrazione finanziaria e la formazione di oligopoli che queste politiche liberiste hanno favorito, e anche la sottomissione dei mercati, spesso descritti come automaticamente capaci di risolvere i problemi di questo genere, alla speculazione e ad altre forme di distrorsione. Pusch ha inoltre fatto eco ad altri delegati, i quali non mancano di parlare di politica coloniale. Passando a parlare di quanto potrebbe fare l’Europa, ha ricordato l’intenso dibattito sulla Politica Agricola Comune, sollecitato in particolar modo dalla decisione del ministro dell’Agricoltura francese Barnier di violare i vincoli contabili di Maastricht e fornire sussidi ai pescatori francesi. L’intervento di Pusch s’è concluso con una domanda: fino a che punto sono disposte a sottomettersi al libero mercato le istituzioni internazionali e i Paesi in via di sviluppo?

La risposta di Holmes è stata di disaccordo con le premesse esposte da Pusch. Il portavoce ha riconosciuto un certo, se pur minimo, disaccordo su certe tematiche, ribadendo però che il CFA è un documento scritto con il consenso delle parti. Non avendo parlato della Politica Agricola Comune, sospettiamo che ci sia parecchio che cuoce in pentola, e che nessuno, al momento, voglia alzare il coperchio.

Alla fine della conferenza, un funzionario del Fondo Monetario Internazionale ha approcciato Pusch, indovinando la sua area di appartenenza: “Lei è dell’EIR? Conoscerà sicuramente LaRouche! Ha fatto una domanda molto interessante. Vede, negano i disaccordi, le differenze di vedute, ma penso che vi siano delle divergenze davvero importanti. Voglio dire che, pur essendo io completamente sul fronte dei mercati, ammetto la realtà del disaccordo.”

 

2.

Il secondo intervento di Alexander Pusch è stato alla conferenza sulla firma dell’accordo MoU, tra Kofi Annan per l’Alleanza per la Rivoluzione Verde in Africa, fondata dalle fondazioni Rockefeller e Gates, Josette Sheeran per il Programma Alimentare Mondiale e Jacques Diouf, direttore generale della FAO e direttore dell’IFAD.

Pusch, dopo essersi qualificato come collaboratore di Lyndon LaRouche nella rivista EIR (cosa che ha attirato l’attenzione del pubblico), ha detto: “Una rivoluzione verde in Africa necessita di una rivoluzione industriale. A sua volta, questa richiede di riferirsi all’eredità del grande presidente americano Franklin D. Roosevelt. Dopotutto, aumentare la produzione agricola richiede lo sviluppo delle infrastrutture, e quindi implica degli investimenti a lungo termine. Questo solleva naturalmente la questione della stabilità finanziaria a lungo termine, a partire dal collasso della bolla speculativa immobiliare degli Stati Uniti che ha fatto tanto discutere, a livello internazionale. Vorrei che commentasse la volontà della FAO di affrontare la questione della rivoluzione verde in Africa da questo punto di vista sistemico”.

Annan ha iniziato a rispondere dicendo “Lei ha ragione”. Tuttavia, ha proseguito con un basso profilo, parlando della necessità di assistere i piccoli coltivatori. Pur non negando il punto di Pusch, non si può certo definire rivoluzionaria la sua posizione.

Anche il direttore dell’IFAD ha risposto, dimostrandosi chiaramente disilluso delle possibilità di controllare il problema a livello sistemico: “Lo abbiamo fatto per trent’anni con successo”, senza accorgersi dell’ironia racchiusa in quell’affermazione.

 

3.

Spannaus è intervenuto ad una conferenza tra Diouf, Moon, Zoellick e i presidenti del Programma Alimentare Mondiale e dell’IFAD. “Sono un giornalista dell’Executive Intelligence Review di Lyndon LaRouche. Si discute molto dell’importanza dell’intervento coordinato nell’affrontare la crisi. Tuttavia, c’è una grande contraddizione: contemporaneamente viene incoraggiata la liberalizzazione dei commerci, in linea con il Doha Round dell’OMC. Riporto il punto di vista di alcune delegazioni delle nazioni in via di sviluppo: molti vedono questa politica di liberalizzazione dei commerci come una continuazione della politica dell’FMI e del colonialismo, cioè esportare nei mercati ricchi. In Europa è vivace la difesa della Politica Agricola Comune. Non sarebbe meglio lavorare assieme ad una politica che garantisse gli investimenti e l’autosufficienza alimentare, abbandonando la politica di mercato, che è soggetta alla speculazione e alla distorsione finanziarie, e riportando ordine in un caos da essa creato?”

