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USA: si surriscalda la battaglia per vietare i derivati nelle banche commerciali

25 giugno 2010 (MoviSol) - In un'intervista del 16 giugno a Politico, la Senatrice democratica Blanche Lincoln ha promesso di dare "dura battaglia" per mantenere il suo emendamento che vieterebbe la negoziazione dei derivati alle banche con garanzie statali, nel contesto della riforma finanziaria attualmente in fase di "armonizzazione del testo” tra Camera e Senato USA. (cfr. EIR Strategic Alert 24/10).

"In questa crisi finanziaria abbiamo visto tanta avarizia, e la possibilità per le grandi banche d'affari di essere sottocapitalizzate, lasciando purtroppo sia i correntisti che i contribuenti in braghe di tela a causa delle operazioni rischiose che sono fallite. Vogliamo che le banche continuino a fare le banche, facendo ciò che devono fare, ma… non mettendo a rischio i correntisti della banca o i contribuenti".

Quando le è stato chiesto se gli interessi finanziari lascerebbero gli Stati Uniti se il suo emendamento fosse approvato, la Lincoln ha proposto che gli USA assumano un ruolo guida per il cambiamento: "In realtà, credo che ci darà un'opportunità, in quanto nazione e uno dei motori dell'economia globale, di preparare il terreno per il futuro. Si guardi a quello che subiscono gli altri paesi in questo momento. Credo che abbiano un bisogno disperato, e anche la volontà di vedere, qualcuno che prenda la guida nel garantire che avremo maggiore stabilità nell'economia, maggiore stabilità nei nostri mercati finanziari. Ci sono molto economisti e individui pragmatici e pratici nel mercato che capiscono che ciò che chiediamo non è esagerato".

Come abbiamo già notato in questa newsletter, la Casa Bianca di Obama, il presidente della Commissione Bancaria del Senato Chris Dodd, e il suo omologo alla Camera Barney Frank, si sono opposti con forza all'emendamento della Lincoln, anche nella sua forma annacquata, oltre ad agli altri tentativi seri di frenare la speculazione. Gary Ackerman, deputato democratico di New York, guida la campagna per fermare l'emendamento Lincoln, e ha perfino dichiarato quanto segue: "Coloro di noi che vengono da New York rappresentano non solo Main Street, ma anche Wall Street". Barney "Bailout" Frank, secondo cui le restrizioni "vanno troppo in là", ha incoraggiato Ackerman a continuare la sua battaglia.

Una delle argomentazioni sollevate da questi individui è che i regolatori sono contrari alla separazione dei settori che trattano i derivati dalle grosse banche. Però tre dei dodici governatori regionali della Federal Reserve (quelli di Dallas, St. Louis e Kansas City) hanno dato il loro sostegno pubblico alla proposta Lincoln, e alla reintroduzione di Glass-Steagall, e si prevede che anche altri lo faranno (cfr. anche EIR Strategic Alert 24/10).

Nel frattempo non sorprende che il capo della Federal Reserve Ben Bernanke abbia di nuovo respinto la proposta di ripristinare Glass-Steagall lo scorso 16 giugno. Ha affermato che non si può dire con chiarezza che l'interazione tra banche commerciali e d'affari abbia provocato problemi seri durante la crisi finanziaria. La posizione di Lyndon LaRouche è che una tale separazione non è sufficiente di per sé, ma che rappresenta un primo passo verso la riorganizzazione totale del sistema bancario, per separare gli attivi veri dai titoli tossici.


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