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Discussa la ‘riorganizzazione fallimentare’ di LaRouche al seminario dell’Italia dei Valori

14 novembre 2008 (MoviSol) - Si allarga in Italia la discussione della nuova Bretton Woods come proposta da Lyndon LaRouche. L’Italia dei Valori ha sponsorizzato un seminario alla Camera dei Deputati a Roma il 12 novembre intitolato “Crisi finanziaria globale: proposte per il G-20”. Pur senza riconoscere la fonte, i relatori sono stati chiamati ad affrontare un concetto centrale posto da LaRouche, quello della riorganizzazione fallimentare dell’intero sistema. Infatti l’invito riprende esplicitamente questa idea, dicendo che “occorre intervenire globalmente con i metodi del curatore fallimentare, proteggendo le parti sane e congelando le parti ‘tossiche’”. Il seminario ha poi discusso il problema dei derivati e il concetto della nuova Bretton Woods più in generale.

A pochi giorni dall’incontro del G-20 a Washington, diventa sempre più chiaro che non ne uscirà alcuna soluzione in grado di frenare la crisi. Bush e Paulson sono ancora al comando, e si guardano bene dal mettere in discussione la legittimità dei titoli speculativi, che continuano a mietere vittime ogni giorno tra le banche e le grosse società a livello internazionale. E finora gli incontri multilaterali si sono allineati con la linea della City di Londra: più poteri al Fondo Monetario Internazionale, “regole condivise”, ma niente riorganizzazione vera del sistema.

Tra i relatori al Seminario dell’Idv troviamo nomi come Luigi Spaventa, Bruno Tabacci e Giorgio Benvenuto, oltre ad alcuni parlamentari che hanno collaborato con il movimento di LaRouche anche recentemente, indicando un chiaro orientamento di almeno una parte dei presenti.

Qualche partecipante si è chiesto perché gli organizzatori non abbiano voluto coinvolgere direttamente il movimento di LaRouche, viste le iniziative pubbliche che questi hanno recentemente tenuto in Italia con numerosi parlamentari e anche con il Ministro dell’Economia Tremonti. Perfino il Corriere della Sera ha riconosciuto pubblicamente la paternità di LaRouche per quanto riguarda la Nuova Bretton Woods.

Oltre alla nota mancanza di coraggio riscontrabile nella classe politica italiana (e di numerosi Paesi), una possibile risposta viene dalle contraddizioni evidenti nelle recenti iniziative dell’Italia dei Valori in merito alla crisi finanziaria. Infatti, appena una settimana fa, subito dopo l’elezione di Barack Obama alla presidenza USA, l’Idv ha annunciato pubblicamente le sue richieste alla nuova amministrazione. Pur utilizzando le parole “nuova Bretton Woods”, i principali rappresentanti del partito hanno indicato delle priorità molto più vicine alla “Britain” Woods di personaggi come Gordon Brown; cioè, misure che in realtà perseguono scopi diametralmente opposti a quelli riconoscibili nella tradizione di Franklin Delano Roosevelt e dei grandi leader del dopoguerra in Italia. Così nel comunicato dell’Idv troviamo la richiesta di una “Kyoto economica” per vigilare sull’economia mondiale, e perfino “la creazione di una moneta unica mondiale, che superi dollaro, euro, yen, rublo e yuan”; tutte misure che darebbero più poteri agli organismi sovranazionali e alle banche centrali, lasciando campo libero agli stessi centri di potere che hanno gestito e sfruttato la globalizzazione per evitare che le nazioni sovrane possano cooperare nell’interesse della propria popolazione.

Inoltre, una mozione dell’Idv presentata al Senato (primo firmatario Lannutti) rifiuta esplicitamente il contesto di cooperazione internazionale indicato da Lyndon LaRouche come necessario per sconfiggere le forze dell’impero finanziario anglo-olandese. Essa chiede che Russia, India e Cina non siano coinvolte nella negoziazione dei nuovi accordi finanziari, cadendo così nella trappola di affidarsi soltanto alle trattative tra Europa e USA in cui Gordon Brown e i rappresentanti della Goldman Sachs negli Stati Uniti possono manipolare tutte e due le sponde dell’atlantico.

Dati questi problemi di impostazione significativi, un avvicinamento alle posizioni di LaRouche è sicuramente positivo ed auspicabile, ma come con tutte le svariate versioni della nuova Bretton Woods che circolano in questo periodo, c’è un’unica garanzia d’affidabilità: riconoscere la paternità della proposta originale, e cioè di chi ha previsto la crisi attuale e indicato i principii indispensabili per evitare un tracollo economico-sociale ben peggiore di quello degli anni 30, Lyndon LaRouche. Solo allora ci si può fidare di compagni di viaggio che altrimenti, dati i precedenti (vedi vicenda Alitalia), sollevano il legittimo dubbio di voler solo fare "caciara".


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