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LaRouche: "Perché gli accademici solitamente falliscono, in materia di economia"

2 gennaio 2009 (MoviSol) - Il 19 dicembre scorso il sito del LaRouche PAC pubblicava un saggio breve di Lyndon LaRouche sull'incompetenza degli accademici in materia di economia.

Il saggio si articola nei seguenti paragrafi:

  1. La mia esperienza
  2. L'economia vista come scienza
  3. Principe Filippo [d'Edinburgo]: un uomo o una bestia?
  4. La dinamica di Vernadskij e Leibniz
  5. Liberalismo: il caso di Paolo Sarpi
  6. Perché proprio Paolo Sarpi?
  7. La cultura e l'immortalità umana
  8. Il principio di Keplero, e il mio
  9. Il significato di "principio fisico"
  10. Il menzognero Galileo e lo stupido Cartesio
  11. Ecologia animale
  12. Il principio umano dell'economia fisica
  13. La simultaneità dell'eternità
  14. Il dominio spirituale della scienza fisica

Il saggio comincia così:

Cresce la costernazione della stampa internazionale e dei principali gabinetti di governo, dagli Stati Uniti fino alla Russia e alla Cina, passando per l'Europa centrale e occidentale. Su quei circoli albeggia, infatti, la consapevolezza di aver fatto quasi nulla di essenzialmente cruciale in merito al generale problema economico mondiale; se pur in modo riluttante, riconoscono ciò che previdi durante la mia videoconferenza internazionale del 25 luglio 2007.

Tra le potenze malvagie che sembrano ancora controllare alcune entità di governo mondiali, si fa strada ora una sensazione agghiacciante del fatto che, pur uccidendo il profeta, anch'esse potrebbero trovarsi a pezzi, a causa della profezia stessa.

Da allora, i rintocchi di una campana che segnalavano la tragedia globale di questo pianeta hanno cominciato ad echeggiare, prima in un posto, poi in un altro, quindi in un altro ancora, sempre più forte, avvinghiando l'intero pianeta nella morsa della sua crescente risonanza.

Da quel momento la crisi dovuta al crollo fisico, generale e globale del sistema monetario e finanziario internazionale non ha cessato di aggravarsi. Come un mostro cresce sempre più brutta, più ampia, si fa più profonda: le potenze del pianeta sembrano ora meno sicure si sé stesse, più disperate di quanto fossero un momento prima.

Come ho detto ripetutamente, sin dalla mia campagna presidenziale del 2000, nulla di simile si è mai visto. Nulla di comparabile nella storia è accaduto, se non risaliamo al punto di rottura del mondo medievale, causato da quel fallimento dei Bardi che causò la "nuova epoca buia" su scala europea. Ora la tragedia è su scala planetaria. Come ho detto ripetutamente, sin da allora, ciò che è andato maturando è una crisi generale del sistema finanziario e monetario mondiale, in ogni sua articolazione del pianeta.

Si capisce quando giunge il momento in cui, come accadde a coloro aggrappati in silenzio alle lance di salvataggio o galleggianti nelle acque del freddo oceano Atlantico, il Titanic sprofonda definitivamente sotto le onde.

Il 25 luglio 2007, con la stessa tempestività con cui i principali circoli politici dei governi americani, europei, asiatici, ecc. tentarono di negare la possibilità che la mia previsione si avverasse, si manifestò esattamente quel tipo di segnale premonitore di una crisi di rottura globale. Essenzialmente, non soltanto gli eventi hanno seguito le tappe da me caratterizzate durante quella videoconferenza, ma ognuno di essi s'è manifestato immediatamente dopo un fresco ed enfatico diniego della sua stessa possibilità, formalizzato dai governi principali del mondo.

Così, ora, prima del 20 gennaio, giorno dell'inaugurazione del nuovo Presidente degli Stati Uniti d'America, la crisi andrà accelerando, come una tempesta che ammassa nuvoloni minacciosi. Come nel caso del leggendario Titanic in procinto di affondare definitivamente, c'è tuttavia un momento di sospensione terribile; poco più tardi lo vedremo sprofondare sotto tutti i flutti del mondo.

Ironicamente, però, allo stesso tempo, anche oggi alcuni cercano di rispondere all'accumulo di prove convalidanti la mia previsione del 25 luglio 2007, con un curioso ed ostinato diniego. Nel momento in cui il Titanic ha già il ponte sotto le onde. Per quanto sia assurdo per essi, la stampa e i circoli di governo cercano ancora di negare quanto sta accadendo, rassicurandosi vicendevolmente: LaRouche non è un prodotto certificato delle facoltà di economia, di nessuna università.

In questo hanno ragione, e ne sono orgoglioso. Mi rifiuto di associarmi a chiunque sia tanto provatamente sciocco quanto coloro che passano per "dottori in economia", tra gli accademici odierni. Essi, nel frattempo, ad ogni occasione in cui possono ascoltare la propria voce in tema di crisi economica, sembrano essere sempre più terrorizzati dai loro tentati dinieghi della realtà.

In questi momenti, d'improvviso le minacce a me rivolte da coloro che vorrebbero essere miei critici, sembrano davvero meno sinistre che tragicamente stupide. Nel mondo sta arrivando un momento, non certo trionfante, ma simile a quello sperimentato da Noè sull'immensa e silenziosa distesa di acqua. La minacciosa tragedia globale coinvolge ora tutto il mondo: faccio appello a coloro che intendono ascoltare e agire di conseguenza.

Non sono un mago. Nella mia serie di successi predittivi non han posto i miracoli. Alla base delle mie corrette previsioni di lungo periodo c'è solo e soltanto scienza. Come dissi negli ultimi quattro mesi del 1971, ciò che con il nome di economia è stato insegnato, sia allora che più tardi, nella maggiorparte delle università, è semplicemente il risultato della crescente incompetenza in materia economica determinatasi sin dal giorno dell'inaugurazione del presidente Harry S. Truman.

Guardiamo indietro, ai tempi e ai luoghi in cui cominciò la presente tragedia.

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