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Soufflé Obama, ovvero
Perché in Germania le masse sono inclini a farsi sedurre dai “leader carismatici”?

Dichiarazione di Helga Zepp LaRouche
Fondatrice e presidente dello Schiller Institute e presidente del Movimento Solidarietà tedesco


25 luglio 2008

I cuochi sanno quanto sia difficile estrarre un soufflé dal forno senza inghippi; se gli ingredienti non sono stati ben dosati, o se la temperatura è un po’ troppo alta, o troppo bassa, lo sfornato collassa in un mucchio appiccicoso. Immaginate un soufflé gonfiato con aria calda, in procinto di squagliarsi: questa è una buona immagine del discorso pronunciato da Barack Obama davanti alla Colonna della Vittoria di Berlino, il giorno 24 luglio 2008.

Il candidato è tutta immagine e poca sostanza; ciò che i suoi consiglieri hanno mescolato per comporre il discorso pronunciato, oltre alla solita aria fritta retorica, è quasi indistinguibile dalle politiche dell’attuale amministrazione Bush-Cheney: la lotta al terrorismo, in cui l’Europa deve impegnarsi maggiormente; il rafforzamento di un’Unione Europea al servizio delle missioni internazionali (egli ha nominato specificamente il Sudan, lo Zimbabwe e la Birmania); l'aumento delle truppe europee da impiegare in Afghanistan; maggiore “assistenza” europea nell’impresa irachena. In breve, si tratta dell’agenda imperiale al completo. Questo non deve sorprenderci, poiché egli ha già promesso al pubblico britannico, nella sua recente conferenza transatlantica via internet, che migliorerà la “relazione speciale” tra inglesi e americani ben oltre i livelli raggiunti finora (pensate: dal duetto Blair-Bush), e che, in futuro, permetterà ai britannici di assumere il comando più frequentemente di prima. Ricordiamoci, inoltre, delle sue affermazioni al congresso dell’AIPAC: Gerusalemme deve rimanere la capitale di Israele, e deve rimanere indivisa; si tratta di una posizione degna del leader del partito Likud Benjamin Netanyahu.

Non è il discorso di Obama, tuttavia, che ci deve sbigottire; dopotutto non ha incluso alcuna novità, ad eccezione del passaggio sul ponte aereo di Berlino dal 1948 al 1952, riferimento che chiunque avrebbe potuto sfoderare. La cosa più inquietante è che le masse convenute non abbiano imparato molto dalla storia, e che, riunite come in uno dei raduni di Norimberga dalla roboante campagna di propaganda, dimostrano una fatale inclinazione a scivolare in uno stato maniacale, indipendentemente dal fatto che sul podio salga un Hitler, un Gorbaciov nel suo tour tedesco, un Dalai Lama, oppure il Soufflé Obama. Nonostante il fatto che, lungo il "miglio dei tifosi" che unisce la Porta di Brandeburgo alla Colonna della Vittoria, gli spettatori, questa volta non convenuti per una “Love Parade” o per una partita di pallone del campionato mondiale, ma per la pop star Obama, siano sembrati più tranquilli che in altre occasioni, dobbiamo concludere che la propensione delle masse tedesche alla seduzione è davvero un sintomo sinistro.

Il sintomo è preoccupante, poiché con Obama l’apparenza e la realtà sono abissalmente distanti e il suo “carisma” è pura finzione mediatica. Leggiamo quanto scritto su Der Spiegel Online del 19 luglio 2007, intitolato “Obama Unplugged” [1]:

“Per alcuni il candidato presidenziale Barack Obama sembra il salvatore della politica americana. Ma partecipare ad un suo comizio provoca un sobrio risveglio: il senatore dell’Illinois non è all’altezza del mito che i suoi collaboratori stanno cercando di creare”. In un discorso ad un piccolo gruppo di elettori pronunciato nel quartiere di Anacostia a Washington D.C., Obama si mostra diverso dal prodotto per cui è venduto. “L’immagine ha le gambe corte. Il pubblico di Anacostia lo sa bene – ha conosciuto l’Obama 'senza corrente'. Sovraccaricato dall’aspettativa, Obama sale sul podio e parla in modo legnoso. Si limita a parole compiacenti."

Successivamente, il presidente del DNC Howard Dean ha consegnato la macchina dei preparativi della Convention democratica a Denver, alla società di consulenza britannica WPP, e alla sua filiale Dewey Square Group. Da allora, i media hanno marciato al passo d’oca, in un modo inedito sin dai tempi di Goebbels, per diffondere l’immagine dell’“Obama carismatico”, anche se egli non ha promesso alcunché, finora, se non il “cambiamento”. Ma il “cambiamento” ha un doppio significato nella lingua inglese, e Obama si qualifica piuttosto come il “candidato degli spiccioli”.

