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I cartelli minerari anglobrasiliani preparano lo "choc dell'acciaio"

2 aprile 2010 (MoviSol) - Le anglo-australiane Rio Tinto (dei Rothschild) e BHP Billiton, insieme alla brasiliana Vale sono riuscite a costringere le società dell'acciaio cinesi e giapponesi ad operare nel breve termine con contratti trimestrali che prevedono il quasi raddoppio dei prezzi, rispetto all'anno scorso. Ne risulta che questo cartello determinerà il rialzo dei prodotti finiti in acciaio di quasi un terzo rispetto al prezzo attuale. Il cosiddetto "profitto" a breve termine delle tre società minerarie dovrebbe così raggiungere il valore, per quest'anno soltanto, di almeno 5 miliardi di dollari.

Per quarant'anni il mercato del ferro a livello internazionale ha funzionato in modo equo e razionale. Dall'inizio dell'anno, invece, le grandi società di fucina, assieme a quelle d'estrazione, hanno negoziato un prezzo con decorrenza da ieri, valido per tutto l'anno 2010 in tutte le transazioni riguardanti la materia ferrosa (con indennità per la qualità del minerale e dei costi di spedizione).

Per la verità questo meccanismo fu proposto anche l'anno scorso, ma non funzionò. Inizialmente le condizioni della crisi determinarono un repentino aumento della domanda di ferro e le fonderie in giro per il mondo, comprese quelle cinesi, cercarono di recedere dai precedenti contratti di fornitura. Il grandioso programma di stimolo cinese, insistendo sulla costruzione di infrastrutture e dunque sull'impiego dell'acciaio, colpì nel segno. Con l'aumento della domanda cinese, le società minerarie tentarono di liberarsi dai contratti del primo di aprile: così le fonderie cinesi furono costrette a rivolgersi allo spot market del minerale di ferro di Londra. I prezzi degli scambi salirono dai 60 ai 140 dollari per tonnellata. Tali condizioni di mercato si riscontrarono anche per l'altra materia prima necessaria alla produzione dell'acciaio: il carbone coke.

Questa settimana, fa sapere il Financial Times, la BHP Billiton ha annunciato di aver firmato degli accordi con un "numero considerevole" di clienti asiatici affinché i prezzi della maggior parte della sua produzione grezza fossero ricondotti ai contratti trimestrali basati sullo spot market. I produttori di acciaio, quindi, nel prossimo trimestre pagheranno dai 110 ai 120 dollari a tonnellata, anziché i 60 dollari stabiliti dai contratti annuali per il periodo 2009-2010.

La Rio Tinto, che ha visto quattro suoi dipendenti processati e condannati in Cina, per furto di segreti industriali e corruzione, non ha ancora annunciato la stipula di nuovi contratti, anche se i suoi dirigenti si aspettano che non manchi molto tempo.

Il Financial Times si compiace di dire che "le banche e i broker si stanno preparando per sfruttare questo nuovo sistema di prezzatura del minerale ferroso, sviluppando un mercato derivato multimiliardario (in dollari) simile a quelli che già esistono, riferiti a materie prime come il petrolio, l'alluminio e il carbone […] prevedendo che il mercato swap del ferro crescerà dai 300 milioni di dollari di oggi ai 200 miliardi di dollari entro il 2020".

Si tratta quindi di una previsione di crescita di quasi 1000 volte; come al solito una crescita di quel casinò finanziario che gioca con i bisogni essenziali della vita moderna.


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