Mappa del sito

Newsletter

Il CD di Solidarietà

© Copyright

Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà
MoviSol.org
Movimento Internazionale per i diritti civili – Solidarietà

   

La neve svela che il re è nudo...
e gli fa un gran freddo!

29 dicembre 2010 (MoviSol) - Le precipitazioni nevose che si stanno verificando un po' in tutta Europa, ripetono quanto già verificatosi in modo evidente negli inverni 2007/2008 e 2009/2010. Non deve sorprendere, perché in realtà il micro-ciclo del riscaldamento globale avutosi nel periodo 1975-98 (+0,6°) si è naturalmente e regolarmente esaurito all'interno dei sovra-cicli freddi, per influenza dei cicli astronomici. Così a dispetto della apocalittica campagna contro-culturale hollywoodiana, propinata persino nelle scuole, e funzionale a gestire interessi geo-politici, anche l'evidenza dei sensi si allinea alla vera scienza.

Tuttavia la neve di questi giorni ci svela anche – se non fosse già abbastanza evidente – lo stato di collasso dell'attuale modello economico liberista e monetarista della globalizzazione. Capace di alimentare salvataggi finanziari per quadrilioni di dollari, attraverso forme di garanzia statale, questo modello rende le autorità pubbliche incapaci di rispondere adeguatamente anche alle prevedibili e previste nevi cittadine. A parte i casi più eclatanti di vera e propria disorganizzazione amministrativa (come nel caso di Firenze, dove un'intera città è stata – per la gioia degli ambientalisti – pedonalizzata da Madre Terra Gaia, e i cittadini sono stati costretti ad incamminarsi a piedi anche per decine di chilometri verso le loro case, abbandonando le auto ai bordi delle strade), nell'intero Primo mondo si registrano difficoltà di risposta amministrativa, dovuti in primo luogo all'assenza di fondi. Se il processo di progressivo indebitamento delle pubbliche amministrazioni è in atto oramai da decenni, avviato dalla trasformazione delle economie da industriali a terziarizzate, l'accelerazione della crisi finanziaria globale del 2008 ha "improvvisamente" privato le casse pubbliche delle risorse necessarie per assolvere a quelle spese che seppur eccezionali, rientrano comunque nell'ordinaria amministrazione della cosa pubblica. E nella tendenza finanziarista rientra purtroppo anche l'immorale ed incosciente gioco d'azzardo a cui si sono abbandonati gli amministratori pubblici attraverso l'esposizione in finanza derivata, dove si sono registrate perdite nell'80% dei contratti conclusi [*]. Così, manca il sale da spargere sulle strade, mancano le catene da neve per i mezzi pubblici e di soccorso, manca il personale di riserva per assolvere ai casi eccezionali, ma ancor più manca il complessivo sviluppo della piattaforma economica (infrastrutture, organizzazione delle dinamiche della civitas), non più funzionale a rispondere alle esigenze di sviluppo delle popolazioni.

All'interno della logica del just in time, dei progressivi tagli alla spesa privata e pubblica (inevitabile in un modello economico che privilegia gli interessi finanziari e non quelli produttivi), delle liberalizzazioni e delle privatizzazioni, l'intero (dis)ordine finanziario e monetario a cambi fluttuanti sovrasta le economie nazionali, impedendo l'avvio di nuove fasi di sviluppo dell'economia fisica.

In questo contesto, l'Eurosistema gioca un ruolo perverso e storicamente infondato: esso pretende l'avvio di una nuova fase di sviluppo, imponendo ai Paesi membri medesime politiche monetarie nonostante realtà fisico-economiche profondamente diverse: cos'hanno a che fare Germania e Francia con il Portogallo e la Grecia? Così, nel tentativo di omogeneizzare realtà finanziarie eterogenee, il "Patto di stabilità" impone una controproducente azione sul livello dei bilanci statali, di modo da creare una proporzionalità tra prodotto interno lordo nazionale e posizioni debitorie; conseguentemente le economie più deboli, che per rafforzare l'economia reale avrebbero bisogno di maggiori interventi ad alta intensità di capitale e tecnologia (dunque di aumentare la spesa e non di contrarla), sono invece quelle che si impoveriscono con un maggior tasso di accelerazione. Infatti oggi, dopo circa 18 anni di vita del "Patto di stabilità", i Paesi membri dell'UE, si ritrovano i parametri a livelli uguali o superiori rispetto a quelli con cui avviarono la loro esperienza "risanatrice" e di "sviluppo" e con l'aggravio del tessuto dell'economia reale profondamente impoverito (contrazione del welfare, perdita di cespiti produttivi, vetustà delle infrastrutture).

Così, il re è nudo, la neve ce lo ribadisce, la gente lo capisce sempre più, ma resta in attesa che la classe politica dirigente si organizzi e faccia qualcosa per rivestirlo.

Ricordiamo la nostra ricetta, la ricetta larouchiana: 1) una riorganizzazione fallimentare ordinata dell'intero sistema finanziario internazionale; 2) un nuovo ordine monetario a cambi fissi; 3) il lancio di linee di credito garantite dagli Stati, a basso tasso d'interesse ed a lunga scadenza per finanziare 4) progetti infrastrutturali ad alto impatto tecnologico in tutto il pianeta, che fungano da volano per rilanciare l'intero sistema economico. In una parola vi è la necessità di riadottare l'autentico "Sistema americano di economia politica", così come fu magistralmente interpretato da Franklin Delano Roosevelt.

Claudio Giudici
Movimento Internazionale per i Diritti Civili – Solidarietà

[*] - Vedi, ad esempio: "Sicurezza nazionale e supporto agli Enti locali - Intelligence economico-finanziaria contro il ‘virus’ dei derivati", Gnosis, 3/2010.


[inizio pagina]