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"Ausmerzen": mai più l'eutanasia!

1 febbraio 2011 (MoviSol) - Nella settimana dal 24 al 30 gennaio, il pubblico italiano ha potuto assistere alla trasmissione televisiva e alla replica dello spettacolo "Ausmerzen", di Marco Paolini.

Lo spettacolo tratta della famigerata Aktion T4, ovvero la politica di eutanasia contro le cosiddette "bocche inutili da sfamare", messa in atto a partire dal 1939 dalla Germania nazista e che è stata all'origine della "soluzione finale", ovvero dei campi di sterminio di massa e che Lyndon LaRouche ha da tempo stigmatizzato come la cifra dietro alla riforma sanitaria di Obama, che prevede "consulenze di fine vita" per ridurre la spesa sanitaria negli ultimi 3 anni di vita di anziani e malati gravi, e tagli drastici a diagnostiche e terapie costose.

Lo spettacolo è fatto veramente bene, e Paolini sa condurre con maestria lo spettatore in abissi indicibili di orrore che lo provocano inevitabilmente a pensare.

Una vera opera d'arte, infatti, utilizza le emozioni, non fine a sé stesse, ma come veicolo di pensiero universale; ed è proprio questo il caso di "Ausmerzen" (letteralmente "estirpare", "sterminare"), spettacolo che, documentando le vicende, costringe a prendere atto che atrocità così grandi, come quelle commesse dai nazisti, non sono al di là del tempo, ma che rischiano di essere riproposte sotto l'egida di interventi per la salvaguardia di una generica "dignità della vita".

Ma quello che più agghiaccia lo spettatore è comprendere che il principio motore della Aktion T4, fu quello di risparmiare sulla spesa sanitaria, esattamente quello che spinge oggi l'amministrazione Obama (non citata nello spettacolo, per la verità) a voler far passare in maniera subdola l'idea che ci siano vite che non valga la pena di salvare, perché lo Stato, rovinato dai salvataggi bancari, non potrebbe permetterselo.

Anche altri stati sono spinti a tagliare sulla spesa sanitaria e l'educazione per una diminuita disponibilità di risorse a causa della crisi internazionale (non a caso nello spettacolo si cita la crisi del 1929).

È un piano inclinato quello che condusse allora a considerare prima i bambini malformati, gli invalidi, i malati di mente, poi, di seguito, gli alcolizzati, i delinquenti, gli zingari, i nemici politici, gli ebrei etc. come "vite non degne di essere vissute". Su quel piano inclinato non bisogna nemmeno salire ed è una pia illusione quella di potersi fermare ad un punto determinato.

Quello di Paolini è un modo molto efficace di celebrare la "giornata della memoria": senza scadere in una facile retorica, ricordare certi fatti deve servire a mettere in guardia da ciò che allora partorì al mondo la barbarie nazifascista, ma che oggi rischia di tornare. Non volesse il Cielo che il pubblico si guardasse solamente da coloro che indossano la camicia nera o bruna e salutano col braccio alzato: certe politiche potrebbero tornare in auge (e in varie forme stanno già tornando) magari col volto umano di un governo mondiale dei banchieri, che imponga un'austerità nel nome del rigore di bilancio, esattamente come accadde negli anni Venti dello scorso secolo.

Bravo Paolini.

Aureliano Ferri.


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