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Londra detta all'Unione Europea la politica dei salvataggi

15 ottobre 2008 (MoviSol) – Il 13 ottobre, i paesi membri dell'Eurozona hanno adottato un "armamentario" modellato sulle misure adottate dalla Gran Bretagna la scorsa settimana. Il governo di Sua Maestà è intervenuto con un piano di mega-salvataggio di 500 miliardi di sterline (circa 625 miliardi di euro), una cifra che equivale a quasi il totale del bilancio statale. Il governo tedesco ha annunciato un piano simile che dovrebbe comportare un esborso di 570 miliardi di euro. Altri piani sono stati annunciati o preparati da Francia, Italia e altre nazioni.

Gli sforzi dei governi sono motivati ufficialmente dalla preoccupazione di proteggere la "stabilità" del sistema e di garantire i risparmi dei cittadini - preoccupazioni che possono essere credute solo in parte. In realtà, l'intenzione britannica che ha dettato il piano di interventi è impedire che il cancro del sistema, gli aggregati finanziari derivati, vengano cancellati o messi sul mercato, dove sarebbero immediatamente deprezzati del 90% o più. Questa è l'intenzione dietro la decisione di garantire i prestiti interbancari per 12 mesi, o di acquistare direttamente le obbligazioni emesse dalle banche. L'altra decisione dei governi, di acquistare direttamente azioni delle banche o nazionalizzarle, significa che il debito dei derivati diventa debito governativo. I salvataggi in stile britannico aumenteranno l'instabilità del sistema e i rischi per i risparmiatori.

Il governo britannico spenderà 50 miliardi di sterline (63 miliardi di euro) – e cioè l'equivalente di 2000 sterline per contribuente – per acquistare azioni bancarie. La metà è disponibile subito, il resto nel futuro se necessario. La prima banca ad essere stata nazionalizzata è la Royal Bank of Scotland, dove lo stato ha acquistato il 60% delle azioni. Altre due banche, Lloyds-TSB e HBOS, sono state fuse e lo stato ha acquistato il 40% delle azioni. In aggiunta, 250 miliardi (oltre 300 miliardi di euro) saranno messi a disposizione per sottoscrivere i debiti a medio termine delle banche. Nel frattempo, la Banca d'Inghilterra pianifica di iniettare altri 200 miliardi nei mercati, offrendo buoni del Tesoro in cambio di "rifiuti tossici".

Il tutto ammonta ad un debito potenziale di 500 miliardi di sterline, oltre un terzo del PIL, che raddoppia di colpo il debito pubblico britannico. Finora, sei banche oltre alle tre già menzionate, sono in lista di attesa per intervento d'urgenza. Si tratta di Abbey, Barclays, HSBC, Nationwide Building Society, DBS e Standard Chartered.

Il piano non funzionerà. È l'implicita monetizzazione di migliaia di miliardi di sterline, una bomba iperinflazionistica che rovinerà le finanze e la valuta britanniche. Lo stesso dicasi per i piani dell'UE. L'unica soluzione funzionante è la riorganizzazione bancaria sotto protezione dello stato, ma ciò non è nell'agenda europea.

La buona notizia è che i cosiddetti parametri di Maastricht sono ormai lettera morta. Per permettere i salvataggi bancari, le regole del Patto di Stabilità sono state di fatto sospese, con una misura approvata all'Ecofin del 6 ottobre. Un elemento centrale del Trattato di Lisbona si è frantumato, anche se per ora riguarda solo il settore bancario.

La decisione presa in precedenza dall'UE, di garantire i risparmi fino a 50 mila Euro per deposito, è una mossa che mira a impedire che iniziative nazionali, come quella irlandese, creino "squilibri" all'interno dell'Unione, ma alla prova dei fatti non c'è ancora un fondo di garanzia. La decisione irlandese di garantire tutti i depositi e gli attivi delle sei principali banche aveva provocato una enorme fuga di capitali dalla Gran Bretagna, poiché i risparmiatori sentivano i propri risparmi meglio protetti a Dublino che a Londra.


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