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Derivati: banche in tribunale anche in Germania e Francia

19 febbraio 2011 (MoviSol) - Esattamente come in Italia, centinaia di PMI e amministrazioni locali in Germania hanno acquistato prodotti derivati dalle banche e ora si trovano a fronteggiare ingenti perdite per contratti a dir poco non trasparenti. E come in Italia, le vittime hanno fatto ricorso ai tribunali. L'8 febbraio a Karlsruhe si è aperto il processo di ultima istanza di un caso che potrebbe aprire la porta a migliaia di ricorsi. L'impresa di prodotti cartacei Ille aveva intentato causa alla più grande banca tedesca per uno swap sui tassi d'interesse tipico di centinaia di swaps simili venduti dalla Deutsche Bank alle PMI e alle amministrazioni locali. I responsabili dell'impresa sostengono che la banca non li informò adeguatamente dei rischi collegati allo swap, venduto nel 2005, sul quale la Ille sta perdendo oltre mezzo milione. Nei primi due gradi di giudizio, Ille aveva perso.

Alla prima udienza a Karlsruhe invece le cose si sono ribaltate. La Deutsche Bank è in palese conflitto d'interesse, essendo parte del contratto sia come consulente che come venditore. Il presidente della corte, Ulrich Wiechers, ha espresso favore verso la parte lesa, dichiarando che "quando è consulente in materia finanziaria, la banca deve salvaguardare esclusivamente gli interessi del cliente".

Quando la Ille ha presentato un documento interno della banca che prova che i consulenti avevano il mandato di far sì che le potenziali perdite avvenissero esclusivamente per il cliente, la banca ha fatto sfoggio di un'arroganza e di un'energia criminale senza limiti, ricorrendo al ricatto. "Se la corte intende veramente costringere le banche a dichiarare i veri guadagni incorporati in uno swap", ha dichiarato l'avvocato Reiner Hall dello studio legale britannico Freshfields, "ciò scuoterebbe l'intero mercato, perché costringerebbe le banche a rivelare i profitti. Una sentenza del genere potrebbe persino provocare una nuova crisi finanziaria" che costerebbe all'industria finanziaria "miliardi di euro".

A quel punto, la corte ha sospeso l'udienza e si è ritirata in consiglio fissando la prossima udienza per il 22 marzo. Finora, il bilancio delle sentenze nei tribunali tedeschi in casi simili è a favore delle banche, ma gli ultimi due processi a Monaco e Stoccarda hanno invertito la tendenza. Se la Corte di Karlsruhe sentenzierà a favore della parte lesa, ciò aprirà la strada a molte altre cause.

In Francia, dove le amministrazioni locali, gli istituti case popolari e persino gli ospedali sono diventati dipendenti dai prestiti "tossici", si sta organizzando una vera e propria "guerra alle banche". Nel Dipartimento di Sein Saint-Denis, al confine con Parigi, il capo del Consiglio Generale Claude Bartolone ha scoperto, non appena insediatosi nel 2008, che il 93% del debito del dipartimento era a tassi di interesse variabili. Su un totale di 950 milioni di debito, il 72% è tossico, il che significa che l'amministrazione deve pagare una cifra extra di 28 milioni all'anno.

Bartolone ha spiegato: "Ho un prestito di 10 milioni contratto con la banca tedesco-irlandese Depfa, il cui interesse è definito dalla parità tra l'euro e il franco svizzero. Inizialmente il tasso era dell'1.47%, ma attualmente è al 24,2%, e genera un costo aggiuntivo di 1,5 milioni di euro, quasi il costo di un asilo-nido!".

Il 9 febbraio Bartolone ha annunciato che il dipartimento farà causa a tre banche: Depfa, Calyon e la franco-belga Dexia, che l'hanno costretto a contrarre prestiti "tossici" e si sono rifiutate di rinegoziare i termini. "La maggior parte di esse ci hanno trattati con disprezzo (…) Abbiamo cercato di essere diplomatici ma non abbiamo ottenuto risultati. Da ora in poi siamo in guerra." Bartolone ha richiesto il "puro e semplice annullamento dei prestiti tossici", aggiungendo: "Ripagheremo il capitale, e cioè i soldi che ci hanno prestato, ma chiederemo alle banche di restituirci gli interessi illegittimi che paghiamo da quando firmammo il contratto". Altre grandi città come Lille e Saint-Etienne, si trovano in situazioni simili e Bartolone ha formato un gruppo di lavoro all'Assemblea Nazionale.


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