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Che cosa suggerisce il risultato delle elezioni europee

10 giugno 2009 (MoviSol) - Contrariamente alla propaganda pubblica, se il Trattato di Lisbona entrerà in vigore, il Parlamento Europeo eletto il 6-7 giugno non avrà più potere di quello che avevano gli organi consultivi nel XVIII secolo, ai tempi delle monarchie assolute. La bassissima affluenza alle urne, il 43% di media, riflette la saggia sfiducia popolare nei confronti delle istituzioni UE. Come ha osservato un commentatore svedese, se fossero state elezioni dell'Unione Africana invece dell'Unione Europea, con un'affluenza così bassa i paesi occidentali non le avrebbero riconosciute come una consultazione democratica.

Uno degli aspetti significativi del risultato è la sconfitta del Labour Party britannico e della sinistra laburista in genere negli altri paesi. Al grande travaso di voti degli operai sindacalizzati ha corrisposto l'ascesa dei partiti conservatori, tre dei quali (i britannici, l'ODS ceco e il PiS polacco), usciranno dal gruppo del Partito Popolare e formeranno il proprio gruppo. Un risultato decisamente preoccupante è la crescita dei Verdi, specialmente in Francia e Germania, e di partiti di destra xenofobi come il BNP in Gran Bretagna, il PVV in Olanda e lo Jobbik ungherese.

Il Parlamento Europeo non ha sovranità assoluta, come i parlamenti nazionali democratici. Anche se il 70% delle leggi nazionali sono applicazione di quelle europee, queste sono nella stragrande maggioranza emanazione della Commissione, vero esecutivo e legislativo dell'Eurosistema. Sotto il Trattato di Lisbona, il Parlamento Europeo è associato al potere legislativo della Commissione, ma in un ruolo di fatto consultivo. Nella legislazione ordinaria, cambiare le leggi, i regolamenti e le direttive della Commissione è formalmente possibile ma di difficile attuazione.

I risultati elettorali hanno comunque indicato una tendenza al cambiamento politico in numerosi paesi europei.

Si prevede che nei prossimi giorni i traballanti governi inglese e irlandese cadano o per dimissioni o per voto di sfiducia. Un futuro governo Tory in Gran Bretagna farà sfoggio di retorica anti-europea e cercherà di ostacolare ancora più decisamente le politiche UE ogni volta che queste minaccino la posizione di Londra come principale centro finanziario europeo. Questo significa monetarismo e assoluta priorità agli interessi bancari a danno degli interessi delle masse popolari e del sociale. La sconfitta dei socialdemocratici rafforzerà la stessa tendenza anche in Germania, dove si prevede che la SPD non sarà al governo dopo le elezioni politiche del 27 settembre.

Il risultato in Irlanda, dove il partito di governo Fianna Fail ha subìto la più grave sconfitta da 80 anni, dovrebbe essere un chiaro avvertimento per coloro che sono a favore di un secondo referendum sul Trattato di Lisbona. In contrasto con la tendenza generale, i laburisti hanno guadagnato seggi in Irlanda, confermando la forte opposizione al Trattato già evidente nella manifestazione antigovernativa che alcune settimane fa ha raccolto 120.000 lavoratori nelle strade di Dublino. Un secondo referendum, per cui non è ancora stata fissata una data, risulterebbe in un "no" al Trattato ancora più forte.


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