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La Connection Britannica
nell'assassinio di Mattei

13 maggio 2009 (MoviSol) - In coincidenza con la riuscita fiction sulla vita di Enrico Mattei, andata in onda con gran successo di pubblico il 3 e 4 maggio, il quotidiano La Repubblica ha pubblicato un vistoso articolo a firma di Filippo Ceccarelli, sulle carte segrete del Foreign Office britannico su Mattei e sull'ENI. Le carte mostrano che Mattei viene visto come un grande pericolo per gli interessi coloniali britannici, fino alla vigilia del suo assassinio, il 27 ottobre 1962. Le carte, pubblicate dallo storico Giuseppe Casarrubea, non aggiungono fondamentalmente niente di nuovo a quanto pubblicate già nel 1995 dall'ex collaboratore di Mattei ENI Benito Livigni, ma assieme allo sceneggiato hanno destato un salutare interesse pubblico sulla verità storica che riguarda il nostro paese.

Ettore Bernabei, produttore della fiction L'uomo che guardava al futuro, ha dichiarato al Corriere della Sera che Mattei fu eliminato perché "colpiva interessi in Nord Africa, dove sosteneva i movimenti di liberazione dal colonialismo".

Uno dei documenti ripubblicati da Casarrubea, scritto dal funzionario del Foreign Office A.A. Jarrett il 7 agosto 1962, afferma che l'ENI "sta diventando una minaccia crescente agli interessi britannici, non nel senso commerciale... ma nel senso politico di far leva sulla latente sfiducia verso le imprese occidentali in molte parti del mondo".

In un altro rapporto dell'ambasciata britannica a Roma al Foreign Office datato 8 agosto 1961, si afferma che "Mattei può creare problemi per noi nel mondo arabo... Mattei intende entrare nel mercato africano". Per far ciò, egli è fiducioso che i paesi africani si liberino del colonialismo e "taglino i loro legami tradizionali con la Gran Bretagna. A quel punto, Mattei entrerà in scena".

L'ambasciatore Ashley Clarke scrive, in un rapporto segreto datato 27 settembre 1961, che i problemi sono non solo di natura commerciale, e cita il fatto che il governo iracheno ha avviato contatti con Mattei. Su richiesta del "governo di Sua Maestà", Clarke riferisce di aver esercitato pressioni sul governo Fanfani perché fermi l'intervento di Mattei in Irak.

Clarke fu sostituito poche settimane prima della morte di Mattei, ma non lasciò l'Italia. Fondò il "Venice in Peril Fund", precursore delle organizzazioni ambientaliste e testimone dell'appartenenza a quello che già ai tempi di Swift in Inghilterra si chiamava il "partito veneziano".

Contrariamente a quanto afferma una larga pubblicistica ideologizzata, Mattei costituiva un casus belli politico non per il governo degli Stati Uniti ma per quello britannico. Mentre la Casa Bianca non ha mai appoggiato e spesso avversato l'ostilità delle compagnie petrolifere nei confronti di Mattei (si vedano le dichiarazioni di Eisenhower riportate da Giuseppe Accorinti), il governo di Sua Maestà era impegnato a mantenere il ruolo finanziario dell'Impero Britannico nel mondo, incardinato sulla sterlina come valuta commerciale il cui valore era agganciato al petrolio. Il processo di decolonizzazione appoggiato dagli USA e in fase di rapida accelerazione proprio all'inizio degli anni sessanta, vedeva Londra impegnata a mantenere i legami economici dei nuovi stati indipendenti, e soprattutto il sistema delle preferenze commerciali. E' chiaro che l'azione di Mattei minacciava di far saltare il "Piano B" con cui l'Impero Britannico mirava alla sopravvivenza.

Come ha sottolineato Benito Livigni in una conversazione con l'EIR, Mattei stava negoziando una partnership strategica con l'amministrazione Kennedy, dal carattere esplicitamente anti-britannico. Di particolare importanza al riguardo è il rapporto scritto dal sottosegretario USA George Ball al Presidente Kennedy nell'estate del 1962, dopo aver incontrato Mattei a Roma. Il documento afferma che in caso di una contrapposizione USA-Gran Bretagna, Mattei e il Presidente Gronchi si sarebbero sicuramente allineati con gli Stati Uniti, mentre altri leader europei si sarebbero schierati con Londra, così come era precisamente avvenuto nel 1956, in corrispondenza alla crisi di Suez.

Questo documento, assieme alle carte del Foreign Office, pone l'assassinio di Mattei e persino quello di Kennedy nella giusta prospettiva storico-strategica, quella di una reazione omicida dell'Impero Britannico contro il potenziale riavvio della politica anticolonialistica di Franklin Delano Roosevelt, che sia Mattei che Kennedy rappresentavano.


Riepilogo dei nostri contributi sulla figura di Enrico Mattei


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