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Soros punta sulla conferenza ONU di marzo

12 febbraio 2009 (MoviSol) - Le reti di George Soros hanno lanciato una mobilitazione su vasta scala per cambiare le Convenzioni dell'ONU sulla droga, che bandiscono ogni aspetto del traffico degli stupefacenti. L'obiettivo immediato dei loro sforzi è il vertice della UN Commission on Narcotic Drugs, dall'11 al 20 marzo a Vienna, che pubblicherà un rapporto sul progresso fatto in dieci anni, dalla Seduta Speciale sulle Droghe Illecite dell'Assemblea Generale dell'ONU (UNGASS) nel 1998.

A quel tempo, George Soros lanciò personalmente una campagna contro l'UNGASS, lanciando un appello per porre fine alla guerra alla droga che fu firmato da centinaia di "utili idioti" e fu pubblicato in un annuncio a due pagine sul New York Times in apertura della seduta. Invece che ascoltare i consigli di Soros, l'UNGASS si concluse con una dichiarazione politica all'insegna dello slogan "Un mondo libero dalla droga - possiamo farlo", che chiedeva l'eliminazione o la riduzione significativa della coltivazione, dell'offerta e della domanda di droga entro il 2008.

Ora, nel tentativo di fare una breccia alla conferenza di Vienna, le truppe di Soros hanno lanciato una campagna di propaganda internazionale alla ricerca di un "consenso" a favore della legalizzazione della droga, motivata da una serie di pretesti. Uno di questi è la cosiddetta "riduzione del rischio", secondo cui sarebbe impossibile proibire di consumare droga a chi vuole, per cui gli sforzi dovrebbero concentrarsi sulla riduzione dei pericoli e dei rischi (aghi puliti ecc.). Questa campagna sostiene falsamente che la delegazione americana attualmente a Vienna - che si oppone all'inclusione del "controllo del rischio" - sia un lascito dell'amministrazione Bush, che porterebbe avanti una linea diversa da quella dell'amministrazione Obama. In realtà, questa affermazione è falsa, come ha riferito allo Strategic Alert Susan Doman, portavoce della delegazione americana a Vienna. Non c'è differenza tra la posizione negoziale della delegazione USA e quella dell'amministrazione Obama, con cui la delegazione è in costante contatto.

Altre fonti diplomatiche di Vienna riferiscono che la lobby della "riduzione del rischio" sarebbe specialmente attiva presso altri "paesi anglofoni", e avrebbe intenzione di "legittimizzare" l'idea introducendola nella dichiarazione. Fin dal 1998 (amministrazione Clinton), la posizione USA è quella di considerare la "riduzione del rischio" un appoggio indiretto alla legalizzazione.

Sia il quotidiano inglese Guardian del 31 gennaio che l'International Herald Tribune del 4 febbraio hanno pubblicato editoriali che attaccano il team dei negoziatori USA, sostenendo che esso non sarebbe al passo con la presunta posizione di Obama, spingendosi fino ad affermare che "la delegazione americana si sta alienando gli alleati". Sempre sul Guardian , lo stesso tema è stato sollevato il 2 febbraio, in un articolo che cita due sorosiani britannici, Mike Trace (vice presidente della Beckley Foundation, finanziata da Soros) e Danny Kushlick, direttore della Transform Drug Policy Foundation e membro del consiglio esecutivo della International Harm Reduction Association.

Ciononostante, la lobby filo-legalizzazione non è molto fiduciosa, dato il semplice fatto che il traffico di droga è incompatibile con la sopravvivenza delle nazioni, e le decisioni al vertice di marzo saranno prese dai governi, non dalla palude delle organizzazioni non governative finanziate da Soros.


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