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Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà
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Ad Haiti "un disastro di dimensioni epiche" e una sana reazione internazionale

19 gennaio 2010 (MoviSol) – Il comandante in capo delle forze militari americane in soccorso di Haiti, il generale di corpo d'armata P.K. Keen, ha descritto la situazione della regione di Port-au-Prince come "un disastro di dimensioni epiche", aggiungendo che "abbiamo molto lavoro da fare". Parlando al programma "Questa settimana" di ABC News, ha detto che nei decenni in cui ha potuto sperimentare gli effetti di molte calamità su diverse nazioni non ha mai assistito a qualcosa di così grande.

Haiti è un esempio lampante del male della globalizzazione, un Paese che è stato del tutto abbandonato. Nel 2008 l'aspettativa di vita per gli uomini era di soli 59 anni, e per le donne 63 anni. In alcune parti del Paese oltre il 30% della popolazione soffre di malnutrizione cronica, e i numeri erano già in aumento, nonostante l'intervento del Programma Alimentare Mondiale. Nel 2006 solo il 58% degli abitanti di Haiti avevano accesso all'acqua potabile, e solo il 19% aveva accesso alle toilette rudimentali.

Naturalmente gli effetti del sisma sono in gran parte dovuti ai secoli di saccheggio praticato da Francesi e Britannici: l'isola non ha un'edilizia abitativa adeguata, né infrastrutture, né gli abitanti sono occupati in attività realmente produttive. I punti più salienti di questa storia – della lotta d'indipendenza di Haiti ispirata dalla rivoluzione americana – furono riassunti nel 2004 in un lungo articolo della rivista EIR, a firma di Carlos Wesley, intitolato "Il debito degli Stati Uniti nei confronti di Haiti", disponibile in lingua originale all'indirizzo, nel sito dello Schiller Institute.

Il Segretario di Stato Hillary Clinton, visitando domenica scorsa la capitale haitiana e incontrando il Presidente Preval per riasserire l'impegno americano nei soccorsi, ha parlato di questa parte della storia, allorché le è stato chiesto perché Haiti sembri davvero colpita dal 'malocchio': "Era [stata] una colonia, largamente popolata da schiavi. [In quanto repubblica] non fu mai riconosciuta; gli Stati Uniti non la riconobbero quando conquistò la sua indipendenza. Le altre nazioni non l'aiutarono. Arrivammo perfino ad occuparla per un breve periodo, nel XX secolo. Ha avuto una successione di cattivi governanti che non hanno giovato affatto alla sua popolazione".

La situazione è davvero grave, ma verso la fine della settimana sono cominciati ad arrivare a destinazione cibo, acqua, e medicinali.

Purtroppo le infrastrutture e gli edifici potrebbero non essere sufficienti a raccogliere tutti i pacchi di aiuto previsti. "Le infrastrutture sono davvero carenti, tanto che l'apporto di materiali e personale è ostacolato come se dovesse passare per un imbuto", ha detto il tenente colonnello Peter Im, parlando al Washington Post. Nella giornata di sabato le truppe americane si sono spinte in diverse zone di Port-au-Prince, per stabilire e porre in sicurezza 14 punti di distribuzione di cibo e acqua.

L'ONU sostiene di essere già in grado di nutrire 40.000 haitiani al giorno, intendendo aumentare questo numero rapidamente, in due settimane, fino ad un milione. Da sabato sono operativi sette ospedali da campo dell'ONU, cui domenica se ne sarebbero aggiunti altri tre.


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