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Fannie e Freddie segnalano l'imminente esplosione del sistema

16 luglio 2008 - La crisi delle due finanziarie USA Fannie Mae e Freddie Mac non deve essere vista come la crisi di questi due enti, ma come il collasso concentrato dell'intera bolla globalizzata del debito creata da Alan Greenspan. Esso segnala l'arrivo dell'esplosione totale del sistema finanziario.

Fannie e Freddie sono il soprannome della Federal National Mortgage Association e della Federal Home Loan Mortgage Corporation, due finanziarie che godono dello status di GSE, Government-sponsored Enterprises, che acquistano e garantiscono mutui immobiliari. Fannie fu creata nel 1938 da F.D. Roosevelt, mentre Freddie nacque nel 1970. Assieme, esse rappresentano oltre il 50% dell'intero mercato ipotecario americano, con un portafogli di oltre 5.200 miliardi di dollari. La loro gigantesca esposizione nel mercato delle cartolarizzazioni, con il risultante effetto leva del debito, non corrisponde alla funzione definita per Fannie Mae nel New Deal di Roosevelt. Invece, i due enti sono stati violentati dal capo della Federal Reserve, Alan Greenspan, che li ha usati per creare le enormi bolle immobiliari a partire dal 1990.

Ora che le bolle sono scoppiate, le due finanziarie hanno subito ingenti perdite e sono praticamente insolventi. Il loro valore azionario è sceso ai minimi quindicennali, e non è finita qui. Il costo dei finanziamenti è salito di due punti sopra i titoli del Tesoro, cosa che non ha precedenti. Di fronte al disastro, il governo USA ha annunciato domenica 13 luglio che, in vista dell'asta dei titoli di Freddie Mac il giorno successivo, sia Fannie che Freddie avrebbero ottenuto accesso illimitato allo sportello di sconto della Fed (questo sportello è stato aperto per la prima volta di recente anche alle banche d'affari, a seguito del salvataggio di Bear Stearns). E il Tesoro ha ricevuto l'autorizzazione all'acquisto dei bonds e delle azioni di Fannie e Freddie nel caso di un crollo degli acquisti privati.

Questo annuncio ha fatto seguito alle dichiarazioni dell'ex presidente della Fed di St. Louis, William Poole, che, in un'intervista a Bloomberg News il 9 luglio, ha dichiarato che "Il Congresso deve riconoscere che questi enti sono insolventi e che ne continua a permettere l'esistenza come bastioni di privilegi, finanziati dai contribuenti". Successivamente, Poole ha detto al New York Times che "stiamo potenzialmente assistendo ad una crisi e non possiamo permettere che scoppi. Il governo deve intervenire". L'EIR ha poi appreso che Wall Street ha insediato una "Unità di crisi" per far sì che l'intervento pubblico vada a salvare gli speculatori e non la popolazione, in pratica il contrario del tipo di misure, come il "Firewall", che propone LaRouche. L'unità di crisi, riferiscono le fonti dell'EIR, è gestita dalla Morgan Stanley.

Un altro fattore che ha contribuito al diffondersi del panico negli Stati Uniti è stata la decisione, presa l'11 luglio, di chiudere la banca IndyMac a causa di illiquidità e trasferirne la gestione alla Federal Deposit Insurance Corporation. Si tratta del secondo più grande fallimento bancario da quello della Continental Illinois nel 1984. Le autorità hanno cercato di calmare i risparmiatori, senza troppi risultati. Secondo il Los Angeles Times, IndyMac ha almeno un miliardo di dollari di depositi non coperti dall'assicurazione FDIC, che riguardano circa 10 mila risparmiatori.


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