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L'amministrazione Obama
e la questione dell'esecutivo unitario

9 settembre 2009 (MoviSol) - Mentre la riforma sanitaria di Obama è sempre più sotto attacco, e una larga fetta della popolazione americana si ribella in un processo di sciopero di massa, Barack Obama stesso è ad un bivio. Da una parte ci sono Wall Street e Londra, e i loro rappresentanti nell'amministrazione (Summers, Orszag) che chiedono al Presidente di attuare misure di austerità assumendo poteri dittatoriali, come fu stabilito dal vicepresidente Dick Cheney e dal Presidente George W. Bush con la teoria dell'"esecutivo unitario". Dall'altra c'è Barack Obama stesso, che vuole difendere le sue prerogative di Presidente degli Stati Uniti contro ogni tentativo di usurpazione.

La spaccatura sempre più evidente all'interno dell'amministrazione, annunciata da Lyndon LaRouche il 5 settembre, fornisce alle forze patriottiche istituzionali l'opportunità di rimettere sotto controllo la Presidenza Obama e di attuare la drammatica svolta politica delineata da LaRouche stesso nella sua dichiarazione del 27 agosto "Il Partito Democratico è già defunto?" (cfr. EIR Strategic Alert n. 36/2009).

Al centro della battaglia c'è la questione storica dell'Esecutivo Unitario, la dottrina di legge imperiale che afferma che la parola dell'Imperatore (rappresentata, oggi, dalle autorità monetariste della globalizzazione) è legge. Generalmente associata al Fuehrer Prinzip di Adolf Hitler, la teoria dell'Esecutivo Unitario in realtà deriva dalla storia dell'imperialismo occidentale, in cui il potere monetario internazionale detta i termini a tutti i suoi satrapi e li saccheggia a beneficio dell'Impero: l'Impero Romano, l'Impero Bizantino, l'Impero Veneziano, l'Impero degli Asburgo e, ora, l'Impero Britannico in versione globale hanno operato e operano tutti nella stessa maniera: non come escrescenze dei loro vari territori, ma come centri di un potere finanziario globale.

Storicamente, gli Stati Uniti sono nati in opposizione a questo concetto fondando una repubblica dedicata ad un sistema creditizio nazionale sovrano per lo sviluppo economico, contrapposto ad un sistema monetario. Recentemente, le forze imperiali che hanno ispirato gli attacchi dell'11 settembre (i britannici ed i sauditi, con la collusione di traditori all'interno degli Stati Uniti) hanno sfruttato la crisi che ne è derivata per imporre misure di emergenza all'insegna dell'Esecutivo Unitario, adottate da Cheney e dal suo fantoccio George W. Bush. Nei sette anni successivi, la presidenza USA è diventata uno strumento dell'Impero britannico, lanciando guerre permanenti in Iraq e Afghanistan, e minando drammaticamente la sovranità degli Stati Uniti, inclusa quella economica.

Quando era candidato, Barack Obama ha condotto una campagna vigorosa contro il concetto di Esecutivo Unitario, come indicano le sue promesse di chiudere Guantanamo, porre fine alle torture e via dicendo. Ma dall'inizio della sua amministrazione, zeppa di rappresentanti di Wall Street, ha fatto il contrario. Sulla questione dei prigionieri di Guantanamo ha minacciato di tenere permanentemente reclusi i detenuti senza processo. Sulla legge che stanzia i fondi al Fondo Monetario Internazionale, ha scritto un "signing statement" alla Bush, in cui afferma che può interpretare lo stanziamento come gli pare. Quest'ultima dichiarazione ha suscitato una rivolta senza precedenti al Congresso, che ha ripudiato il signing statement a stragrande maggioranza, in quanto viola la separazione dei poteri sancita dalla Costituzione. Infine nella battaglia sulla politica sanitaria, pur riconoscendo formalmente le prerogative del Congresso, l'amministrazione ha fatto ricorso a ogni tipo di intimidazione per imporre un disegno di legge che rispecchi le richieste di Londra e Wall Street.

Ma ora si intravedono le prime crepe nella politica della Casa Bianca. Il gruppo di consiglieri economici che prendono ordini da Londra (Larry Summers, Tim Geithner, Peter Orszag) sono decisi ad imporre una politica di austerità radicale per convincere i creditori stranieri che il deficit verrà ridotto, nonostante i pacchetti di rifinanziamento multitrilionari, la guerra in Afghanistan e via dicendo. Esigono che Obama proceda con la politica T4 (creando una commissione indipendente di esperti che decidono chi avrà i trattamenti medici e chi no).

Altri, tra cui il consigliere David Axelrod, che intende salvare la Presidenza Obama dall'impopolarità crescente, sarebbero inclini ad accettare invece una vittoria più "annacquata" sul piano sanitario. Poi ci sono i più radicali, come il capo dello staff alla Casa Bianca Rahm Emanuel, il quale propone di mostrare i muscoli facendo adottare un disegno di legge che includa il T4, costringendo i gruppi democratici sia alla Camera che al Senato a piegarsi alla volontà della Casa Bianca. Questa è la posizione più estrema, ma definisce la situazione che condurrà al discorso di Obama al Congresso il 9 settembre.


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