Diouf ha risposto in modo appassionato, soprattutto a favore dei Paesi a basso reddito procapite. Tuttavia, verso la fine, non ha osato sfidare le “regole del gioco” che altri, in questi giorni hanno, per così dire, seminato nei locali della FAO. Per Diouf mancano gli investimenti, la tecnologia, gli incentivi e le infrastrutture, tanto che quelle nazioni non riescono a produrre in modo efficiente. Alcune nazioni impiegano soltanto il 2-4% della popolazione per la produzione e l’esportazione; altre hanno il 60-80% della popolazione addetta all’agricoltura, ma non arrivano comunque a produrre abbastanza. Servono sementi e fertilizzanti. Servono più investimenti. Tutto questo costituirebbe il “lato dell’offerta”, ma servirebbe anche il “lato della domanda”. Rimane la questione di come far sì che la domanda e l’offerta di incontrino. Vi sono anche alcuni problemi, rappresentati dai sussidi, dalla tariffe protettive, dai brevetti sulle sementi, che impediscono questo incontro. La questione è dunque complessa per Diouf, e non si può semplificare troppo. In termini di priorità, crede sia importante incentivare la semina, in modo da aiutare le nazioni ad affrontare immediatamente la crisi.

 

4.

Alla conferenza di Hafez Ghanem, assistente del direttore generale della FAO sui i prezzi alimentari, le loro cause, conseguenze e soluzioni, Clément Satger del LYM francese, gli ha chiesto: “Sono parte del movimento di LaRouche. Lei parla della sicurezza alimentare, ma i prezzi oggi sono decisi a Londra o in altri mercati finanziarii. In questo modo, non possiamo aver alcun controllo. Non sarebbe necessario impedire la speculazione sul cibo, in modo da evitare la crescita dei prezzi?”

Ghanem lo ha ringraziato della domanda, dicendogli di aver appena parlato della questione nella tavola rotonda precedente, e ricordando di aver dimenticato di riferirne in quel momento. Ha detto che la speculazione ha sì un impatto sui prezzi, ma non ne è la causa principale. Questa sarebbe da ricercare, ha addotto, nel decennale rallentamento della crescita della produttività agricola.

L’ultimo incontro della giornata è avvenuto con Jim Butler, vice direttore della FAO, il quale ha riconosciuto ai giovani del LYM il merito di aver messo in circolo delle “domande davvero buone”. Provenendo dal Texas, è stato deliziato da un riferimento fatto dai giovani del LYM al grande Henry Wallace, valente braccio destro di Franklin Delano Roosevelt. È stato visibilmente felice di ricordare come con Wallace avesse discusso del concetto rooseveltiano di “secolo dell’uomo comune”, passando a discorrere di come ora esso sia tenuto in vita dal’organizzazione di Lyndon LaRouche.

 

5 giugno 2008

Josette Sheeran, direttrice esecutiva del Programma Alimentare Mondiale (WFP, in inglese), durante la conferenza “toccata” da Clément Satger ha detto che a causa dell’aumento dei prezzi la sua organizzazione ha dovuto acquistare il 40% di cibo in meno, rispetto all’anno passato. Satger ha ricordato alla Sheeran come Lyndon LaRouche abbia assimilato il fenomeno odierno alla crisi iperinflattiva di Weimar, tanto che un numero crescente di politici e leader sta chiedendo una Nuova Conferenza di Bretton Woods in modo da regolare il sistema produttivo mondiale ed evitagli le noie della speculazione. Ricevendo poi una copia della rivista EIR e l’appello di Helga Zepp-LaRouche per il raddoppio della produzione alimentare, la Sheeran ha detto con un’aria di ammirata sorpresa: “Avete più giornalisti voi qui, che il New York Times!”, aggiungendo di aver assistito a più interventi da parte del LYM.

Oltre a questo intervento, molti sono stati gli incontri con i delegati e altri interventi pubblici.

Sono stati stabiliti così alcuni contatti: ad esempio, con un funzionario della Segreteria per la Pianificazione della Repubblica delle Filippine, entusiasta dell’idea di sopprimere l’OMC, oppure con un esponente della Coalizione Nazionale delle Fattorie a Conduzione Famigliare (NFFC, in inglese).

Molte ONG presenti sembrano in disappunto per il modo con cui il summit sta procedendo. Un Brasiliano del FIAN, per esempio, durante un’assemblea è giunto a definirlo un “crimine contro l’umanità”. Al che, Pusch ha iniziato ad applaudire, trascinando con sé il resto del pubblico. Poi è intervenuto, dicendo: “Bene, Lei dice che questa crisi alimentare è un crimine contro l’umanità, e mi trova d’accordo; è vero, e altre persone – come Jean Ziegler – hanno espresso questo pensiero. Ora, un crimine richiede tecnicamente un’intenzione, e molti delegati hanno parlato di “politica coloniale” della liberalizzazione dei commerci e di ideologia liberista. Pensa che potrebbe svilupparsi un movimento di nazioni del mondo arretrato, così come accadde con il Movimento dei Non Allineati negli anni ’70 per far fallire le politiche imperiali dell’OMC e di simili istituzioni?” In risposta, l’uomo è stato piuttosto evasivo, dicendo: “Sì, potrebbe succedere, ma non è ancora accaduto, perché tutto si diluisce nelle solite questioni di ONG rappresentative dei popoli, di via campesina, ecc.” Ha ricevuto un po’ del nostro materiale, acconsentendo a rimanere in contatto, e contento di aver discusso con Pusch direttamente in portoghese.


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