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Netanyahu colto nel dire la verità

21 luglio 2010 (MoviSol) - Recentemente diffusa in Rete, una videoregistrazione segreta del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in visita nel 2001 presso la famiglia di un uomo ucciso dal fuoco palestinese, promette delle ripercussioni gravi e ramificate a livello diplomatico. L'uomo che Obama ha appena ossequiato nell'Ufficio Ovale fu ripreso mentre si vantava di aver raggirato gli Stati Uniti e l'ex presidente Clinton, fino ad aver fatto fallire gli Accordi di Oslo. Davanti alla videocamera Netanyahu affermò di aver mentito ripetutamente a Clinton per sabotare quegli accordi, per tutto il periodo dal 1996 al 1999 in cui era stato primo ministro, ridicolizzò gli Stati Uniti e dichiarò "assurdo" che l'80% degli americani sostenga Israele. Oltre a ciò, affermò di aver ordinato all'esercito israeliano di affossare e soggiogare l'Autorità Palestinese per mezzo di operazioni militari brutali, contemporaneamente assicurando a Washington il suo impegno nell'adottare le misure previste ad Oslo.

Il giornalista dell'Haaretz Gideon Levy ha denunciato Netanyahu come un "artista della truffa" e ha descritto i commenti videoregistrati come "oltraggiosi, provanti che Bibi fu totalmente impenitente".

Considerata la figuraccia fatta da Obama nel recente incontro alla Casa Bianca, è interessante capire quale impatto avrà su di lui il video. Il bello è che nel viaggio a Washington, Netanyahu ha chiesto proprio a Clinton di raggiungere Gaza per negoziare con Hamas la scarcerazione del soldato israeliano Gilad Shalit. Al viaggio starebbe lavorando l'Egitto, perché in tutta sicurezza Clinton e anche Jimmy Carter possano incontrare alcuni esponenti di Hamas.

Un altro interrogativo riguarda la pubblicazione stessa del video: che sia parte di una manovra più ampia, diretta dall'interno di Israele, per scaricare Netanyahu per sempre? Una crescente fazione nella comunità di intelligence e nell'esercito, infatti, ha una paura tremenda che le mosse di Netanyahu danneggino i rapporti con gli Stati Uniti, migliorati con l'attuale presidente americano Obama. Perché, dopotutto, rinunciare ad un fornitura decennale e gratuita di materiale militare del valore di 30 miliardi di dollari?


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