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Il Pakistan devastato da 30 anni di guerra e imperialismo geopolitico

23 agosto 2010 (MoviSol) - Le alluvioni in Pakistan puntano il dito contro la mortale carenza di infrastrutture e sviluppo in questo paese con oltre 170 milioni di abitanti, distrutto da 30 anni di guerra imperiale britannica. Dalla fine di luglio, 6 milioni di persone hanno dovuto abbandonare le loro case e altri 20 milioni sono stati colpiti direttamente dall'alluvione, che ha devastato i raccolti, il bestiame e le infrastrutture vitali. La portata del disastro, il peggiore nella storia del Pakistan, ha indotto il Primo Ministro Yousuf Raza Gilani a paragonare la crisi alla divisione del subcontinente indiano nel 1947, che uccise almeno 500.000 persone e ne costrinse 12 milioni a trasferirsi.

La capacità del governo di affrontare le alluvioni, che coprono il 20% del territorio del paese, è gravemente intralciata dalla guerra culturale condotta nell'area dall'apparato imperiale anglo-saudita, come ha fatto notare Lyndon LaRouche, fin dai tempi delle operazioni militari e insurrezionali contro l'occupazione sovietica dell'Afghanistan negli anni 80. Negli ultimi anni si sono aggiunti all'ingovernabilità anche la guerra della NATO in Afghanistan, combattuta direttamente nel Pakistan nord occidentale, ed il traffico di oppio.

Le divisioni tra province e gruppi etnici promosse da tali operazioni anglo-saudite hanno impedito gli interventi di emergenza. Mentre l'esercito pakistano cerca di salvare e nutrire centinaia di migliaia di vittime dell'alluvione, deve anche continuare la guerra contro i ribelli.

Il pericolo più immediato è quello delle malattie contagiose che, stando al ministro degli Esteri Shah Mehmoud Qureshi, minacciano 6 milioni di persone, la metà dei quali bambini. La dissenteria trasmessa con l'acqua è già molto diffusa, e ora si prospetta il pericolo di un'epidemia di colera. Qureshi ha dichiarato alla sessione dell'Assemblea Generale dell'ONU a New York dedicata alla raccolta fondi per l'emergenza che il suo paese ha bisogno almeno di 460 milioni di dollari in aiuti immediati e che "ristabilirà le priorità nell'assegnazione di fondi" per affrontare il disastro.

L'Alto Commissario per il Pakistan a Londra, Wajid Shamsul Hasan, ha aggiunto che ci vorranno dai 10 ai 15 miliardi per riparare le infrastrutture, poiché la maggior parte dei principali ponti, centrali elettriche, strade e ferrovie sono stati distrutti o danneggiati, così come 100 ospedali e cliniche. In effetti, ci vorrà molto di più per finanziare nuovi sistemi di gestione delle acque, incluse nuove dighe sul fiume Indo. Circa il 70% delle precipitazioni annue del Pakistan avvengono durante la stagione dei monsoni, ma la maggior parte dell'acqua viene dispersa.

All'incontro col Fondo Monetario Internazionale a Washington il 23 agosto, il governo del Pakistan ha chiesto un allentamento delle condizioni sul prestito di 10 miliardi di dollari concordato nel 2008. Quasi la metà di questa cifra non è mai stata pagata, perché Islamabad non era stata in grado di ottemperare alle condizioni quali aumentare le tasse, ridurre i sussidi e "riformare" le imprese del settore pubblico. Un articolo di prima pagina del Financial Times del 20 agosto cita un funzionario pakistano che afferma: "E' impossibile rispettare i criteri del FMI alle circostanze attuali. Le perdite causate dall'alluvione sono enormi e non siamo in grado di far fronte agli obiettivi stabiliti in aree quali il deficit, la riduzione dell'inflazione o anche la crescita economica.


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