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Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà
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Bilancio del G8 agricolo

30 aprile 2009 (MoviSol) - Per la prima volta, i ministri dell'Agricoltura del G8+8 (Argentina, Australia, Brasile, Cina, Egitto, India, Messico e Sud Africa) si sono riuniti in Italia dal 18 al 20 aprile. Il vertice ha portato una buona e una cattiva notizia. La buona notizia è che il ministro Luca Zaia è riuscito a discutere coi suoi colleghi di raddoppiare la produzione mondiale di cibo aumentando la produzione sia nel settore avanzato che in quello in via di sviluppo, di fermare la speculazione finanziaria sul cibo, di sicurezza alimentare, di limiti alla produzione di biocarburanti e al liberoscambismo. La cattiva notizia è che siamo ancora lontani da un ribaltamento delle politiche della globalizzazione che minacciano le scorte mondiali di cibo.

La dichiarazione finale riflette un compromesso tra la posizione italiana e quelle di nazioni che ancora sostengono politiche liberiste. Riconoscendo che gli obiettivi della Dichiarazione del Millennio (raddoppiare la produzione mondiale di cibo) sono ancora lungi dall'essere raggiunti, la dichiarazione afferma che "si debba fare molto di più per aumentare la quantità e migliorare la qualità della produzione agricola e per dare a tutti la possibilità di avere accesso, economicamente e fisicamente, ad alimenti salubri e nutrienti".

Il passaggio sulla speculazione afferma: "Occorre monitorare ed effettuare ulteriori analisi sui fattori che, potenzialmente, possono determinare la volatilità dei prezzi delle materie prime agricole, inclusa la speculazione".

La dichiarazione difende i presunti "benefici della globalizzazione" e proclama un no al "protezionismo", auspicando una conclusione del Doha Round. La professione di fede liberista è attenuata dalla precisazione che la liberalizzazione degli scambi deve essere "equilibrata" e "basata sulle regole".

In una dichiarazione rilasciata all'EIR, l'esperto agricolo Giovanni Robusti, parlamentare europeo appartenente allo stesso partito del ministro Zaia, la Lega Nord, ha commentato che "il fatto stesso che 8 ministri agricoli delle maggiori economie del mondo siano riusciti a parlare di agricoltura tra di loro senza le mediazioni delle diplomazie dei rispettivi ministeri esteri é un grande risultato di cui va dato merito a Luca Zaia". Ci troviamo in un momento di "rivoluzione agricola tesa a produrre a pochi anni dalla precedente rivoluzione programmata per non coltivare", ha affermato l'europarlamentare della Lega.

Robusti ritiene che il ministro Zaia "non si aspettasse una risoluzione esecutiva. Magari la stampa sì, ma fa parte del gioco delle parti. A questo livello di rapporti, si legge tra le righe e si sviluppa soprattutto un rapporto diretto. E questo risultato c'é tutto." I "colloqui diretti e riservati" tra i responsabili dell'Agricoltura di 18 nazioni hanno sicuramente "consentito di conoscere e forse per alcuni anche condividere diverse strategie che devono essere tese a non perdere l'agricoltura sull'altare della corsa energetica. Nell'agricoltura non abbiamo bisogno di consumare per produrre, abbiamo il problema inverso e cioè quello di produrre di più per sostenere la richiesta di consumo".

Altre fonti hanno sottolineato come la strategia EU di proteggere i prodotti tipici con il marchio di qualità in un sistema globale di libero scambio è una strategia perdente. Per ottenere il riconoscimento del marchio si è concesso molto, forse troppo. Se solo si considera che in Germania il "Parmesan" è il 50% del mercato ci si rende conto di come sia condivisa la strategia del marchio. I cartelli alimentari che dominano i mercati mondiali non sono interessati al marchio, osservano gli esperti, che auspicano invece una strategia di accordi bilaterali basati su una "reciprocità positiva e non dispettosa".


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