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Glass-Steagall subito! Il rapporto Angelides dà ragione a LaRouche


Philip Angelides (fonte: Apollo Alliance,
www.flickr.com/photos/apolloalliance)

8 febbraio 2011 (MoviSol) - Il 27 gennaio 2011 la Commissione di Inchiesta sulla Crisi Finanziaria, creata dal Congresso USA nel 2009 per stabilire le cause del crac finanziario del 2007-2008, ha fatto la storia. Il suo rapporto, noto come Rapporto Angelides dal nome del presidente della Commissione, Philip Angelides, fornisce un resoconto straordinariamente veritiero del processo decennale di deregulation bancaria, "shadow banking" e speculazione in derivati finanziari che ha portato al crac globale. Sottolinea che l'abrogazione della Legge Glass-Steagall nel 1999, dopo che la Federal Reserve aveva adottato in tutti gli anni Novanta misure per indebolirla, è stato un fattore centrale nel provocare il crollo.

Per chi ha seguito Lyndon LaRouche negli ultimi decenni, le conclusioni e la cronologia del rapporto Angelides non sono affatto una sorpresa. In effetti, LaRouche aveva sistematicamente messo in guardia dalle misure che vengono denunciate nel rapporto, proponendo una politica alternativa, che era stata respinta dagli "esperti" finanziari e dalle autorità.

Nel Weekly Report del 2 febbraio alla LPAC-TV, LaRouche nota che "questo è il primo rapporto ufficiale, pubblicato da un ente commissionato dal governo USA, che pubblica la verità generale sulla storia economica recente degli Stati Uniti". Anche se non prescrive la soluzione, lo studio della Commissione Angelides indica gli errori principali che sono stati commessi, ha detto LaRouche, il che è essenziale per uscire dal caos attuale.

Per coloro che continuano a sostenere che il crac fosse imprevedibile, le conclusioni del rapporto affermano inequivocabilmente: "Concludiamo che questa crisi finanziaria poteva essere evitata. La crisi è stata il risultato di azioni e omissioni umane, non di Madre Natura o di modelli computeristici impazziti. I capitani della finanza e del nostro sistema finanziario hanno ignorato gli avvertimenti e non sono stati capaci di mettere in dubbio, comprendere e gestire i rischi in evoluzione di un sistema essenziale per il benessere del pubblico americano. La loro è stata una grave mancanza, non un passo falso… Una crisi di questa grandezza non doveva verificarsi. Per parafrasare Shakespeare, la colpa non sta nelle stelle, ma in noi".

La Commissione FCIC indica correttamente che oltre 30 anni di "deregulation e affidamento all'autoregolamentazione delle istituzioni finanziarie, voluta dall'ex governatore della Federal Reserve Alan Greenspan e da altri, sostenuta dalle amministrazioni successive e dal Congresso e promossa attivamente dalla potente industria finanziaria ad ogni passo, hanno eliminato tutele chiavi, che avrebbero potuto contribuire ad evitare la catastrofe. Questo approccio ha dato il via a falle nella supervisione di alcune aree critiche con migliaia di miliardi di dollari a rischio, come il sistema bancario ombra e i mercati dei derivati OTC (over-the-counter). Inoltre, il governo ha permesso a imprese finanziarie di scegliere gli enti di vigilanza preferiti in quella che è diventata una corsa al supervisore più debole".

Il rapporto è devastante per la Federal Reserve ed altri enti di vigilanza, agenzie di rating del credito e gli stessi istituti finanziari. In effetti, la corruzione era pervasiva in tutto il sistema. Esso elenca ad esempio le cifre folli spese in bustarelle e denaro per le lobby di Wall Street che andavano a Washington per assicurarsi che venisse abrogata la legge Glass-Steagall, sostenendo che gli enti di vigilanza "non avevano la volontà politica" di scrutinare e corresponsabilizzare gli istituti che erano tenuti a vigilare, e riporta che l'industria finanziaria ha speso almeno 2,7 miliardi di dollari per il lobbying tra il 1999 ed il 2008, oltre al miliardo di dollari in contributi per la campagna elettorale provenienti da esponenti legati a Wall Street. Il rapporto nota anche quanto abbia sofferto l'economia reale a causa della crescita a dismisura del settore finanziario.

La conclusione dell'introduzione è un grido di battaglia implicito: più di due anni dopo l'intervento senza precedenti del governo federale sui mercati finanziari "il nostro sistema finanziario è, per molti aspetti, ancora immutato rispetto a quello che esisteva alla vigilia della crisi. In effetti, sulla scia della crisi, il settore finanziario USA è ancor più concentrato e nelle mani di pochi grandi istituti sistemicamente significativi".

"Anche se non ci è stato chiesto di fare delle raccomandazioni su quale politica adottare, lo scopo del nostro rapporto è quello di dare un resoconto su ciò che è accaduto per poter decidere un nuovo corso… sarebbe la più grande tragedia se accettassimo il ritornello che non era possibile prevedere la crisi e quindi non sarebbe stato possibile far niente. Se accettiamo questa nozione, la crisi si ripeterà".


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