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L’UE di nuovo bocciata in economia

17 settembre 2008 – Il consiglio dei ministri finanziari europei (Ecofin), riunito a Nizza il 12 e 13 settembre, ha nuovamente respinto l’adozione delle misure necessarie per una vera ripresa economica, sebbene il ministro dell’economia Giulio Tremonti abbia presentato una proposta che prevede l’erogazione del credito necessario per grandi investimenti nelle infrastrutture pubbliche, compresa l’energia. L’Ecofin si è limitato a stabilire un “gruppo di studio” che ne vaglierà la fattibilità, e che farà sapere alla fine dell’anno.

Al Forum Ambrosetti tenutosi a Cernobbio il 7 settembre, Tremonti ha proposto di utilizzare la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) per lanciare un grande piano di investimenti pubblici in Europa. “L'economia è in crisi e lo vediamo ovunque in Europa: solo un grande piano di investimenti pubblici può far uscire l'Unione dalla crisi globale”, ha detto Tremonti. Fondata nel 1958, la BEI ha come azionisti i 27 paesi membri dell’UE, in proporzione alla rilevanza di ciascun paese. Germania, Italia, Francia e Regno Unito hanno ciascuno il 16,1% delle azioni. La Spagna il 9,7%, il Belgio e l’Olanda il 4,4% giù fino a Malta che ha lo 0,04%.

Il Consiglio dei governatori è composto dai ministri delle finanze degli stati membri. Il suo capitale ammonta attualmente a 164,8 miliardi. Mentre Tremonti ha proposto di costituire l’equivalente di un istituto "sovrano" europeo, la BEI, in base al suo stesso statuto, sarebbe uno strumento di cooperazione tra i governi nazionali e non un organismo sovrannazionale. Indipendentemente dalla realizzabilità, l’intento della proposta è buono: creare credito pubblico per le infrastrutture pubbliche secondo un'impostazione rooseveltiana.

Se l’Italia fosse un paese sovrano, la proposta di Tremonti sarebbe già politica nazionale. Invece il sistema da Torre di Babele dell'UE proibisce ai paesi membri di creare credito produttivo. Intanto però aumenta il consenso a favore dell’eliminazione di tale camicia di forza affinché si crei un budget degli investimenti di capitali per finanziare gli investimenti, ma il cambiamento del sistema richiede il consenso di tutti i paesi membri dell’UE. Così all’oligarchia basta controllare un solo governo per bloccare lo sviluppo dell’intera Eurozona. Il Trattato di Lisbona non migliorerà, bensì peggiorerà la situazione. Il credito pubblico a responsabilità nazionale va ripristinato, pena il collasso del sistema.

A Nizza si è vista la negazione della realtà. Il quotidiano “Il Sole 24 Ore” ha riferito una dichiarazione del 12 settembre di Peer Steinbrück, ministro delle finanze tedesco: “In generale non siamo favorevoli a qualsiasi cambiamento strutturale delle istituzioni europee, come la BEI”.

Quindi, invece della proposta Tremonti è stato adottato un altro piano per aumentare dai 5 ai 7,5 miliardi il credito che la BEI estende annualmente alla piccola e media impresa. In una conferenza stampa Tremonti ha spiegato di aver dovuto convincere Steinbrück che non è sua intenzione affondare il patto di stabilità. Ha ribadito che l’Europa ha bisogno di una politica di investimenti pubblici nelle infrastrutture, soprattutto per l’energia nucleare. A proposito della decisione Ecofin, Tremonti ha commentato che le reazioni europee “non sono istantanee”, ma “è meglio iniziare piuttosto che ritardare”.


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