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Un ex membro della Corte Suprema tedesca condanna il megasalvataggio dell'Unione Europea

21 maggio 2010 (MoviSol) - In un editoriale del Wiesbadener Kurier di ieri, con il titolo "Senza legittimità democratica", Hans-Joachim Jentsch, un ex membro della Corte Suprema tedesca (1996-2005) ora tra le fila del partito CDU, attacca il megasalvataggio dell'euro e la sua approvazione parlamentare. "Apriamo una diga che non sapremo richiudere", in palese violazione di una clausola specifica posta a fondamenta della stessa unione monetaria europea, ha scritto Jentsch. Quel che è peggio è che si tratta, inoltre, di un abuso di potere da parte delle istituzioni europee a spese delle sovranità nazionali, come ha chiaramente indicato la decisione della Corte Costituzionale tedesca in merito al Trattato di Lisbona. "Con la giustificazione della necessità di un meccanismo di stabilizzazione europea, non si sta facendo altro che trasferire la sovranità dagli stati nazionali all'Unione Europea, superando i trattati europei stessi, il che significa un colpo di stato a freddo".

Jentsch attacca in particolar modo José Manuel Barroso, Presidente della Commissione Europea, che avrebbe affermato "L'euro sarà difeso, a qualunque costo", facendo in sostanza appello ad una "palese noncuranza dei trattati esistenti e della legittimità democratica. È irresponsabile".

Che nella CDU stia crescendo forte la resistenza al piano di salvataggio si capisce dalle note critiche espresse da Norbert Lammert. Il presidente del Bundestag s'è lamentato per la fretta con cui l'organo da lui presieduto sta decidendo sui contributi tedeschi al sistema europeo di protezione finanziaria. Rispondendo alle domande del Kölner Stadtanzeiger, Lammert ha detto che "i tempi stretti" dovrebbero essere esaminati in "modo auto-critico".

Dopo il voto del Bundestag, il parlamentare della CSU Peter Gauweiler ha presentato un ricorso costituzionale contro il pacchetto. Gauweiler, che riscosse una mezza vittoria col suo ricorso contro il Trattato di Lisbona, è affiancato dal costituzionalista Dietrich Murswiek, che lo rappresentò già in quel ricorso (vedi l'intervista del 2009 a Murswiek "Germania: schiaffo costituzionale al Trattato di Lisbona").


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