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Risposta ad un lettore sul ruolo
degli inglesi nell'Italia meridionale

1 ottobre 2009 (MoviSol) - Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un lettore sul ruolo degli inglesi nelle sorti del Mezzogiorno.

Segue la nostra risposta.

Oggetto: Sempre Inglesi

Salve

Leggo sempre i Vs. articoli con attenzione e ammirazione..
Oltre il britannia, come già sapete, gli inglesi hanno giocato un ruolo determinante nel risorgimento Italiano, sono stati loro a finanziare il saccheggio del meridione della neonata nazione Italiana.
Noi meridionali dobbiamo ringraziare gli Inglesi per il nostro attuale stato di degrado e sottosviluppo.
Per fortuna credo che molto presto si apriranno dibattiti infuocati su questo argomento.

Grazie
A. Merlino

LA NOSTRA RISPOSTA

Caro lettore,

la dominazione britannica del Mezzogiorno iniziò in grande stile con la nomina di Lord Acton a ministro della Marina e poi Primo ministro del Regno delle Due Sicilie, ponendo fine al periodo del rinascimento partenopeo sotto Carlo VII e il suo primo ministro Tanucci (per approfondimenti, legga un articolo sulla rivista americana di "scienza, poesia ed arte dello stato" Fidelio, dal titolo "Spain's Carlos III and the American System", ovvero "Carlo III di Spagna e il Sistema Americano"). Periodo caratterizzato dalla riforma giudiziaria anti-feudale, dall'avvio di una politica protezionistica in nuce ma soprattutto dalla grande scuola economica di Antonio Genovesi e dalla fioritura della grande Scuola Musicale di Napoli il cui influsso arriva fino al Risorgimento (fu un napoletano a insegnare contrappunto a Giuseppe Verdi). Figlio del rinascimento partenopeo fu anche quel Vincenzo Cuoco che possiamo considerare capostipite della corrente classica, antigiacobina, del Risorgimento.

L'Acton, che sfasciò la marina mercantile e condusse lo stato partenopeo alla bancarotta, fu instaurato al potere da una congiura della corrente martinista della massoneria, di cui faceva parte la regina Carolina e il cui capo era il Duca di Caramanico (quello che non compare nella Tosca ma fu in realtà il superiore di Scarpia).

Con il trasporto della corte a Palermo sulla flotta di Nelson nel 1799, in fuga dai francesi, il controllo britannico su quello che poi divenne il restaurato Regno borbonico divenne totale.

Nel 1860 i giochi britannici cambiarono. Per mettere i bastoni nelle ruote del processo di unificazione, che era cominciato con le guerre d'indipendenza ma il cui completamento sembrava a tutti al di là da venire (compreso lo stesso Cavour), i britannici mossero la loro marionetta Napoleone III, che finanziò (tramite Alessandro Dumas) la spedizione dei Mille, con l'obiettivo di creare al Sud uno stato cliente della Francia. Le cose non andarono così grazie al genio di Cavour, che osò marciare con l'esercito piemontese incontro a Garibaldi.

Purtroppo, con la morte prematura di Cavour l'Italia (nel suo insieme, e non solo il Sud), cadde nelle grinfie francesi, che controllarono il debito pubblico e quindi i finanziamenti del Regno e imposero un punitivo regime di libero scambio finché, grazie alla svolta protezionistica del 1884 e ai capitali tedeschi, l'Italia non si emancipò. Il relativo sviluppo industriale dovuto alla politica dei dazi permise una formazione di capitale che non liberò del tutto il paese dal giogo finanziario francese, ma lo rese in gran parte indipendente.

Quando parliamo di capitali francesi parliamo di Rothschild, e quindi di Londra.

La morte di Bismarck e l'indebolimento del partito americano in Europa riportarono l'Italia, alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, in seno ai franco-britannici. Il fascismo fu un altro regalo della setta martinista anglo-francese, stavolta diventata "sinarchista".

Detto questo, affermare che all'atto dell'unificazione nel 1860, il Mezzogiorno fosse florido e ricco e fu spogliato dai piemontesi è sbagliato. Le casse dello stato erano piene, i debiti erano pochi; ma questo perché non si era investito affatto in infrastrutture. Le manifatture non esistevano, le strade non esistevano, le ferrovie (a parte la Napoli-Portici, che fu la prima ma rimase l'unica) nemmeno, l'istruzione non esisteva, l'agricoltura era condotta con tecniche primitive e con rapporti proprietari feudali, ecc.

Il Dumas, al seguito di Garibaldi come agente di Napoleone, scrisse la sua Storia del Regno di Napoli ad usum delfini, ma fu costretto anche a scrivere cose vere, che meritano di essere lette, sullo stato desolante delle attività manifatturiere, agricole e artigiane del Sud. Tutto ciò che produceva la terra da sola era magnifico, scrive Dumas; tutto ciò che era toccato dalla mano dell'uomo era catastrofico.

Ma soprattutto, va fatto il paragone col decennio cavouriano in Piemonte, che indebitò, si, lo stato piemontese, ma creò un corrispondente e notevole capitale fisico. Purtroppo, la morte prematura di Cavour lasciò il campo libero all'oligarchia filo-inglese e filo-francese, per cui invece del disegno cavouriano di sviluppo si ebbe il saccheggio del Sud (ma anche del resto d'Italia).

Spesso, nella storia, la presenza o la scomparsa di una persona determina il destino delle nazioni. Così fu per l'Italia senza Cavour. Potremmo paragonarlo all'effetto della scomparsa del Presidente McKinley negli USA, che aprì la strada alla restaurazione di Theodore Roosevelt, con la creazione della Federal Reserve.

Finalmente, nel 1950, a 90 anni dall'unità, si avviò un vero sviluppo del Sud, con la Cassa per il Mezzogiorno, che però si interruppe nei primi anni 70, con la regionalizzazione e la frammentazione delle politiche di intervento straordinario. Quella politica va ripresa, sconfiggendo il partito britannico odierno.

La redazione
Movimento Solidarietà


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