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Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà
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Grandi progetti ed un nuovo sistema creditizio discussi all'ENI a San Donato

11 ottobre 2009 (MoviSol) - È una boccata d'aria fresca sentir parlare di grandi progetti infrastrutturali, di sviluppo del Mediterraneo e dell’Africa sub-sahariana e di un nuovo sistema creditizio che lo renda possibile invece che di licenziamenti, respingimenti e domeniche a piedi. Il 9 ottobre, ad un corso di formazione per manager ed ingegneri dell'ENI, della SAIPEM ed altre società italiane impegnate nelle grandi infrastrutture, organizzato dal Project Management Institute (PMI), questa ventata di ottimismo è stata portata dal prof. Nino Galloni, economista, ex direttore generale del Ministero del Lavoro e da molti anni collaboratore di LaRouche e del Movimento Solidarietà, nel suo discorso di apertura sul tunnel sottomarino tra Sicilia e Tunisia.

"Di questo progetto", ha esordito il Prof. Galloni, "abbiamo parlato per la prima volta ad un seminario a Wiesbaden con Lyndon ed Helga LaRouche in cui si discusse di grandi infrastrutture e dell’urgenza di un nuovo sistema economico" visto che "siamo orfani di grandi progetti come quelli di Mattei". Galloni ha sfatato due miti che oggi vanno per la maggiore: quello secondo cui è in corso la 'ripresa' e quello secondo cui i grandi progetti infrastrutturali non sono possibili perché mancano i finanziamenti. "Non ci sarà nessuna ripresa" ha detto, a meno che non si metta fine a questo sistema finanziario in cui "i soldi vengono investiti finanziariamente in trappole come i derivati". "Se si va avanti coi derivati ci sarà il collasso dell'economia". Quanto all'idea che grandi progetti come il tunnel sottomarino che colleghi Sicilia e Tunisia, o quello sotto lo stretto di Bering, non siano possibili perché mancano i finanziamenti "molti di voi sono ingegneri e capirete bene che è come dire che non si può costruire un ponte perché mancano i chilometri". Il credito, ha spiegato Galloni "dipende da quello che consideriamo moneta".

Il progetto è stato quindi illustrato dall’ing. Pietro La Mendola, dell'ENEA, che l’ha paragonato ad altri tunnel sotterranei esistenti (l'Eurotunnel sotto la Manica, costruito però solo per il traffico passeggeri e non per il traffico ferroviario, che è ancora più importante, il tunnel Sei-Kan e Aqualine in Giappone, e tunnel progettati come quello sotto lo stretto di Bering che unirà Russia e Alaska). "Il trasporto su gomma" ha spiegato l’ing. La Mendola "consuma dieci volte più energia di quello su rotaie" anche dal punto di vista aerodinamico (i vagoni del treno aprono l’aria una volta sola, a differenza di una serie di camion). Quindi è preferibile il trasporto ferroviario ad alta velocità (800/900 km/h).

Quanto alle critiche degli ambientalisti, anzi dei "medievalisti" come li ha giustamente definiti, "sulle auto a pannelli solari ci vadano loro". Tornare indietro nel tempo dal punto di vista tecnologico equivarrebbe a curare gravi malattie "con salassi/clisteri, al limite una danza tribale". Anche il deserto non si ferma "con le domeniche a piedi" ma con combustibile e foraggio, perché altrimenti gli allevatori nel Nord Africa, costretti a tagliare gli alberi e l’erba, fanno fallire i progetti di rimboschimento. Un altro esempio tangibile dell'assurdità delle argomentazioni ambientaliste è stato dato dall’ing. Maria Teresa Brotto (del Consorzio Venezia Nuova SpA) che ha illustrato il Sistema Mose contro le acqua alte, rivelando che l’Unione Europea ha fatto già ricorso contro i cantieri perché impedirebbero la riproduzione degli uccelli e delle zanzare!


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