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Nuova Bretton Woods: la lotta continua

21 luglio 2009 (MoviSol) - Dietro le quinte del G8 è proseguito lo scontro tra chi vuole salvare il sistema a tutti i costi e chi, come il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, chiede che il sistema venga sostituito. Come ha spiegato lo stesso Tremonti in un'intervista allo speciale del TG1 il 9 luglio, "ci sono state due tendenze" in seno al G8: "Da una parte, coloro che sostengono che basta qualche correzione, e il sistema riprende a funzionare meglio di prima"; dall'altra, chi invece pensa che ci sia bisogno di un nuovo sistema "basato sull'etica". L'economista Loretta Napoleoni, presente in studio, ha dato manforte a Tremonti aggiungendo che la Gran Bretagna è il paese che più ha spinto per la prima linea.

Benché la dichiarazione sul "Global Standard" approvata al G8 sia generica, si tratta di una svolta, ha detto Tremonti, e l'Italia continuerà a lavorare in particolare assieme alla Germania.

Nel tentativo di sabotare lo sforzo italiano, la City di Londra aveva lanciato una massiccia campagna mediatica, culminata con l'articolo del Guardian alla vigilia del vertice, in cui si chiedeva l'espulsione dell'Italia dal G8. Il Guardian ha ricevuto manforte dal New York Times l'8 luglio, con editoriale in cui si accusava il governo di aver mostrato molta "showmanship" ma poca "leadership". Il ministro degli Esteri Frattini ha ribattuto a bruciapelo al Guardian, dicendo che dovrebbe essere "espulso dai grandi giornali", ed è tornato sul tema il giorno successivo in un'intervista a Il Giornale in cui ha ricondotto gli attacchi al ruolo internazionale che svolge l'Italia, come ad esempio nel dialogo dell'occidente con l'Iran.

Al G8 non si è deciso alcun cambiamento di rotta rispetto alla fallimentare politica dei salvataggi (politiche di "stimolo"); anzi, il comunicato finale reitera il bisogno di continuare a pompare liquidità nell'economia se ci fosse bisogno. Come concessione ai tedeschi, che a ragione temono uno scoppio iperinflazionistico, è menzionato il bisogno di approntare una "exit strategy" da adottare, però, solo "una volta avviata la ripresa". Il nodo centrale, quello della bancarotta del sistema, non è affrontato. Viene menzionato il bisogno di liberarsi dei "titoli tossici", ma si tace sul come farlo, acconsentendo al sacrificio dei bilanci pubblici.

Durante il secondo giorno dei lavori del vertice, il 9 luglio, Tremonti a Roma ha condannato le politiche di "stimolo" finanziario, contrastandole con la politica di Roosevelt. Gli stimoli sono "una cambiale con Mefistofele", ha detto parlando al congresso dell'ABI. Sotto Roosevelt, "il debito pubblico ha sostenuto la domanda pubblica, andò dallo stato alle famiglie, ha finanziato la società, mentre in questa crisi per come è stata gestita in tante parti del mondo ma certo non in Italia, il debito pubblico è andato a sostenere qualcosa che non funzionava negli asset privati".

"E quindi c'è stato un colossale passaggio dalla mano pubblica alla mano privata che aveva fallito. Debito pubblico per salvataggi privati". "Il punto essenziale è un po' questo e spiega anche quel che sta succedendo all'interno delle società. Dopo la non completa sufficienza di un primo e un secondo stimolo applicato all'economia, si parla ora di un terzo. Credo che al fondo ci sia un qualcosa, l'aspettativa di essere destinatari finali di altro".

"Credo che per capire quel che sta succedendo si deve rileggere Goethe, non quello delle affinità elettive, ma quello di Mefistofele con la sua cambiale", ha chiosato Tremonti.


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