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Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà
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Aumenta il pericolo della fame nel 2010, anche a causa del biocarburante

10 marzo 2010 (MoviSol) - Il segretario generale della FAO Jacques Diouf ha dichiarato a Voice of America il 3 marzo che le condizioni odierne dei mercati di cereali mondiali sono simili a quelle della crisi del cibo nel 2007-2008. All'epoca, ci furono disordini in Kenya e più di 30 altri paesi, perché la gente non aveva i mezzi per acquistare il cibo.

Già ci sono notizie di violenza in Corea del Nord, dove le truppe hanno represso nel sangue un tentativo dei lavoratori di impadronirsi di un treno carico di cibo proveniente dalla Corea del Sud. Secondo un portavoce del World Food Program, Lena Savelli, solo due milioni di persone invece che i 6,2 milioni di coreani previsti stanno ricevendo generi alimentari, e per di più si tratta di razioni incomplete. Il WFP ha fatto sapere che gli aiuti alimentari alla Corea del Nord cesseranno a luglio, se non ci saranno altre donazioni.

Gli esperti dell'ONU, secondo Voice of America, affermano che gli alti prezzi dell'energia, la crescente domanda di biocarburanti, le basse riserve di cereali e il maltempo nei paesi produttori hanno contribuito all'aumento dei prezzi a partire dal 2007. E persiste la minaccia di un'altra impennata dei prezzi del cibo e dell'energia.

Diouf osserva che gli agricoltori di molti paesi in via di sviluppo hanno bisogno di cose semplici: irrigazione, migliori magazzini, fertilizzanti e sementi di qualità per migliorare le rese. Ma proprio questi aiuti vengono sempre più lesinati dai paesi sviluppati, che invece si accaparrano estensioni agricole per cessare la produzione di cibo e metterle a biocarburanti.

Un rapporto recentemente pubblicato da Actionaid, una ONG orientata verso il terzo mondo, fornisce importanti informazioni su questa follia. Il rapporto esordisce notando che l'UE mira ancora a ottenere il 10% dei carburanti per il trasporto dalle fonti rinnovabili entro il 2020, quasi tutto dai biocarburanti.

Nella sezione intitolata "Implicazioni per i prezzi del cibo e la fame", il rapporto afferma: "Le stime per difetto ci dicono che i biocarburanti sarebbero responsabili di almeno il 30% dell'aumento dei prezzi del cibo nel 2008. In quell'anno la crisi del cibo spinse altri 100 milioni di persone nella povertà e fece circa 30 milioni di nuovi affamati. Se verranno centrati gli obiettivi del biocarburante, si prevede che i prezzi del cibo possano salire di un altro 76% fino al 2020. Per quella data, potrebbero esserci circa 600 milioni di nuovi affamati".

Il rapporto prosegue: "La scala dell'accaparramento di terreni è attualmente impressionante. In solo cinque paesi africani, sono stati dedicati 1,1 milioni di ettari ai biocarburanti. Si tratta di un'area delle dimensioni del Belgio. Tutto il biocarburante prodotto in quest'area è destinato all'esportazione. Le imprese dell'UE hanno già acquistato o richiesto almeno cinque milioni di ettari di terra nei paesi in via di sviluppo per produrre biocarburanti industriali, un'area più grande della Danimarca".

Sottolineando l'intento omicida di coloro che promuovono l'uso di terreni agricoli per produrre carburante, il rapporto di Actionaid nota che per centrare l'obiettivo del 10% dell'UE, "l'area totale di terreno direttamente necessario a coltivare biocarburanti nei paesi in via di sviluppo potrebbe raggiungere i 17,5 milioni di ettari, ben oltre metà dell'Italia".


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