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Publio Fiori chiede un dibattito sulle proposte di MoviSol

16 luglio 2010 (MoviSol) - Nel numero del 12 luglio della newsletter Idea Popolare l'on Publio Fiori pubblica il seguente articolo del segretario di Movisol Andrew Spannaus, chiedendo un dibattito sulle proposte del movimento.

Pubblichiamo un articolo del Dr. Andrea Spannaus sulla crisi economica e sulle iniziative necessarie specie dal punto di vista finanziario.
Saremmo lieti di aprire un dibattito e di ospitare altri interventi sull’argomento.

Publio Fiori

Una politica economica per il Bene Comune

di Andrew Spannaus
Segretario nazionale dell'associazione MoviSol

Negli ultimi decenni abbiamo visto una progressiva, ma massiccia, erosione di sovranità politica dei governi. Guidata dall’ideologia del libero mercato, si è imposto il precetto che il governo dell’economia deve essere tenuto il più lontano possibile dalle mani dei politici, che avrebbero soltanto interessi a breve termine. E’ una logica basata sul modello stesso del liberismo “classico”, da secoli utilizzato per giustificare un’impostazione che altrimenti sarebbe ben difficile fare passare: l’economia funziona meglio quando viene lasciata a sé stessa, alla sommatoria di tutte le azioni egoiste dei privati, e senza alcuna guida “imposta” dall’alto.
L'insistenza sulla cosiddetta legge del mercato porta i paesi ad accettare certe “regole comuni” in sede internazionale che mirano ad evitare che una nazione, o un gruppo di nazioni, possa agire per salvaguardare i propri interessi, per non ostacolare i processi "naturali".
Uno degli aspetti fondamentali di questo sistema è rappresentato dall’indipendenza delle banche centrali. In quasi tutte le nazioni occidentali, le banche centrali determinano la politica monetaria a prescindere dagli indirizzi stabiliti dagli esecutivi e dai parlamenti. La Federal Reserve e la Banca Centrale Europea sono entrambi proprietà di una rete di banche private, e ogni tentativo di minare la loro indipendenza viene attaccato immediatamente come un attentato alla modernità.

La gravissima crisi finanziaria ed economica degli ultimi anni - lungi dall’essere conclusa - rende palese il fallimento degli assiomi del libero mercato promossi negli ultimi decenni. Un mercato in cui non è possibile intervenire per garantire il primato delle attività produttive rispetto a quelle speculative porta inevitabilmente al crollo di tutte e due. Vige la ricerca del profitto a breve termine, un processo che toglie gli investimenti dalle attività meno redditizie nell’immediato, e verso gli strumenti puramente speculativi.
Pubblicamente il sistema monetario si concentra sui parametri formali, l'inflazione, la stabilità dei conti pubblici. Così si parla della necessità di tagliare i bilanci – l'austerità - anche in momenti di disoccupazione altissima e gravi difficoltà per i settori produttivi. Ma il fatto incontrovertibile è che il sistema delle banche centrali ha una missione più ampia: mantenere in vita a tutti i costi i mercati speculativi.
Dalla fine degli anni Ottanta le banche centrali hanno creato una bolla che ammonta ad almeno 12 volte il PIL mondiale (anche senza considerare le molte attività fuori bilancio), che negli ultimi 3 anni ha rischiato di mandare in bancarotta praticamente tutti i principali istituti finanziari internazionali.
La difesa di questa bolla da parte del sistema monetario è stata accanita. I salvataggi trilionari sono presentati come indispensabili per salvare l’economia: in fondo se crollano le banche siamo nei guai tutti. Ma così si ignora sia la genesi del problema sia le conseguenze. Primo, sono le banche centrali e le regole liberiste ad aver creato il problema, garantendo un mercato dominato dai flussi di capitali speculativi sregolamentati; secondo, continuare a fornire liquidità in questo mostro perpetua il problema, in quanto il meccanismo di creazione di “valore” da parte della finanza non viene intaccato. Infatti tutti gli interventi di salvataggio dal 2008 in poi sono in questo senso peggio che inutili; hanno permesso alla bolla di riprendersi, senza cambiare regole. Rimane il meccanismo della cartolarizzazione, rimane la mole dei derivati (più grande che mai); l’economia reale viene soffocata per mancanza di capitali, ma i sacerdoti dell’alta finanza ci dicono che solo così ci salveremo. Evidentemente, sperano di salvare se stessi.

Per uscire da questo sistema occorre anzitutto ristabilire il principio del bene comune nella politica economica. Ogni nazione ha il diritto e il dovere di promuovere il bene della propria popolazione, e per fare ciò è evidente che il proprio futuro non può essere determinato dai mercati speculativi, i cui interessi sono rivolti al profitto finanziario più alto possibile e a breve termine; servono politiche che guardino alla crescita stabile, al miglioramento del tenore di vita di tutta la popolazione, che passa attraverso la promozione delle infrastrutture e le industrie, della ricerca scientifica e la sua applicazione tecnologica; il tutto in un contesto di cooperazione tra nazioni sovrane.
La creazione di un sistema finanziario funzionale ad una tale politica economica non è difficile dal punto di vista tecnico, ma soltanto da quello politico: gli interessi in gioco sono alti, chi gestisce il potere attraverso la finanza non è intenzionato a rinunciarvi, come abbiamo visto con i tentativi riusciti di bloccare ogni riforma veramente incisiva negli ultimi mesi. Ma i politici e le istituzioni a tutti i livelli devono avere il coraggio di sfidare questi centri di potere, mobilitando l’appoggio massiccio della popolazione con dimostrazioni di leadership e spiegazioni chiare del problema e della soluzione. I punti principali della riforma saranno le seguenti:
Nazionalizzazione delle banche centrali: la Banca Nazionale per stabilire una politica creditizia
Le banche centrali vanno ricondotte sotto il controllo dello stato, con una missione precisa: promuovere il benessere dell’economia reale. La Banca deve fornire sia i fondi ingenti necessari per i grandi progetti infrastrutturali da finanziare da parte dello stato (fuori dal bilancio corrente, con un’ottica di lungo termine), sia il credito agevolato alle attività produttive.

Riorganizzazione del sistema finanziario

Occorre riorganizzare il sistema finanziario in base al principio della separazione tra banche commerciali e banche d’affari, in vigore fino agli anni Novanta in Italia e negli Stati Uniti (Glass-Steagall). Rappresenta una condizione necessaria, anche se non sufficiente, per proteggere le attività finanziarie ordinarie dalle bolle speculative. Le banche commerciali, che offrono conti correnti, mutui alle famiglie e prestiti alle imprese, non potranno operare nei mercati dei titoli speculativi, mettendo a rischio se stessi e l’intero sistema.
La procedura di riorganizzazione seguirà il modello dell’Amministrazione Controllata: si separino le attività ordinarie da quelle speculative, eliminando i titoli tossici e garantendo la protezione delle attività connesse all’economia reale. Le operazioni slegate da qualsiasi interesse economico reale dovranno essere vietate: il diritto della finanza di giocare all'azzardo si ferma di fronte alla libertà delle nazioni di sopravvivere e di progredire.


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