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Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà
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I paladini della speculazione

1 luglio 2008 – A seguito delle iniziative parlamentari negli USA e delle proposte di diverse nazioni di porre fine alla speculazione sulle commodities, diversi elementi della comunità finanziaria si sono fatti avanti per difendere la speculazione finanziaria e negare che il rialzo dei prezzi del petrolio e delle commodities sia dovuto ai derivati ed al mercato dei future.

Caso esemplare è Antonio Martino, esponente dell’ultra liberista Società Mont Pelerin e grande amico di Michael Ledeen. Il 24 giugno ha pubblicato un commento su Libero intitolato “Caro Tremonti, io dico: viva gli speculatori”. Martino ha risposto alla proposta che Tremonti ha presentato al vertice dei ministri degli Esteri del G8, di limitare la speculazione aumentando i margini di deposito obbligatorio sui contratti future. Per Martino il fenomeno della speculazione “non è affatto necessariamente nocivo”. “L’unico modo in cui si possa guadagnare a questo mondo consiste nel comprare a poco e vendere a molto ... Questo è evidente.” Poiché la teoria dice che gli speculatori acquistano quando c’è molta domanda ed i prezzi sono bassi, e vendono quando c’è scarsità ed i prezzi sono alti, “l’effetto netto della speculazione è quindi stabilizzante” e ancora “è da ritenersi eccezionale la speculazione destabilizzante”. Infine “Questa lunga e spero semplice premessa serve per mostrare come sia insensata l’idea diffusa secondo cui l’alto prezzo del petrolio sia dovuto alla speculazione - «ci sono più contratti che barili», ha sentenziato con grande sicumera il nostro impareggiabile ministro dell’Economia - perché, a meno di sostenere che gli speculatori siano autolesionisti, non si vede perché dovrebbero acquistare quando il prezzo è alto (in attesa di poter vendere quando sarà più basso?).”

Gli speculatori sul mercato dei future non fanno che anticipare il prezzo futuro, costringendoci a mobilitarci prima alla ricerca di rimedi. “Ancora una volta siamo in presenza di una attività socialmente benefica: gli speculatori, arricchendosi, fanno anche il nostro interesse.”

Evitando di cadere in simili abissi di sciocchezza, il governatore della BCE ha tentato di negare che sia la speculazione a provocare l'aumento dei prezzi. Il 25 giugno Jean-Claude Trichet è stato interrogato dal parlamentare europeo Robert Goebbels, socialista lussemburghese della Commissione Finanze, sul ruolo della speculazione finanziaria nell’aumento dei prezzi. Trichet ha risposto che la causa va ricercata in “una domanda molto, molto attiva” da parte dei mercati emergenti, nei i limiti dell’offerta e "non direi speculazione, ma ricollocamento dei portafogli internazionali verso le commodities”. “Non credo che la speculazione sia la prima responsabile di ciò che stiamo osservando”, ha detto Trichet. “Le questioni principali dipendono dall’offerta e dalla domanda”.

Il Financial Times riferisce che Trichet ha anche criticato la proposta di limitare le trattazioni finanziarie delle commodities, promossa da Tremonti e dal ministro delle Finanze austriaco Wilhelm Molterer. “Il problema non è il mercato dei future da solo” ha detto Trichet. “Il problema è che si tratta di una ricollocazione completa dei portafogli che in generale conferisce maggior peso alle commodities”. Trichet ha però dimenticato di dire che questa “ricollocazione” è stata possibile soltanto come conseguenza delle grandi iniezioni di liquidità nel sistema effettuate da lui stesso e dagli altri banchieri centrali.


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