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Risposta ad un lettore su Barack Obama e Hillary Clinton

11 novembre 2010 (MoviSol) - Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un lettore sulla caduta di Barack Obama e sul ruolo di Hillary Clinton.

Segue la nostra risposta.

Oggetto: Una domanda su Obama e Hillary Clinton

Salve

Egregi signori, visto che Obama ha subito una sonora sconfitta volevo chiedervi se corrisponde al vero che il vostro maggiore desiderio è quello di sostituire Obama con Hillary Clinton? Tutti i nostri e vostri problemi sarebbero nelle mani della moglie dell'ex presidente Clinton, cioè quello che fece bombardare la Serbia? Ma veramente avete detto ciò su radiopadania? allora non ci siamo proprio capiti..distinti saluti

LA NOSTRA RISPOSTA

Caro lettore,

Quello che ho detto durante l'intervista a Radio Padania sulle elezioni americane di metà mandato è che c'è un gruppo, sempre più consistente, di leader democratici che preferirebbe la candidatura di Hillary Clinton nel 2012, ad un secondo mandato di Obama, visto come sta andando il primo.

Le motivazioni vengono spiegate da una fonte interna alla Casa Bianca, sul sito newsflavor.com, e nel cosiddetto "Rapporto Ulsterman": Obama è da mesi sempre più assente mentalmente, appare assente alle riunioni, anche quelle cruciali, come quella del National Security Council in cui si discuteva di Afghanistan ed ha fatto una veloce comparsa ridacchiando con un assistente, per poi assentarsi dopo dieci minuti. Sono mesi che alcuni collaboratori stretti, e leader democratici impegnati nella campagna elettorale, cercano di fargli capire che manca di "empatia" per le sofferenze della popolazione americana, colpita dalla peggiore crisi economica dagli anni Trenta, e molti di loro hanno dovuto prendere le distanze dalla politica di Obama durante la campagna elettorale. La sua popolarità è molto bassa, e la cocente sconfitta dei democratici, che hanno perso la maggioranza alla Camera, conferma pienamente i timori che aveva espresso LaRouche fin dai primi giorni del suo mandato: che Obama soffra di una sindrome narcisistica che gli impedisce di vedere la realtà.

Perfino da noi comincia a scemare la Obamamania, perché più alte sono le aspettative, più cocente è la delusione: gli italiani (così come gli americani, e il mondo intero) si aspettavano da Obama il "cambiamento" promesso durante la campagna elettorale. E invece hanno visto prevalere la stessa politica di Bush in economia (aiuti a Wall Street, nessun aiuto o aiuti minimi a chi perde il lavoro e la casa, anche il programma di mitigazione dei pignoramenti aiuterà 500.000 senzatetto rispetto ai quasi 4 milioni di americani che hanno perso la casa per via della speculazione sui mutui subprime e della speculazione finanziaria in generale), così come non è cambiata per niente la politica sull'Afghanistan, anzi.

La differenza fondamentale tra Obama ed Hillary Clinton (ed anche tra il vicepresidente Biden, che subentrerà se effettivamente verrà invocato il 25esimo emendamento della Costituzione americana che prevede la rimozione di un presidente se è infermo mentalmente) è che Biden ed Hillary Clinton sono sani di mente, ed hanno una maggiore esperienza politica ed internazionale di Obama (derivante anche da errori quali la guerra in Serbia a cui si riferisce). Hillary Clinton si è pronunciata a favore della cooperazione con la Russia nello sconfiggere il traffico di oppio di Afghanistan, che finanzia il terrorismo.

LaRouche aveva più volte indicato questa, ed un accordo internazionale tra le parti, come unica via di uscita da una guerra altrimenti persa in partenza. Le consiglio di riascoltare la webcast di LaRouche il 6 novembre, perché spiega i retroscena storici della battaglia tra il Sistema Americano di Economia politica e l'impero britannico. Tali retroscena storici spiegano la battaglia attualmente in corso tra l'ala rooseveltiana nel partito, guidata da LaRouche, e l'ala "britannica", dominato dal gruppo Inter-Alpha che controlla il 75% del sistema bancario mondiale, e che fa capo a Rothschild, rappresentata da Obama e dalla sua guardia pretoriana alla Casa Bianca.

Non a caso Obama ha tentato recentemente di riscrivere la storia degli anni Trenta, sostenendo che Roosevelt aspettò l’aggravarsi della crisi prima di intervenire, mentre tutti sanno che intervenne in modo decisivo nei primi 100 giorni del suo mandato.

Sentirà anche la domanda a LaRouche di un parlamentare democratico che sconfessa Obama su un altro punto: non è vero che è colpa del Congresso se le cose continuano ad andare male, è colpa del Presidente, in quanto negli Stati Uniti c'è un sistema presidenziale e non un sistema parlamentare all'europea, per intenderci. Obama non è un "Premier" ma un Presidente che, avrebbe potuto utilizzare i primi 100 giorni del suo mandato cambiando veramente le cose, come fece Roosevelt, indicendo una settimana di vacanza bancaria per mettere fine alla speculazione. Come Roosevelt, avrebbe potuto mettere al lavoro il Congresso su una serie di leggi di rilancio dell'economia reale, tra cui proprio quella legge Glass-Steagall di cui LaRouche, e numerosi democratici ed anche qualche repubblicano, chiedono oggi il ripristino.

Liliana Gorini
Presidente del Movimento Solidarietà


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