Nel frattempo, i suoi dirigenti hanno messo a segno un altro colpo: con 5 milioni di dollari, Obama sarà tra i finanziatori del reportage della NBC sui giochi olimpici, e i suoi annunci elettorali saranno diffusi durante le pause televisive. Per una persona che ha incassato 52 milioni di dollari di contributi elettorali nel solo mese di giugno, si tratta di “spiccioli”, non vi pare? La promessa precedente di Obama di limitare le sue spese elettorali al fine di ricevere il finanziamento federale è stata disattesa da lungo tempo, preferendo egli una spesa illimitata. Come si può vedere dai documenti della Commissione Elettorale Federale, tra i suoi sostenitori sono presenti alcune “locuste” finanziarie.

Anche se Hillary Clinton è emersa dalle primarie con 18 milioni di voti, più di ogni altro candidato della storia del partito democratico, anche se ha vinto in gran parte degli Stati cruciali per sconfiggere John McCain, e anche se ha portato a casa delle vittorie impressionanti nelle primarie finali, i media continuano a promuovere Obama senza sosta. Ma la vera intenzione di far ascendere Obama era sabotare la campagna di Hillary; non di farlo eleggere presidente.

Ciò di cui i tanti adolescenti, in marcia nel centro di Berlino verso la Colonna della Vittoria, non si sono resi conto, è che molti sostenitori di Obama della prima ora, negli Stati Uniti, si sentono traditi: la macchina di Obama ha sostituito i leader di partito locali afroamericani con burocrati di partito dell’establishment. Per tutta risposta sono sorte numerose nuove organizzazioni che chiedono una Convention aperta ed un voto palese sulla nomina di Hillary Clinton.

A Berlino, i sostenitori di una di queste organizzazioni, il PUMA (Party Unity My Ass, come dire: al diavolo l’unità di partito), hanno distribuito dei volantini in cui si chiede esplicitamente una Convention aperta del Partito Democratico. Il servizio di sicurezza di Obama li ha confiscati, non solo dalle mani degli organizzatori del PUMA, ma anche di quelli del pubblico mentre passava attraverso i cancelli di sicurezza. Questo basti per pesare il “cambiamento” mirabolante di Obama.

Per il discorso di Berlino, gli strateghi elettorali di Obama avevano contato sull’effetto “liberiamo la coda del cane”. Il cane, si sa, è felice se qualcuno, dopo averlo trascinato per la coda a lungo infliggendogli molto dolore, alla fine lo libera. Non serve molto per capire che la gente dell’intero globo sarà felice, non appena Bush e Cheney saranno scomparsi dalla Casa Bianca. Ma, come abbiamo già indicato, il nuovo pacchetto regalo “Obama” contiene la stessa roba.

Finora, in nessun luogo – non negli Stati Uniti, né a Berlino, né altrove – Obama si è mai pronunciato sul crollo del sistema finanziario, né dell’insolvenza delle gigantesche società finanziarie Freddie Mac e Fanny Mae, le cui sofferenze vengono semplicemente prolungate dalle illimitate iniezioni di liquidità da parte della FED. Obama, la cui scarsa conoscenza della complessa situazione strategica non potrà essere sanata in poche settimane, con lezioni accelerate, non sembra offrirà alcuna risposta alla crisi sistemica, proprio mentre questa si aggrava. Il fatto che gli strateghi elettorali di Obama rifiutano di permettere una Convention aperta del partito, la dice tutta su quanto siano poco sicuri della vittoria del loro assistito. Se otterrà la nomina, sarà senza alcun effetto sulla crisi sistemica che va aggravandosi.

Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi gli eventi dimostreranno che la sua immagine di “nuovo Kennedy” o “nuovo Martin Luther King” non è altro che pubblicità ingannevole – o un soufflé venuto male, pronto a sgonfiarsi non appena venuto a contatto con l’ambiente non protetto, fuori dal forno. Possiamo soltanto sperare che i suoi ammiratori europei comincino ad imparare, e che la loro “adorazione quasi religiosa di un putativo salvatore”, come è stata descritta da Der Spiegel Online, sia sostituita da una comprensione più profonda della politica.


[1] Spiegel Online International, Obama Unplugged, di Gabor Steingart, da Washington, D.C.


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