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Il cartello della droga e Soros alleati contro il Messico

13 novembre 2008 (MoviSol) - Con la disintegrazione del sistema finanziario e monetario mondiale, gli interessi finanziari di Londra sono intenti a consolidare il proprio controllo sulla produzione e il traffico di stupefacenti in America Latina. In Colombia, il presidente Alvaro Uribe ha opposto resistenza ai tentativi di legalizzare la produzione di cocaina e di trattare con i narcotrafficanti, e ha appoggiato la politica antidroga del presidente messicano Felipe Calderon, il cui paese si trova sotto attacco della mafia della droga appoggiata da George Soros.

Il 4 novembre è precipitato al centro di Città del Messico un Lear jet che portava a bordo il ministro degli Interni Juan Camilo Mourino e l'ex viceministro della Giustizia responsabile per la guerra alla droga, José Luis Santiago Vasconcelos. Sono morti tutti i passeggeri e l'equipaggio, assieme a molte persone che si trovavano sul luogo dell'impatto. Santiago Vasconcelos era da anni nel mirino del cartello della droga ed era sfuggito ad almeno tre attentati, nel 2004, nel dicembre 2007 e nel gennaio 2008.

Questo incidente ha tutte le caratteristiche di un raffinato attentato della mafia. Mourino e Santiago Vasconcelos erano stati a San Luis Potosi e stavano facendo ritorno nella capitale. Ad un certo punto, la torre di controllo ha perso il contatto con il Lear jet, che successivamente è precipitato al centro di Città del Messico, nell'ora di punta. Benché il governo abbia immediatamente sostenuto, senza convincere, che l'incidente è dovuto ad "errore umano", in Messico circolano voci insistenti su una vendetta della narcomafia. Il messaggio diretto al presidente Calderon è chiaro: "Siamo noi a comandare e non tu. Ora fai quel che ti diciamo".

Il contesto dell'incidente suggerisce questa conclusione. Esso avviene una settimana dopo che il governo ha arrestato i numeri due e tre della squadra di intelligence antidroga del ministero della Giustizia (SIEDO), per aver girato informazioni al cartello della droga di Sinaloa, in cambio di mezzo milione di dollari al mese a testa. Il repulisti ha coinvolto 30 tra agenti e funzionari, che tramite il SIEDO erano riusciti a penetrare persino l'unità antidroga dell'ambasciata americana.

Gli arresti sono stati annunciati il 27 ottobre e la settimana successiva c'è stata in tutto il paese un'ondata di omicidi collegati alla droga. In un sol giorno, il 3 novembre, sono state uccise 58 persone. Tra le vittime della narcomafia ci sono almeno 12 funzionari di polizia, compreso il comandante della polizia federale nello stato di Mexico, e il comandante della polizia di Sonora, vittima di un'imboscata nella città di confine di Nogales. In quest'ultimo caso è evidente che la mafia dispone di personale altamente addestrato e di tecnologia raffinata. Il comandante della polizia è stato colpito da un cecchino a grande distanza, che ha usato un potente fucile a guida laser. I sicari hanno poi lanciato bombe a mano per creare confusione e poter fuggire indisturbati.

Mentre fischiavano i proiettili, gli alleati di Soros in Messico si facevano avanti per dettare di fatto i termini della resa, sostenendo che la violenza cesserebbe se si legalizzasse il traffico di droga. Il 30 ottobre, il senatore René Arce, del partito di opposizione PRD, ha presentato un disegno di legge per "legalizzare la coltivazione, la produzione, il trasporto, il traffico, il trasferimento, la distribuzione, la vendita e il consumo di marijuana", secondo quanto riferisce il 6 novembre il quotidiano El Financiero. La legge di Arce autorizzerebbe anche "la coltivazione fino a cinque piante di cannabis per uso terapeutico personale, o per ornamento non commerciale in abitazioni private, e il governo potrebbe esportare la droga in conformità con leggi nazionali e internazionali", riferisce lo stesso quotidiano.


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