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Per il principe Carlo la soluzione alla crisi alimentare è il genocidio

20 agosto 2008 (MoviSol) – Mentre i prezzi degli alimenti crescono in tutto il mondo e cresce il numero di popolazioni minacciate dalla fame, il principe Carlo d'Inghilterra lancia una nuova crociata contro l'aumento della produzione di cibo, colpevole di "disastri ambientali". Il principe, fedele alla tradizione genocida del padre, ha detto che i cereali geneticamente modificati, indicati dagli scienziati come potenziale soluzione alla crisi alimentare perché in grado di aumentare le rese delle coltivazioni, dovrebbero essere vietati. In un'intervista al Telegraph del 13 agosto, Carlo ha dichiarato: "Se si pensa che la cosa in qualche modo funzioni, grazie ad una forma dopo l'altra di ingegneria genetica, allora non ci sto, poiché è garantito che causerà il più grande disastro ambientale di tutti i tempi".

Il principe è stato attaccato da molti politici e perfino dal Financial Times. Phil Wills, presidente della Commissione Parlamentare sulla Scienza che riunisce tutti i partiti del Regno Unito, ha detto: "La sua mancanza di comprensione scientifica e la sua volontà di condannare milioni di persone alla fame nelle aree come l'Africa subsahariana è assolutamente sconsolante". Des Turner, esponente del Partito Laburista e membro di quella commissione, ha definito "luddista" il suo comportamento: "Il principe Carlo ha un modo di presentare le cose del tutto sbagliato".

Il Financial Times, nell'editoriale del 14 agosto scorso intitolato "Una confusione regale", evidenziando il contesto di impennata dei prezzi, di crisi alimentare, di dimostrazioni di piazza, argomenta: "Il principe sbaglia a rifiutare la necessità di trovare dei modi di aumentare la produzione agricola". Quindi continua: "Egli dovrebbe lasciarsi guidare dalla scienza, non dalla superstizione. 'Date loro delle brioche biologiche' non è la soluzione all'incremento dei prezzi alimentari".

Sottolineando queste affermazioni, un rapporto dell'ONU appena pubblicato dice che i prezzi dei fertilizzanti sono quasi raddoppiati; in alcuni casi sono cresciuti, addirittura, del 500% in quindici mesi. I più colpiti sono i coltivatori di sussistenza, che non possono trasferire i costi ai consumatori. In India, in Vietnam, in Kenya, in Nepal, in Nigeria, in Egitto, in Pakistan e a Taiwan, negli ultimi mesi, si sono già avute delle dimostrazioni di piazza piuttosto animate. Il Guardian riferisce che il fosfato diammonico, venduto a 250 dollari/ton nel gennaio 2007, è ora sul mercato a 1230 dollari/ton. I fertilizzanti a base di potassio sono cresciuti da 172 a 500 dollari/ton; quelli a base di azoto dai 277 ai 450 dollari/ton.


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